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N1 - 2025

ArgomenTi

Autori: Redazione SIC
Data: 09 settembre 2025

Un trampolino per chi arriva nel nostro Cantone

Il Centro cantonale polivalente di Camorino accoglierà a ottobre 2025 i primi ospiti

Il cantiere, avviato nel 2023, si concluderà a fine settembre 2025 e una giornata di porte aperte per la popolazione è prevista proprio nel pomeriggio di sabato 27 settembre, pochi giorni prima dell’apertura ufficiale ai primi ospiti.

Nel frattempo, a fine maggio, il nuovo Centro cantonale polivalente di Camorino è già stato presentato alla popolazione, in occasione di una frequentata serata pubblica. Abbiamo colto l’occasione per discuterne con Federico Chiesa, che è responsabile del progetto per la Sezione del militare e della protezione della popolazione (Dipartimento delle istituzioni).

Federico Chiesa, ripercorriamo le ragioni che hanno portato il Consiglio di Stato a decidere di creare il Centro cantonale polivalente.

«Dopo la fase degli arrivi di massa che aveva toccato l’Europa fra il 2015 e il 2016, il Consiglio di Stato ha iniziato a ragionare sull’idea di un centro di grandi dimensioni, che permettesse di accogliere i migranti attribuiti al nostro Cantone, dopo il loro primo passaggio dai Centri federali».

Si tratterà del primo centro di accoglienza per rifugiati gestito direttamente dall’Amministrazione cantonale?

«Esattamente. La sua attività sarà complementare a quella della struttura di Cadro gestita dalla Croce Rossa, che si occupa dei rifugiati minorenni non accompagnati, e ad altre piccole strutture sparse sul territorio cantonale, anch’esse gestite dalla Croce Rossa. La sua creazione è sicuramente un atto di responsabilità da parte del Governo, che con questo passo dimostra la forte volontà di farsi carico direttamente della gestione delle persone migranti».

Che caratteristiche deve avere una struttura di questo tipo?

«Il Centro cantonale polivalente sarà il primo luogo di residenza per persone che sono destinate a risiedere in Ticino. Lo abbiamo quindi progettato pensandolo come un trampolino verso la vita nella nostra società. L’obiettivo è che al suo interno tutti trovino la stabilità personale e familiare della quale hanno bisogno, ma vogliamo anche che siano invogliati a uscire a confrontarsi con la realtà locale. L’integrazione comincia scoprendo e vivendo il territorio, trovando un ritmo di vita e la propria indipendenza nelle piccole faccende quotidiane».

Vi siete fatti ispirare dalle esperienze maturate in altre regioni della Svizzera?

«Nel 2024 abbiamo visitato sei Cantoni per farci un’idea più precisa della vita quotidiana nei luoghi di accoglienza per migranti. È stato un percorso molto utile, che ci ha aiutati a ricalibrare il progetto di Camorino, evitando alcune spese e investendo altrove, ottimizzando quindi sia alcuni aspetti strutturali sia alcuni gestionali».

Come avete tradotto in pratica i vostri intenti, dal punto di vista progettuale?

«Abbiamo lavorato con in mente l’idea di un’architettura flessibile, che in futuro – se i flussi migratori dovessero ridursi nettamente – si presti a una riconversione. L’edificio si sviluppa in tre blocchi di tre piani e può ospitare circa 170 persone con alloggi adatti a famiglie, individuali singoli e persone con difficoltà motorie. Va infine aggiunto che due appartamenti saranno tenuti a disposizione per esigenze di protezione della popolazione e potranno ospitare, ad esempio, persone evacuate a causa pericoli naturali, o che hanno dovuto lasciare la loro casa per problemi di violenza domestica».

Chi saranno gli ospiti accolti a Camorino?

