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La Svizzera e il Consiglio d'Europa

La Svizzera aderì al Consiglio d’Europa il 6 maggio 1963, quale 17° Stato membro. Le reticenze della Confederazione erano dovute alla "dottrina Petipierre" (Max Petitpierre, capo della diplomazia svizzera dal 1945 al 1961) e alla sua interpretazione della neutralità, che non permetteva alla Svizzera di prendere parte ad un'organizzazione internazionale "politica". La Svizzera procedette gradualmente verso l'adesione, firmando dapprima diverse convenzioni (per esempio nel 1962 quella sulla cultura). L'evoluzione di altre organizzazioni europee (tra cui l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, OCSE) e l'insuccesso della domanda di partecipazione alla Comunità economica europea nel 1961 accelerarono il cammino verso l'adesione, approvata dal Consiglio federale nell'ottobre del 19621


Oggi la Svizzera è rappresentata nel Comitato dei ministri dal capo del Dipartimento federale degli affari esteri o dal suo segretario di Stato e dispone di sei rappresentanti (quattro Consiglieri nazionali, due Consiglieri agli Stati) in seno all'Assemblea parlamentare. Agli incontri regolari del Comitato dei Ministri o degli organi a esso subordinati, la Svizzera è presente con il rappresentante permanente della Svizzera nel Consiglio d’Europa (al momento l’ambasciatore Christian Meuwly) o uno dei suoi collaboratori.
Temi quali i diritti dell'uomo, le minoranze, la democrazia locale e regionale, le realtà multiculturali, la protezione della natura e della salute rivestono un interesse particolare per la Confederazione, che ne promosse ad esempio la riforma degli organi giudiziari (Corte europea dei diritti dell'uomo) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Dal 1985, il Consiglio federale pubblica sul Foglio federale un rapporto annuale sulle attività della Svizzera in seno al Consiglio d’Europa, nel quale sono riassunti i principali sviluppi.