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N1 - 2018

prospettiva

Autori: Redazione DT
Data: 15 gennaio 2018

Una carriera nel nome del territorio

Intervista a Moreno Celio, capo della Divisione dell'ambiente ormai prossimo alla pensione

Da ventinove anni al Dipartimento del territorio (DT): dapprima come responsabile dell’Ufficio sicurezza e prevenzione ambientale della Sezione della protezione dell’aria e dell’acqua, poi alla testa della Sezione dello sviluppo territoriale, e dal 2011, capo della Divisione dell’ambiente. Moreno Celio, in questa breve serie di botta e risposta, ripercorre un’avventura professionale che a metà febbraio arriverà in “zona Cesarini”. Dopodiché… libertà assoluta, perché il coordinatore del DT, Classe 1957, ha già stilato un nuovo e ricco “mansionario”.

Iniziamo con l’entrata nell’Amministrazione cantonale…

Terminati liceo e Politecnico ho trascorso alcuni anni a Zurigo e all’estero. Al mio rientro in Ticino –e quindi nell’allora Dipartimento dell’ambiente (aprile 1989) – mi sono confrontato con una realtà fatta di problemi, spesso percepiti come urgenti, e comunque complessi: la protezione dell’ambiente, il risanamento dell’aria, i problemi di mobilità, temi che già allora destavano preoccupazione e chiedevano di essere affrontati.

Diploma e dottorato in Fisica: quanto hanno inciso sul suo percorso lavorativo?

Di norma un approccio scientifico impone oggettività e valutazione (per quanto possibile) analitica di un problema. Ciò per raccogliere i dati e le informazioni a disposizione, evitando di inoltrarsi in trattative rischiose e, soprattutto, di prendere decisioni sbagliate. In diversi ambiti legati al nostro lavoro non si può improvvisare o semplicemente seguire il proprio intuito. È invece fondamentale potersi avvalere di persone che, per le loro competenze professionali e le loro qualità personali, ci consentono di estendere le nostre conoscenze. In questo caso, approccio scientifico o meno, un gioco di squadra è d’obbligo, meglio ancora se rafforzato dal rispetto e dal riconoscimento del valore di ogni singolo “giocatore”. E proprio il rispetto per gli altri - gli interlocutori che man mano ho incontrato in questi anni – mi ha permesso d’immedesimarmi o di condividere situazioni e ambiti diversi dal mio. Oltre al rispetto, occorre una buona dose d’umiltà, con la consapevolezza di non avere la verità in tasca e la capacità d’assumersi sempre la responsabilità per ogni decisione o intervento. In definitiva l’obiettivo rimane quello di fare le cose nel modo migliore possibile, mettendo a disposizione le proprie conoscenze senza imporre nulla dall’alto, nel rispetto del ruolo che ci è stato assegnato.

Soddisfazioni professionali

Aver contribuito, assieme ad altri, alla risoluzione di diversi dossier, molti dei quali annosi. Ricordando che la risoluzione di problemi ambientali e territoriali richiede spesso tempi lunghi, va senz’altro citato il faticoso iter legato allo smaltimento dei rifiuti in Ticino: un problema nato agli inizi degli anni 80’ e trascinatosi per più di vent’anni, tra oggettive difficoltà tecniche e lotte politiche, in un clima caratterizzato da una forte pressione mediatica. È stato un lavoro davvero impegnativo, costruito gradualmente, a tappe, e risolto grazie al lavoro comune di diversi attori pubblici e privati: dalla soluzione transitoria (decennale) del trasporto dei rifiuti oltre San Gottardo, alla costruzione dell’Impianto cantonale di termovalorizzazione (ICTR) a Giubiasco.

Un'altra gratificazione è giunta dalla revisione del Piano direttore cantonale, fondamentale per lo sviluppo territoriale futuro del nostro Cantone. Altro dossier: i rustici. Il Ticino, per motivi diversi, al momento dell’adozione della Legge federale sulla pianificazione del territorio contava alcune migliaia di edifici (in precedenza agricoli) situati fuori dalle zone edificabili, gran parte dei quali potenzialmente trasformabili in abitazioni secondarie. Dopo una lunga e impegnativa trattativa con la Confederazione, partendo dal concetto di valorizzazione del nostro paesaggio, si è riusciti a creare le premesse affinché una buona parte di questi edifici potessero venir riattati. Anche in questo caso il lavoro di squadra è stato fondamentale, come pure per un altro dossier al quale sono particolarmente legato, e che non è ancora concluso, quello del risanamento dei corsi d’acqua soggetti a prelievo (in particolare Maggia, Brenno e Ticino). Un dossier incentrato sui cosiddetti deflussi minimi, di cui si discute in Ticino da decenni, in pratica da quando sono state rilasciate le maggiori concessioni per lo sfruttamento idroelettrico delle nostre acque; se si riuscisse a giungere a breve a una decisione di principio sul loro risanamento, per me sarebbe una soddisfazione particolare.

Pregi e difetti di un Capo Divisione Ambiente

Il pregio credo sia la pazienza… innata! In effetti, considerato che non sono un impulsivo, non mi costa grande fatica attendere – con tranquillità – il momento più opportuno per ottenere quanto auspicato. Seguo quindi il motto: meglio un risultato domani che una testata contro il muro adesso. Il difetto, forse, è la fatica a delegare un compito… con il tempo ho però imparato a stemperare questo atteggiamento: se all’inizio trattavo alcuni dossier in prima persona (per responsabilità o perché ritenevo di essere in grado di farlo bene e rapidamente), oggi sono invece affiancato da collaboratori preziosi, che mi consentono di attribuire le dovute priorità e di verificare che il lavoro venga svolto correttamente e nei tempi concordati.

Sogni nel cassetto

Da bambino sognavo che l’Ambrì vincesse un campionato di hockey! Poi a sessant’anni ho capito che per questo ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma continuo a crederci!

Oggi invece sogno di poter vivere in un Cantone meno litigioso, più positivo e forse più attento alle cose ben fatte rispetto a quelle che non funzionano. In questi ultimi anni ho assistito a una ricerca spesso ossessiva, quasi una caccia alle streghe, limitata agli aspetti negativi di ogni settore della realtà, sia amministrativa sia personale. I problemi esistono – nessuno lo nega – ma spesso ci si sofferma (gridando) sulle critiche piuttosto che sui risultati, dimenticando che viviamo in un territorio splendido e che beneficiamo di una qualità di vita invidiabile. Un sogno che invece mi accompagna da sempre è quello di vivere in armonia con chi mi sta attorno, facendo qualcosa di utile e riuscire a raggiungere determinati obiettivi, senza mai prendermi troppo sul serio.

Superata la “zona Cesarini”, da metà febbraio che si fa?

Potrò finalmente dar sfogo alle mie passioni: lettura, musica (iniziando a suonare il pianoforte), viaggi e… montagna! Sinora, causa l’impegno lavorativo, ho dovuto dosare o mettere in secondo piano momenti e valori fondamentali. Ora, come per tutte le persone che, come me, stanno per aprire una nuova pagina della loro vita, intendo apprezzare e vivere ogni momento come un privilegio che si raggiunge solo con gli anni. E questa nuova pagina, ovviamente, intendo scriverla con la mia famiglia, arricchita negli ultimi mesi anche da uno splendido nipotino.