Autori: Redazione SIC
Autori foto: Elizabeth La Rosa
Data: 01 settembre 2025
In occasione della ripresa della scuola in Ticino, lunedì primo settembre 2025, il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) ha organizzato la tradizionale conferenza stampa di presentazione dell'anno scolastico. A margine di questo importante appuntamento abbiamo incontrato la Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti – direttrice del DECS – per una chiacchierata su alcuni dei temi forti che contribuiscono a caratterizzare l’annata 2025/2026 del sistema educativo ticinese.
Marina Carobbio Guscetti, uno degli obiettivi attorno ai quali ruota l’attività del suo Dipartimento è l’impegno per la promozione del «benessere» di allieve e allievi.
«Esatto. Il benessere delle allieve e degli allievi è un tema al quale, come Cantone, siamo molto attenti. Si tratta in primis di lavorare a una scuola accessibile e inclusiva, che garantisca a tutte e a tutti pari opportunità, che non escluda nessuno. Negli ultimi anni abbiamo poi intensificato gli sforzi sia sul fronte della prevenzione del disagio, sia su quello della gestione delle singole situazioni, con un notevole investimento da parte delle figure e dei servizi preposti nella scuola e attraverso un rafforzamento della collaborazione con gli attori esterni. Un investimento che va comunque ancora incrementato».
È uno sforzo che, oggi, si scontra con una realtà socio-economica molto diversa da quella del passato.
«Evidentemente siamo consapevoli che esistono situazioni problematiche, c’è un disagio che aumenta anche fra i giovani. Queste fragilità entrano nella scuola, che se ne fa carico ma che non può essere lasciata sola. Ci vuole un impegno di società».
Su chi potete contare in questo sforzo a favore dei giovani?
«In questi ultimi anni stiamo investendo in modo particolare anche sul rafforzamento del lavoro in rete, tra professioniste e professionisti della scuola ed esperte ed esperti esterni. Crediamo nella collaborazione con realtà legate all’ente pubblico, come il Servizio medico psicologico cantonale, i servizi sociali comunali e cantonali o le Autorità regionali di protezione, ma anche con partner esterni che si occupano del mondo giovanile, come Pro Juventute o la Fondazione della Svizzera per l'Aiuto, il Sostegno e e la Protezione dell’Infanzia (ASPI)».

Venendo all’anno scolastico 2025/2026, quali sono i principali temi d’attualità?
«Ci stiamo ad esempio occupando della questione del ricorso da parte di allieve e allievi a lezioni di recupero. Una recente ricerca effettuata dal Centro competenze innovazione e ricerca sui sistemi educativi (CIRSE) ha confermato che in Ticino esiste un elevato ricorso a questo genere di offerta. È necessario un intervento del Cantone per evitare che si venga a creare una scuola a “due velocità”, in cui i buoni risultati siano riservati unicamente a chi può permettersi di pagare per ricevere un sostegno esterno. Stiamo lavorando a un progetto pilota volto a rafforzare l’offerta scolastica stessa».
E per quanto riguarda il fenomeno delle assenze prolungate da scuola?
«La crescita del tasso di assenteismo scolastico, in particolare per periodi prolungati, è un altro fenomeno che deve ricevere risposte urgenti. Abbiamo ad esempio creato un sistema di allerta per fare in modo che le situazioni di fragilità vengano segnalate tempestivamente. Sono svariate le misure in corso. Vogliamo effettuare ulteriori approfondimenti sul fenomeno per adeguare ancor meglio le risposte».
C’è poi il macro-tema della gestione dei dispositivi digitali, che sta facendo discutere un po’ ovunque in Svizzera.
«Anche la scuola è confrontata con l’impatto delle nuove tecnologie ed è chiamata ad affrontare la sfida, anche perché sono le famiglie stesse a chiederci di intervenire. Va ricordato che il Ticino ha avuto un ruolo da precursore in Svizzera, introducendo già alcuni anni or sono il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari personali nella scuola media, misura che oggi è adottata da un numero crescente di Cantoni. Visto che l’età di utilizzo si sta abbassando, al momento è in discussione l’estensione di questa misura alle scuole comunali - gli scambi con l’Associazione dei Comuni ticinesi sono in corso. Si tratta di garantire che gli spazi scolastici restino un luogo di scambi umani, di relazioni interpersonali, di socializzazione. È necessario però al tempo stesso moltiplicare gli sforzi per rafforzare l’educazione all’uso consapevole, sicuro e responsabile delle nuove tecnologie, anche costruendo un patto con le famiglie. La questione travalica l’ambito scolastico, è una questione di salute pubblica».

