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Diana Scarpellini

In Nicaragua alla ricerca di una nuova visione del mondo

Professione
volontaria e consulente finanziaria

Anno di nascita
1983

Comune d'origine
Manno

Ha soggiornato fuori Cantone dal
2010 al 2013

Dove
Nicaragua

Attuale residenza
Manno

Un progetto di cooperazione sociale e la voglia di scoprire un nuovo modo di vivere. Sono questi i due capisaldi della svolta vissuta da Diana Scarpellini, classe 1983, che nel 2010 ha deciso di accantonare per un po' il suo lavoro come consulente finanziaria per partire alla volta del Centro America.  "Dopo aver maturato un esperienza decennale in ambito bancario, il primo ottobre di quell'anno ho lasciato il Ticino e sono partita per il Nicaragua come volontaria di Inter-Agire - Missione Betlemme per cooperare tre anni in un progetto di microcredito destinato alle donne".

Se dovessi riassumere in poche parole, cosa ti ha dato questa nuova realtà che la Svizzera italiana non ti poteva dare?
"Vivere in un paese che dopo Haiti è considerato il più povero dell´America Latina, significa catapultarsi in una realtà completamente diversa dalla nostra. Bisogna adattarsi a nuovi metodi, ritmi e abitudini. In Ticino è molto difficile quanto raro alimentare contatti umani quotidiani; in Nicaragua, invece, interagire è come respirare. Parlare con un anziano seduto sulla panchina del "Parco dei poeti", scambiare due chiacchere con un’occasionale compagna di viaggio, dare e ricevere consigli culinari con una venditrice di strada, relazionarsi con il vicinato )sempre pronto ad occupare le strade con le caratteristiche “abuelitas”, le sedie a dondolo)... Là sono gesti quotidiani, azioni spontanee che contribuiscono ad alimentare i rapporti sociali".

Quali invece gli aspetti negativi legati al trasferimento?
"Per il trasferimento in Nicaragua e la permanenza nessun aspetto negativo in particolare. Solamente un piccolo periodo di adattamento, fisiologico per il corpo e per la mente".

Come mai sei tornata in Ticino prima del previsto?
"Purtroppo dopo solo due anni il rientro in Svizzera è stato obbligato, a causa di una grave malattia diagnosticata con competenza e prontezza proprio in Nicaragua. Se fossi rimasta lì probabilmente non ce l’avrei fatta, e se solo penso a quante persone sono vittime della complessità e dei costi troppo elevati di analisi e terapie... Tutto questo mi irrita e nello stesso tempo mi avvilisce. Il Nicaragua deve ancora fare i conti con logiche presenti e passate, interne ed esterne a un paese sfruttato che continua ad avere ottimi medici ma non le disponibilità strutturali e strumentali necessarie per soddisfare le esigenze sanitarie".

Quando gli amici o i colleghi ti chiedevano da dove vieni, cosa rispondevi? Come riuscivi a descrivere il nostro Cantone?
"Quando parlavo del Ticino, raccontavo che la nostra piccola regione è ricca di laghi, montagne e fiumi cristallini, di quanto siano affascinanti i cambi di colore delle stagioni e di come si presenta pulita e impeccabile a uno sguardo effimero e superficiale il nostro Paese. Parlavo dell’efficienza e dello scarso utilizzo dei mezzi di trasporto, delle opportunità di formazione, del valido e lucroso servizio sanitario alla mercè delle multinazionali farmaceutiche elvetiche, delle varie offerte culturali e della fiorente economia svizzera concentrata soprattutto sui servizi finanziari. Considerato da molti il “paese dei balocchi”, pochi hanno l’onestà di metterlo in discussione, mentre tutti i cittadini hanno il diritto ad utilizzare le risorse della terra in misura superiore ad altri. Ma mi chiedo: lo stile di vita svizzero riprodotto a tutta la popolazione globale, sarebbe sostenibile per l’intero pianeta?".

