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News extra

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 21 dicembre 2017

Al ritmo di un sassofono

Andrea Carri, attivo dal 2009 per l’Ufficio di esecuzione, ci racconta come il sassofono e l’attività bandistica hanno cambiato le prospettive della sua vita

Andrea Carri ha 43 anni ed è di Arzo. Avvocato e notaio, lavora per l’Amministrazione cantonale dal 2009 (Ufficio di esecuzione) e oggi è responsabile delle sedi di Mendrisio e Lugano. Ma ancor prima della formazione universitaria, anni prima di entrare nel mondo del lavoro, Andrea Carri ha avviato una carriera che lo accompagna ancora oggi, a quasi trent’anni di distanza: quella musicale, all'interno della banda Musica Aurora Arzo che oggi presiede. “Come capita spesso in questi casi”, ci racconta, “si tratta di una passione familiare che ha coinvolto il bisnonno, il nonno e mio padre. Così a 11 anni ho iniziato a studiare il sassofono e nel 1988, all’età di 14 anni, eccomi esordire nel nostro tradizionale concerto di gala di novembre.

Cosa ricorda di quel giorno?

“Innanzitutto l’uniforme: era la prima che indossavo e quel giorno ne andavo molto fiero. Poi l’emozione di poter condividere il palco con mio padre e mio zio, ma anche il piacere di cercare con gli occhi gli amici, i parenti e mia nonna, che ancora oggi non si perde un concerto. Infine, il momento in cui il maestro mi ha annunciato come esordiente all’interno della banda: indimenticabile”.

In che modo la musica ha caratterizzato la sua gioventù?

“Erano anni molto movimentati. Ancora adolescente ho seguito un ulteriore corso di perfezionamento, prestavo il mio sassofono ad altri tre gruppi ed ero impegnato quattro, cinque sere la settimana tra prove e concerti. In questo modo, approfittando anche di un’iniziativa della Federazione Bandistica Ticinese (FeBaTi) con sede nel Bellinzonese, ho avuto la possibilità di suonare in tutto il Cantone.”

Conclusi gli anni Novanta, il suo strumento ha contribuito a un incontro molto particolare.

“Nei primi anni 2000 desideravo far parte di una guggen e anche per questo motivo avevo acquistato un trombone, che ai tempi suonicchiavo. Così, durante il carnevale estivo di Lugano del 2004, io e il mio gruppo siamo incappati in un’altra guggen dove riconobbi una trombettista che conoscevo di vista, dai tempi della scuola: Chiara, che nel 2008 è diventata mia moglie”.

… e anche l’amore per la musica si è sviluppato.

“Ho seguito un corso di direzione e sono così passato dall’altra parte del podio. Dirigere non è così evidente come si potrebbe pensare e richiede un gran lavoro, soprattutto durante le prove. Questa posizione mi ha avvicinato alle esigenze organizzative della nostra banda, e dal 2014 ne sono diventato presidente”.

Che cosa l’ha sempre affascinata di questo universo, al punto da coinvolgerla a tal punto?

“Credo che la banda sia un unicum, probabilmente l’unico ambiente in cui un 14enne può entrare in contatto con chi ha più di 80 anni, svolgendo lo stesso compito all’interno del gruppo: il primo avrà forse più rapidità e prontezza, ma il secondo può garantire esperienza. Perché la banda ti insegna anche questo: l’importanza del gruppo al fine di raggiungere un obiettivo comune. Se una parte dello stesso non funziona, il concerto non funzionerà”.

È forse questo il maggior insegnamento che ha tratto dalla sua passione, e adottato nel suo lavoro per il Dipartimento delle istituzioni?

“Credo di sì, ma all’interno della banda ho potuto sviluppare anche le mie capacità organizzative. In qualità di presidente, negli ultimi anni, ho dovuto darmi da fare per curare aspetti che da musicante davo quasi per scontati: dall’organizzazione di un concerto a quella di una tombola, bisogna imparare a considerare logistica, tempi e dettagli”.

Quali le sfide, invece, per il futuro?

“Nel 2021 la Musica Aurora Arzo festeggerà il suo primo centenario. Prima ancora, però, ci sarà un’altra emozionante sfida da affrontare”.

Quale?

“Sofia, la nostra primogenita, ha 7 anni e si sta già interessando a uno strumento. Chissà se prima o poi vorrà seguire le orme del padre…”