La sfida, insomma, riguarda la nostra società nel suo insieme.
«Bisogna considerare l’uso consapevole delle tecnologie come un obiettivo educativo, al quale dedicare le opportune proposte formative e campagne di sensibilizzazione, anche perché i dispositivi mobili vengono utilizzati nel tempo che i giovani trascorrono al di fuori della scuola».
Le sembra che nell’opinione pubblica ci sia già una consapevolezza sufficiente del problema?
«Parlando con i genitori mi capita spesso di sentire espressa la necessità di intervenire. Penso che per fare crescere la nostra società, con tutte le sue generazioni, sia necessario che continuino a esistere momenti di incontro e di socializzazione nel mondo reale, liberi dal continuo richiamo della sfera digitale».
Passiamo a qualche domanda legata ai “suoi” primi giorni di scuola. Che ricordi ha del suo primo giorno di scuola da allieva?
«Mi ricordo l'accoglienza da parte della maestra; ci aveva fatto vedere delle figure di animali e di piante e ci chiedeva che cosa fossero. Vorrei associare questo ricordo al grande impegno che ancora oggi le docenti e i docenti dimostrano, non solo per trasmettere il sapere ma anche per accogliere al meglio le allieve e gli allievi».

E invece, da madre, qual è il suo ricordo del primo giorno di scuola dei suoi figli?
«Anche qui ho dei bei ricordi, è sempre stato un momento emozionante per me ma ricordo anche le emozioni di mio figlio e di mia figlia: l'incontro con i compagni, la scoperta di una nuova scuola. Mi fa capire come l'inizio dell'anno scolastico sia anche un momento simbolico. Vale allora la pena, come Dipartimento, cogliere l’occasione per informare la popolazione su cosa si vuole fare per rafforzare la scuola pubblica ticinese e l'educazione in generale».
Sono passati due anni da quando è stata eletta in Consiglio di Stato e questa è la terza volta che inaugura l'anno scolastico in qualità di direttrice del DECS. Che cosa ricorda di quel 2023 e di quel primo giorno di scuola come responsabile dell’educazione in Ticino?
«Quando ho assunto la direzione del DECS ho dovuto tornare a “studiare”. A livello politico, negli anni precedenti, mi ero occupata soprattutto di temi legati alla socialità e alla sanità, quindi ho dovuto innanzitutto approfondire i dossier. Ho visto che ci sono molte questioni aperte, ma ho visto anche il grande impegno che viene investito da tutti e tutte coloro che lavorano nel mondo della scuola. Penso che solo assieme potremo rafforzare la scuola ticinese e rispondere ai cambiamenti della società, impegnandoci e affrontando le sfide esistenti».
Cosa augura agli alunni e alle alunne e a tutto il personale scolastico che inizia oggi la scuola?
«Ci tengo veramente a ringraziare di cuore tutte e tutti coloro che nella scuola lavorano e si impegnano, augurando loro un buon inizio d'anno scolastico. Un augurio che evidentemente rivolgo anche alle allieve e agli allievi e alle loro famiglie, convinta che la scuola è un luogo importantissimo di apprendimento e al tempo stesso di incontro, di scambio e di socializzazione».
