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News extra

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 18 aprile 2018

«Continuerò a dedicare il mio tempo alla Valmaggia»

Intervista a Elio Genazzi, in pensione dopo dodici anni alla guida della Sezione enti locali

A pochi giorni dal suo pensionamento, avvenuto il 1.aprile 2018, abbiamo incontrato l’ex capo della sezione degli Enti locali Elio Genazzi per discutere con lui delle sfide che hanno caratterizzato la sua carriera, nel privato e all’interno dell’Amministrazione cantonale, e per guardare al futuro – con un piglio e una lungimiranza che rimangono invariati.

«Mio padre era impiegato, ma sono sempre cresciuto nella realtà rurale della Valmaggia», ha esordito Genazzi; «Ricordo le estati a fare fieno e i giorni trascorsi sugli alpeggi, esperienze che mi hanno insegnato fin da piccolo le regole della società e l’importanza di gestire con oculatezza il territorio e la cosa pubblica».

Come mai ha deciso di entrare nell’Amministrazione cantonale, dodici anni fa?

«Di formazione sono ingegnere, ma accanto allo studio ho sempre svolto attività pubbliche: a Maggia dapprima in Consiglio comunale e poi come sindaco, in Gran Consiglio, come presidente dell’Associazione Comuni della Valmaggia e dell’Associazione dei Comuni e delle Regioni di montagna Ticinesi, l’allora CoReTi. Queste esperienze sul terreno sono il bagaglio di conoscenza che ho voluto mettere a frutto nell’Amministrazione cantonale durante i miei ultimi anni di lavoro».

Come è cambiata, in questi anni, l’immagine del funzionario pubblico?

«Quella del funzionario pubblico ha sempre rappresentato una posizione lavorativa invidiata, quasi un privilegio. Lo è ancora oggi, ma rispetto al passato richiede una attenzione accresciuta alle esigenze del cittadino. La formazione dei funzionari, inoltre, è oggi di qualità elevatissima e la scrupolosità con la quale la professione viene svolta è la medesima che troviamo nel settore privato. Certo, la differenza principale è che non viene emessa una fattura a un cliente, perciò è cruciale che ogni funzionario sappia stimare la redditività del suo lavoro».

Nel mese in cui lei va in pensione, molti giovani dipendenti muovono i primi passi all’interno dell’Amministrazione cantonale. Qual è il suo augurio nei loro confronti?

«Il mio augurio è che svolgano un’attività che permetta loro non solo di ottenere uno stipendio a fine mese, ma anche di ricavare un buon numero di soddisfazioni. Dovranno sempre ricordare che i loro rischi professionali sono forse inferiori rispetto al settore privato, ma che i loro doveri verso i cittadini sono molto elevati».

Parliamo del suo lavoro per la Sezione degli enti locali. Quali sono state le caratteristiche più importanti per assolvere con successo questo incarico?

«Di sicuro la progettualità. Dovevamo comprendere le esigenze del prossimo futuro e la Sezione si è così trasformata in una fucina di progetti che rispecchiavano un cambiamento di approccio alla politica mai così vistoso negli oltre duecento anni di storia ticinese. Pensiamo alla mobilità: fino agli anni Settanta e Ottanta dello scorso secolo erano rari gli spostamenti da un Comune all’altro, mentre oggi la vita è in continuo mutamento, e rappresenta una sfida continua per ogni cittadino. Fino alla fine degli anni Novanta la politica comunale e cantonale si è adattata poco a questi parametri e alle esigenze del cittadino; abbiamo quindi provato a recuperare questo scarto rielaborando leggi ed elementi di base arrivando, fra l’altro, alle numerose aggregazioni degli ultimi anni».

Qual è il risultato di cui va più fiero?

«Noto che oggi c’è molta più vicinanza tra la società, l’economia privata e l’Amministrazione che, in qualche caso, porta quest’ultima a elaborare risposte quasi immediate a determinati problemi. L’esigenza di essere trasparenti e il confronto a una critica positiva sempre più presente, inoltre, hanno indotto tutti i funzionari a mostrarsi tempestivi nello svolgere i loro compiti».

Quale invece il progetto che, con dispiacere, non ha potuto veder compiersi?

«Il progetto Ticino 2020, che mira a instaurare un nuovo equilibrio tra i tre livelli istituzionali, mantenendo l’efficacia del federalismo. Penso si tratti di una soluzione di grande valore, capace di adattarsi alle esigenze di Cantone e Comuni. Richiederà ovviamente di cambiare le modalità di porsi in relazione, con una nuova suddivisione di competenze e oneri, ma è un progetto che credo valga la pena di essere approfondito. Malgrado le difficoltà di dialogo emerse di recente fra i due livelli istituzionali, sono sicuro che il progetto ritroverà presto il suo giusto percorso».

Quali sono, infine, i progetti a cui si dedicherà adesso?

«Da oggi la mia sfida consiste nel mantenere l’equilibrio tra pensionamento, salute e attività che ancora mi appassionano. Mi dedicherò quindi alla presidenza del Museo regionale di Valmaggia (vd foto con Genazzi primo da sinistra, seduto, NdR), ruolo che mi impegnerà un giorno la settimana, ma rimarrò attivo anche all’interno di una fondazione che si occupa di case anziani. Infine, mi impegnerò per dare una mano a enti pubblici legati, in un modo o nell’altro, alla mia valle».