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Omar Scaglione

La scelta di tornare in Ticino? Non è sempre così facile

Professione
Ingegnere Ricerca e Sviluppo

Anno di nascita
1982

Comune d'origine
Paradiso

Attuale residenza
Collina d'Oro

Ha soggiornato fuori Cantone dal
2002 al 2013

Dove
Svizzera francese (Losanna, Neuchâtel) e Spagna (Barcellona)

"I miei consigli a un giovane laureato o professionista? Continuare a fare esperienza e cogliere le occasioni che si presentano, senza cercare a tutti i costi di tornare il più presto possibile". Le parole di Omar Scaglione non sono gettate a caso, ma suffragate da anni di esperienza. Dopo aver studiato per cinque anni microtecnica al politecnico di Losanna (di cui uno passato all'Universidad Politecnica de Catalunya, a Barcellona, per uno scambio Erasmus) ed essersi laureato, ha preso parte a un programma di dottorato della durata di altri cinque anni. "Durante il primo sono rimasto a Losanna, ma nei quattro successivi sono stato a Neuchâtel, nel nuovo polo del politecnico di Losanna chiamato Microcity. Durante quel periodo ho anche avuto la possibilità di trascorrere due mesi a Louvain-La-Neuve, Belgio, per uno scambio con il Centre de Recherche en Energie et Mécatronique dell’università cattolica di Luvain".

Studiare Oltralpe: un obbligo dovuto all'assenza in Ticino di offerte formative paragonabili o una sua personale esigenza?
"In Ticino non c'erano molte possibilità, è vero, ma anche se ci fossero state avrei comunque cercato di partire. Sono a mio parere due le ragioni fondamentali per studiare fuori Cantone: 1) acquisire indipendenza, mettersi in difficoltà allontanandosi dai luoghi conosciuti e dalla protezione dei genitori. Imparare insomma a sbrigarsela da soli. 2) Avvicinarsi a nuove lingue e culture. Non c’è modo migliore per impararle se non vivendole. E nella vita, parlare più lingue è un vantaggio incredibile".

Il Ticino, insomma, lontano dagli occhi e lontano dal cuore.
"Non direi, no, perché il Ticino restava (e resterà) il rifugio, il punto di riferimento dove venire a ricaricare le batterie. È comunque vero che non vedevo assolutamente il Ticino come luogo dove sarei tornato a vivere o lavorare - almeno, non in un primo momento. Il destino ha voluto altrimenti e per il momento sono soddisfatto, sebbene il Ticino resti lontano dal resto della Svizzera e mi impedisca di vivere molte interazioni sociali create negli anni fuori cantone".

Come è avvenuto il suo trasferimento in Ticino?
"Sono tornato a casa su richiesta della Faulhaber Minimotor SA. Durante l’ultimo anno di dottorato, l'azienda è entrata in contatto con il laboratorio presso il quale studiavo per avviare un progetto di ricerca. Durante questi incontri la dirigenza di Faulhaber Minimotor mi ha conosciuto, mi ha invitato a visitare la ditta e infine mi ha proposto un posto di lavoro una volta terminato il dottorato. La decisione è stata difficile, sofferta. Ho dovuto abbandonare molta vita sociale, e convincere la mia compagna a lasciare famiglia, lavoro e amici per seguirmi".

Quali sono gli aspetti legati al suo nuovo posto di lavoro che più l'hanno convinta?
"Sono stato convinto da Faulhaber Minimotor in primo luogo in virtù del prestigio di cui la ditta gode, dall’aura di eccellenza per la quale è riconosciuta in ogni suo prodotto. L’impegno della dirigenza, che personalmente mi ha contattato più volte, ha avuto anche notevole peso. Il posto offerto era inoltre conforme all’impiego che avrei desiderato una volta terminati gli studi. Infine, un ultimo fattore sono state le condizioni salariali che Faulhaber Minimotor ha allineato con le offerte ottenibili oltre Gottardo".

E sempre parlando di assunzioni, quali sono infine le possibilità che ogni azienda dovrebbe garantire ai propri dipendenti?
"È mia convinzione che un’azienda, ticinese o non, debba sempre offrire la possibilità di crescere, attraverso formazione esterna, interna a tutti i suoi dipendenti. Allo stesso modo credo che un’azienda debba offrire a ciascuno dei dipendenti, ognuno secondo le proprie facoltà, la possibilità di acquisire maggiori responsabilità in ditta".

(Intervista raccolta nel giugno 2015 da Mattia Bertoldi)