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Andy St Baker-Radice

Cambiare continente per cambiare vita

Professione
Partnerships Manager

Anno di nascita
1986

Comune d'origine
Davesco (Lugano)

Fuori Cantone dal
2012

Dove
Singapore, Zurigo e in giro per il mondo

Attuale residenza
Brisbane

Andy St Baker-Radice ha lavorato per dieci anni come gestore patrimoniale in uno degli istituti bancari più importanti della Svizzera e poi a 30 anni arriva la svolta: «Mi sono chiesto: "Ma che regalo posso farmi per questo importante traguardo?" e ho realizzato che avevo già tutto quello di cui avevo bisogno. Soprattutto mi facevo sempre la domanda: "Ma se un giorno dovessi avere dei figli e mi dovessero chiedere: 'che lavoro fai?’, la risposta più semplice per dei bambini sarebbe stata ‘faccio diventare più ricche le persone già ricche’ e mi sembrava superficiale, non mi sembrava che dessi un contributo positivo. Quindi ho capito di voler restituire qualcosa e ho deciso di fare un’esperienza di volontariato in Sudafrica. Così mi sono tuffato in quest’esperienza che ovviamente mi ha cambiato parecchio.»

Dalla Svizzera al Sudafrica e ora in Australia; come ci sei arrivato esattamente?
«Dopo l’esperienza in Sudafrica sono tornato in Svizzera lavorando ancora per un anno come gestore patrimoniale, intraprendendo anche un ruolo nella microfinanza, ma ad un certo punto ho capito che il mondo bancario non faceva più per me. Ho quindi deciso di fare il giro del mondo partendo proprio dal Sudafrica dove avevo fondato la mia associazione benefica Inspower Community. Mentre viaggiavo è successo un secondo grande cambiamento nella mia vita: ho conosciuto Amelia, la mia attuale moglie e madre della nostra bambina. Diciamo che questo incontro ha scombussolato un po’ tutti i piani poiché ho deciso di seguire Amelia in Australia e da lì non me ne sono più andato.»

Ora in Australia di cosa ti occupi esattamente? 
«Di recente sono entrato a far parte dell’Australian School of Entrepreneurship dove ci occupiamo di ragazzi dai 5 ai 24 anni, che vivono soprattutto in zone remote e magari faticano a livello scolastico o hanno lasciato la scuola; insegniamo loro a essere imprenditori in modo da poter magari avviare una loro impresa. Diciamo che ho trovato un posto di lavoro che tocca tutti i miei interessi.»

In Australia hai anche continuato con il volontariato?
«L’azienda dove lavoro è comunque una social enterprise ma anche a livello di volontariato faccio ancora parecchio, sebbene in maniera diversa. Faccio parte del comitato di Junior Chamber International con sede a Brisbane, dove cerchiamo di favorire lo sviluppo dei giovani a livello di leadership e carriera; mi piace molto perché riusciamo ad avere un grande impatto. Diciamo che è diverso, non è proprio aiutare le persone bisognose come faccio con la mia associazione, ma è cercare di aiutare i giovani che vogliono far bene a riuscire a far bene.»

Guardando il passato, rifaresti tutto allo stesso modo? 
«Le mie esperienze mi hanno consentito di sviluppare delle competenze che mi hanno poi permesso di aiutare delle persone in Africa e capire cosa effettivamente voglio. Per tanti anni la carriera in banca era importante, le opportunità di andare in America e poi a Singapore per degli scambi lavorativi sono state delle esperienze incredibili e non le cambierei.»

Quindi, se potessi tornare indietro, non lasceresti prima la carriera bancaria per intraprendere l’attività di volontariato? 
«Direi di sì, ma ogni cosa ha il suo tempo. Ovviamente è sempre una questione di prospettive, se mi compari a Taj (che ha fondato l’azienda per cui lavoro all’età di 21 anni) sembra che ci ho messo una vita, ma se mi compari ad altri che non hanno mai identificato cosa effettivamente poteva renderli felici, io l’ho capito relativamente presto. L’importante secondo me è che alla fine trovi il tuo percorso e questo non vuole dire che non possa ancora cambiare.»

Le esperienze di volontariato hanno cambiato il tuo modo di vedere la Svizzera e il Ticino?
«Sì, decisamente. Uno dei motivi per cui ho voluto fondare l’associazione a scopo benefico era perché effettivamente in Svizzera abbiamo una situazione di privilegio, chi più e chi meno. Inoltre, ciò che sorprende è che chiunque - anche la persona meno benestante - se vuole ottenere qualche cosa, può ottenerlo. Con un po’ di buona volontà e impegno, insomma, può raggiungere i propri obiettivi. Cosa impossibile invece in Sudafrica: anche se sei una persona brillante, è veramente difficile venirne fuori, e questo è quello che mi turbava di più. Volevo dare alle persone che sono nate in una parte del mondo meno fortunata una possibilità che altrimenti non avrebbero mai avuto.»

A proposito del Ticino, vorresti tornare?
«Non ci sarebbe dispiaciuto passare dei periodi più prolungati in Ticino ma ora si è complicato tutto, dato che i confini dell’Australia sono ancora chiusi a causa Covid. Ovviamente non mi dispiacerebbe se l’Australia fosse meno distante, ma è anche vero che tutto dipende tutto dalla prospettiva perché (tecnicamente) in un giorno potrei essere in Ticino. Inoltre fra 11 anni si terranno le olimpiadi a Brisbane e qui si stanno creando incredibili opportunità. Insomma, anche se ad Amelia non dispiacerebbe fare un’esperienza in Svizzera prima o poi, non credo che ci allontaneremo da Brisbane per il momento...»

Crescendo trasmetterai a tua figlia tanti ricordi sul Ticino? Le racconterai da dove vieni?
«Assolutamente, non vedo l’ora di tornare in Ticino per fare delle camminate e mostrarle il luogo dove sono cresciuto. Vorremmo anche crescere nostra figlia bilingue: sto già cercando di iniziare a parlare con lei italiano attraverso storie, canzoni e qualche piccolo discorso.»

(Intervista raccolta nell'agosto 2021 da Alice Della Bruna e Ivana Zecevic)

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