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Filippo Viel

A Copenhagen per imparare e crescere

Professione
studente di Master in economia politica e finanza

Anno di nascita
1987

Comune d'origine
Bellinzona

Fuori Cantone dal
2006, con esperienze a Zurigo e in Danimarca

Attuale residenza
Copenhagen

Una volta diplomatosi al liceo di Bellinzona nell'estate 2006, Filippo Viel ha individuato in Zurigo la meta ideale per i suoi studi universitari. L'ateneo offriva un ottimo programma in Banking and Finance e la città rappresentava un polo finanziario di importanza mondiale: il connubio perfetto. Subito dopo aver ricevuto il diploma di Bachelor ha iniziato a lavorare presso alcuni dei maggiori istituti bancari presenti in loco. Dopo un anno di stage, nel 2011 ha intrapreso una nuova avventura e si è spostato più a Nord, a Copenhagen, per frequentare un corso di Master. "Ho scelto questa destinazione perché la scuola vanta un'ottima reputazione a livello mondiale e il programma si fonda su un buon mix tra economia politica e finanza che mi permetterà di costruire la mia carriera".

Al di là dei corsi accademici, la scelta è caduta sulla capitale danese anche per altri motivi, vero?
"In effetti la comunità studentesca di Copenhagen è ancor più internazionale di quella di Zurigo, cosa che mi ha permesso di ampliare ulteriormente le mie conoscenze, i miei network e i miei orizzonti. Mi sono reso conto che uscire dal Ticino e dalla nostra piccola realtà aiuta ad aprirsi, a essere flessibili e ad adattarsi alle nuove sfide. In più, ho capito che potevo espandere le mie conoscenze ben al di là dei confini nazionali grazie alle persone proveniente dai quattro angoli della terra che incontro quotidianamente. Un bagaglio culturale e di esperienze che aumenta di volume a livello esponenziale".

Si dice che partire è un po' come morire. Questa espressione rispecchia il distacco che si è creato tra te e il Ticino?
"Direi di sì, perché il principale ostacolo è dato dalla consapevolezza che la vita, in Ticino, continua anche senza di te. Non si è più parte integrante di quel gruppo di amici che si conosceva ai tempi del liceo, ci si distacca dalla famiglia. E quando di tanto in tanto si rientra in patria, ecco che si sono perse alcune tappe che hanno segnato la loro vita. Bisogna quindi recuperare il tempo perso da "outsider", anche se la tecnologia aiuta a mantenere saldi i legami".

Hai incontrato altri ticinesi a Copenhagen?
"Incredibilmente, anche a Copenhagen esiste una piccola comunità ticinese una e in più di un'occasione ho avuto l'opportunità di conoscere degli svizzero-italiani. Parlare il nostro dialetto fa sempre un sacco di piacere, ed è bello condividere quel carattere amichevole, accogliente e caldo che ci contraddistingue, aggiungendo quel pizzico di discrezione e furbizia che ci ha sempre permesso di metterci in luce pur essendo una minoranza. In altre parole, credo che "ticinesità" in campo internazionale significhi flessibilità, socievolezza, affidabilità ed efficienza".

Vai fiero della terra da dove vieni?
"Eccome! È pur vero che lasciando il Canton Ticino ci si rende conto di quanto sia piccolo e caratterizzato da una mentalità chiusa e conservativa, ma rientrando di tanto in tanto ci si gode una bellezza quasi surreale, un territorio di appena novanta chilometri di lunghezza che toglie il fiato e di cui chiunque può innamorarsi. Un luogo, insomma, del quale si può andar sempre fieri raccontandone la storia e le peculiarità. Non è un caso che, quando si scrive "Ticino" su Google immagini, chiunque si trovi davanti allo schermo e non lo conosca già rimanga a bocca aperta e lo inserisca tra i luoghi da vedere stupendosi del fatto di non esserci mai stato".

Eppure tu te ne sei andato...
"Sì, ma questo soggiorno mi ha permesso di comprendere meglio la nostra realtà e me stesso. Il fatto è che si cresce, ci si mette alla prova, si impara a conoscere i propri limiti e (soprattutto) si ampliano gli orizzonti arricchendo il proprio bagaglio personale. Addirittura si ricomincia a vivere da zero, in un luogo dove nessuno ti conosce, dove magari non si parla la lingua in cui si pensa. Lo si può fare una, due, tre, quante volte si vuole: è sempre e solo un'esperienza arricchente. Il mio consiglio è quindi quello di uscire dal Cantone. Dove? Questo lo si decide a seconda dei propri interessi".

A giudicare da come descrivi la tua terra d'origine, pare proprio che prima o poi tornerai a casa...
"Certo. Io descrivo sempre il Ticino come la terra di vacanza per eccellenza, là dove la vita viene vissuta senza troppo stress e dove il clima è apprezzabile, i paesaggi stupendi, il cibo ottimo... Insomma: il posto dove ogni famiglia desidererebbe vivere. Il Ticino è sia quel campo base che ognuno vorrebbe avere prima di partire per una nuova avventura (e questa è una fortuna per qualunque ticinese, visto anche il bagaglio linguistico di cui disponiamo), sia quella terra dove abitare in futuro nel caso si decidesse di fermarsi una volta per tutte. Io lo vedo come il porto dove in futuro potrò trovare la calma, incontrare di nuovo il mio passato facendolo presente e godermi la vita".

(Intervista raccolta nel marzo 2013 da Mattia Bertoldi)

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