Quali legami mantenevi con la realtà ticinese? Hai conosciuto altri svizzero-italiani in zona?
"Un contatto diretto c'è sempre stato, innanzitutto con l’associazione Inter-Agire e con il gruppo di sostegno che ci hanno accompagnato in questa esperienza. Uno dei compiti del volontario, infatti, è anche quello di creare un ponte tra Nord e Sud. Lo abbiamo fatto creando il blog FiliDiana.com (per scoprire gli altri blog dei volontari di Inter-Agire clicca qui, NdR) dove scrivevamo piccoli articoli in modo da raccontare lo sviluppo dei progetti, gli stati d’animo, la vita quotidiana e le particolarità del Nicaragua. Sul territorio era frequente incontrare concittadini che facevano parte di altre associazioni della svizzera tedesca e francese. Tra le tante amicizie nate in Nicaragua con persone di tutto il mondo, mi porto nel cuore proprio una nata con un ticinese, anche lui volontario per questa associazione".

Quali sono le tre cose che ti mancavano di più del nostro Cantone?
"Mi sono mancati gli eventi culturali, soprattutto quelli che il Ticino ci regala d´estate. Personalmente mi viene da sorridere quando ascolto le lamentele di chi sostiene che a Lugano ci sia poco o nulla da fare. Durante gli spostamenti con i mezzi di trasporto pubblico, mi venivano in mente quelli ticinesi, decisamente più rapidi, frequenti e confortevoli, ma assolutamente meno avventurosi e molto più noiosi. E infine, come non menzionare gli ingredienti della dieta mediterranea... Insostituibili!".

Quali sono le peculiarità caratteriali o gli oggetti legati alla "ticinesità" che hai mantenuto durante la tua esperienza all'estero?
"Mi hanno accompagnato la puntualità e la programmazione".

In questi anni hai maturato una nuova visione del Ticino?
"Il viaggio mi ha permesso in primis di riscoprire me stessa, mettendo in discussione certezze e idee acquisite. Si tratta di una vera e propria scoperta interiore che sicuramente non si è ancora conclusa. Vivere due anni in un paese come il Nicaragua, lontano sia geograficamente, sia economicamente dal nostro amato Ticino, cambia senza ombra di dubbio la lettura politica ed etica del nostro fare quotidiano. Il vorace e poderoso sistema finanziario e capitalistico ci impone un certo stile di vita, non certo in equilibrio con le risorse del pianeta. Il saggio Mahtma Gandhi diceva: “La Terra offre risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcuni.”

Tornando indietro, rifaresti le stesse scelte? Consiglieresti la tua strada a un altro ticinese?
"Assolutamente sì. Un´esperienza di questo tipo ha un valore immenso. Conoscere culture diverse ci aiuta a districarci da preconcetti che confezionano stereotipi, ci facilita a rimanere in bilico e non cadere nella tentazione del giudizio senza conoscere le reali condizioni di un Paese o di un popolo. Ma queste esperienze ti sbattono in faccia anche crude realtà: storie di sangue e di dolore, di speranza e autodeterminazione. Ma perché nazioni come il Nicaragua non siano più costrette a subire le conseguenze dei continui sfruttamenti e pressioni degli Stati economicamente e storicamente più forti del pianeta, è doveroso ripensare ad altri paradigmi di civiltà. Un modello che parta per esempio dall’esigenza profonda e urgente di coniugare lo sviluppo con due indispensabili compagni di viaggio: la giustizia ambientale e la giustizia sociale. Un altro mondo è possibile solo se siamo pronti a mettere in discussione e a cambiare il nostro, magari arrivando anche al punto di rinunciarvi".

Sei in Ticino da alcuni mesi ormai. Pensi che questo trasferimento sia definitivo?
"Il termine "definitivo" non è tra i miei preferiti. Mi piace scoprire, muovermi e conoscere. Se la mia salute finalmente me lo permetterà, avrei il desidero di continuare la mia scoperta del mondo e con il mondo. E chissà un giorno, alla fine, il Ticino ritornerà ad essere il principio".

Per saperne di più:

(Intervista raccolta nel giugno 2013 da Mattia Bertoldi)

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