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N1 - 2025

ArgomenTi

La prima volta delle donne ticinesi alle urne

Mauro Stanga ha ricostruito per l'Ufficio di statistica gli avvenimenti del maggio 1970 in una ricerca ricca di curiosità

Autori: Oliver Broggini
Autori foto: Archivio
Data: 14 luglio 2025

Dal 29 al 31 maggio 1970, le donne ticinesi poterono per la prima volta esercitare il loro diritto di voto a livello cantonale, esprimendosi su una serie di modifiche costituzionali. L’anniversario di quell’evento storico, per la nostra democrazia diretta, ha offerto all’Ufficio cantonale di statistica lo spunto per proporre, sulla sua rivista Extra Dati, un approfondimento dedicato al comportamento alle urne delle elettrici – quelle di ieri e quelle di oggi.

Abbiamo chiacchierato con Mauro Stanga: collaboratore scientifico dell'Ufficio di statistica, autore della ricerca «La partecipazione al voto delle donne in Ticino – 55 dopo la prima volta, a che punto siamo?» e protagonista di un reel pubblicato sul nostro profilo Instagram @cantone_ticino.

Mauro Stanga, come è nata l’idea del dossier?

«Mi sono reso conto che il 55. anniversario della votazione del maggio 1970 si stava avvicinando, e che cinque anni fa non era stato fatto nulla per commemorare questo allargamento dei diritti politici, che vide il Ticino muoversi in anticipo rispetto al resto della Svizzera». 

Ha così dato avvio alle sue ricerche…

«…e ho subito fatto una scoperta dal notevole valore simbolico. Solo una settimana più tardi di avere partecipato a quella votazione cantonale, all’inizio del giugno 1970, le donne ticinesi non poterono esprimere la loro preferenza a livello federale su una proposta davvero epocale: la celebre “iniziativa Schwarzenbach”, che puntava a limitare l’immigrazione in Svizzera. C'è una signora, intervistata dall'allora TSI in un servizio intitolato "La prima volta alle urne" e disponibile online, che al minuto 3.05 rimarca proprio questo: il dispiacere per non poter votare un'iniziativa così importante per il nostro Paese.».

Parlando di come il Ticino arrivò a introdurre il voto femminile, il suo articolo ricorda un evento sicuramente curioso: la “votazione dimostrativa” delle donne organizzata a Lugano nel 1957.

«Con una partecipazione di ben 2.600 votanti, la votazione fu un successo e l’eco fu grande sui media dell’epoca – dando ragione a chi ebbe l’idea di promuoverla, ossia le sezioni femminili dei tre grandi partiti e altre organizzazioni, come quella delle maestre. Oggi possiamo sicuramente leggere quell’evento come uno dei segni che il nostro Cantone stava maturando una sensibilità propria, in anticipo sul resto del Paese. Il fondo Vicari dell’archivio comunale della Città di Lugano e il patrimonio custodito dal Sistema bibliotecario cantonale sono stati di grande aiuto per raccontare questa storia».

Da quell’esperimento al 1970 passarono ancora parecchi anni, prima che il voto alle donne ticinesi diventasse realtà.

«I dati, in tal senso, sono rivelatori: la prima votazione popolare svolta in Ticino per l'attribuzione dei diritti politici alle donne risale al 3 novembre 1946 e raccolse solo il 22,8% di sì. Nel 1959 ci fu la prima votazione federale sul tema e il Ticino contò il 37,1% di voti a favore, contro il 33,1% registrato a livello nazionale. Il tasso di approvazione in Ticino superò il 48% nel 1966 e raggiunse il 63% il 19 ottobre 1969. Quando le donne ticinesi ottennero la possibilità di votare e fare politica a livello federale, il 7 febbraio 1971, la percentuale di favorevoli nel nostro Cantone toccò il 75,3%. Fu insomma una progressione continua, che veicolava una tendenza ben precisa».

Pensando al clima di quegli anni, quali differenze saltano immediatamente agli occhi del lettore del XXI secolo?

«Oggi ci sorprende sicuramente la scelta delle parole utilizzate durante le campagne sul voto femminile, in particolare per i toni evocativi, a tratti apocalittici, scelti dal fronte del “no”. Ricordo in particolare il testo di un'inserzione a pagamento trovata su un quotidiano ticinese del 1946: "Elettore ticinese! Vuoi nel tuo Cantone una gioventù rovinata? Vuoi un maggior numero di spostati, di malati di mente? Vuoi rovinare la famiglia ticinese e la tua patria? NO, NO e NO. Vota NO e non obbligare la donna a disertare la casa. La donna è l'anima e il cuore della nazione, se rimane nella famiglia"". È stato quindi molto interessante verificare come, a partire dal 1946, la sensibilità dell’elettorato (maschile) sia via via cambiata, sulla spinta dei partiti che erano tutti a favore dell’allargamento dei diritti politici».

Cosa ci dicono oggi i numeri, in merito alla rappresentanza femminile tra le persone che votano?

«Uno studio svolto in Svizzera sulla base dei dati ottenuti da interviste post elettorali, mostra come alle prime elezioni federali cui hanno preso parte anche le donne – quelle del 1971 – gli uomini avevano votato nella misura del 70%, rispetto al solo 46% fatto segnare dalle donne. A livello cantonale disponiamo dei dati relativi agli ultimi 22 anni e possiamo notare che tra il 2003 e il 2011 gli uomini votavano più delle donne nella misura di 5/6 punti percentuali, ma a partire dal 2015 questa differenza è iniziata a diminuire. A questo punto ci siamo concentrati sul dettaglio delle singole elezioni cantonali dal 2003 al 2023 notando che nelle fasce più giovani le donne votano di più rispetto agli uomini. Dal 2017 al 2015 ciò capitava solo tra i neomaggiorenni, ma nel 2023 questa superiorità femminile era evidente in tutte le fasce di età tra i 18 e i 49 anni».

Alla luce della sua analisi, quali sono le dinamiche possiamo immaginare per il futuro?

«Numericamente le donne sono già più numerose degli uomini, sul totale dei votanti in Ticino. Ora si tratterà di capire se continueranno a esercitare questo diritto in misura crescente: le elezioni cantonali e federali del 2027 ci offriranno indicazioni chiare a questo proposito».

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