«Il Centro cantonale polivalente accoglierà di principio persone con tre diversi tipi di permessi. Ci saranno rifugiati che hanno già avuto una risposta positiva dalla Segreteria di stato della migrazione (SEM) e altri che, pur avendo ricevuto una risposta negativa, hanno il diritto di rimanere in Svizzera perché un rimpatrio nel loro paese d’origine non sarebbe possibile - ad esempio, perché c'è un conflitto ancora in corso. Infine, il centro accoglierà anche chi ha una domanda ancora pendente presso la SEM, a causa della complessità della sua situazione. A Camorino, per contro, non arriveranno richiedenti asilo per i quali è stata decisa la non entrata in materia. Per quanto riguarda la provenienza geografica, ci aspettiamo principalmente cittadini provenienti dalla Turchia, dall’Afghanistan e dall'Eritrea, a dipendenza dell’evoluzione dei flussi migratori».

Cosa vi aspettate, per quanto riguarda gli afflussi?

«I primi arrivi sono previsti dal mese di ottobre e prevediamo un’occupazione finale dell’80/85% circa: la permanenza media dovrebbe attestarsi fra i 9 e i 12 mesi. Molto dipenderà dalla storia personale e dalla formazione di ogni ospite, ma anche dalla pressione migratoria – nel caso di un aumento massiccio degli arrivi, potrebbe essere necessario accelerare il passaggio alla fase successiva, che è il trasloco verso una soluzione abitativa indipendente».

Cosa potete dire sul tema della sicurezza?

«È importante tenere a mente che il Centro è aperto e che, come già detto, l’obiettivo è incitare le persone a uscire e iniziare a conoscere il territorio dove vivranno i prossimi anni della loro vita. Ecco perché un servizio di sicurezza ci sarà, ma adattato allo spirito del luogo: il personale sarà in abiti civili e il centro della sua attività, in caso di conflitti, sarà la mediazione. Stiamo inoltre lavorando per assicurare dei contatti adeguati ai bisogni religiosi dei diversi gruppi che saranno ospitati dal Centro».

Quali sono le reazioni che avete raccolto, fin qui, fra la popolazione?

«La serata pubblica organizzata nel mese di giugno è stata molto positiva. In generale è possibile affermare che la popolazione di Camorino, a parte alcune voci critiche, non ha pregiudizi verso i migranti, al contrario: ci ha stupito positivamente l’entusiasmo dimostrato dall’istituto scolastico, che ha espresso una sincera volontà di collaborare a una nuova soluzione per l’integrazione dei giovanissimi che saranno ospitati dal Centro cantonale polivalente. Anche le associazioni del Bellinzonese attive nel sostegno ai migranti ci hanno già comunicato il loro gradimento per il progetto e la volontà di collaborare con la nostra realtà».

Detto dell’inserimento scolastico, cosa avete in programma per quanto riguarda l’integrazione professionale degli adulti?

«Secondo le strategie della Confederazione, l’idea è di costruire – per quanto possibile – un percorso su misura per ogni migrante, in base alle esigenze e al profilo della persona. Di questo accompagnamento si occupa la Croce Rossa, ma si tratta sempre di un lavoro “a quattro mani” – che comprende offerte formative, stage sul posto di lavoro e anche incarichi temporanei in collaborazione con Comuni e Patriziati, o magari all’interno del centro stesso. Siamo convinti che per chi vive un’esperienza traumatica come quella della migrazione, avere un’occupazione sia un elemento centrale per ritrovare il benessere e un senso nella vita».

Per finire… cosa può dirci a proposito del famoso «bunker», che ha suscitato tante polemiche negli scorsi anni?

«A partire dal 2027, l’idea è di ristrutturarlo completamente affinché sia agibile nel caso di una crisi acuta. Si tratterà di certo di un investimento importante, per cui abbiamo deciso di dare la priorità ad altri interventi– a cominciare dalla sistemazione dell’area esterna del Centro, dove saranno creati, una volta che l'edificio sarà operativo, un parco giochi e una palestra all’aperto».

Contatti

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