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Omaggio a Pier Francesco Mola (1612-1666)

nel quarto centenario della nascita

Dal 01.04.2012 al 13.01.2013

A cura di Laura Damiani Cabrini

È un doppio omaggio quello che la Pinacoteca Züst intende offrire quest’anno al visitatore: quello rivolto a Pier Francesco Mola – un artista che ha inciso profondamente sulle sorti della pittura romana alla metà del XVII secolo – e quello nei confronti del collezionismo ticinese e lombardo, che ne ha da sempre coltivato con passione il ricordo, ricercandone con tenacia opere anche in parte selezionate per questa occasione. Nell’anniversario del quattrocentesimo della nascita del pittore è infatti sembrato naturale dare voce a questa affezione, presentando una dozzina tra tele e disegni, in parte inediti, o già attribuiti in passato alla sua mano, da far dialogare con opere stabilmente presenti nelle sedi istituzionali dello Stato del Cantone Ticino o nelle sale del Museo Cantonale d’Arte di Lugano.

Se è vero che il “Gran Turco con arco e frezze”, collocato alla fine del Seicento nelle sale della Villa dei conti Turconi di Castel San Pietro, può essere identificato con l’esemplare oggi al Museo del Louvre di Parigi – l’u - nico dipinto datato e firmato da Pier Francesco Mola (1650) – dobbiamo immaginare che le origini del collezionismo devoto all’artista originario di Coldrerio nei territori appartenenti all’antica diocesi comasca fossero ra - dicate oltre le soglie del Seicento.

Non è questa l’occasione per ricostruire la storia dell’apprezzamento del pittore sottocenerino di nascita e romano d’adozione entro i confini dell’attuale Cantone Ticino. È però doveroso se - gnalare come il nome dell’artista sia riverberato più di altri nella storiografia locale ottocentesca. Ciò sta a giustificare di riflesso anche la richiesta di opere del Mola nel corso della prima metà del Novecento e il fiorire di un discreto mercato di dipinti ruotanti intorno al suo nome nell’immediato dopoguerra. A decretarne la piena rivalutazione critica hanno contribuito soprattutto le fondamentali indagini del Cocke (1972), della Sutherland Harris (1974) e del Genty (1979), che hanno costituito le premesse in - dispensabili per il proseguimento degli studi nel decennio successivo, sfociati nella piccola monografica ospitata nel 1986 nello studio luga - nese dell’antiquario Bruno Scardeoni e nella mostra del 1989 dedicata all’artista dal Museo Cantonale d’Arte di Lugano in collaborazione con i Musei Capitolini di Roma: curata da Manuela Kahn-Rossi e insuperata per rigore di analisi critica e selezione delle opere esposte. Le istituzioni locali hanno risposto a quelle sollecitazioni con l’acquisto da parte dello Stato del Cantone Ticino del Suonatore di viola da gamba, nel 1977, e nel 1984 della Sfida tra Apollo e Marsia, mentre il Museo Cantonale acqui - siva il San Gerolamo in meditazione: un capolavoro assoluto della sua tarda attività.

Anche il collezionismo ha nuovamente risposto al fascino di quelle indicazioni, offrendo oggi allo studioso la possibilità di con - frontarsi con un buon numero di dipinti presenti sul territorio attribuiti all’illustre compatriota. Non si meravigli quindi il visitatore del leggero spaesamento provato nel varcare le soglie della sala ocra interamente dedicata alla sua attività di pittore e disegnatore. La varietà dei soggetti e degli approcci stilistici si giustifica avendo voluto accostare opere di assoluta qualità, benché ap - partenenti a momenti stilistici distanti e non sempre congruenti, che se - gnalano d’altronde l’eterogeneità della sua formazione e dei suoi interessi, sinonimo di un’intelligenza creativa capace di riassumere organicamente molte delle principali componenti della cultura pittorica peninsulare tra Cinquecento e prima metà del Seicento.

Quanto alle attribuzioni: c’è margine per una discussione. Alle certezze assolute si affiancano opere dai connotati ambigui, la cui autografia, benché sostenuta anche in pubblicazioni recenti, non mi trova sempre concorde. Ma non si tratta qui di operare un affondo sull’attività del Mola, che si spera possa avvenire comunque in tempi brevi, quanto di fornire un piccolo contributo alla ripresa del dibattito sul suo profilo sti - listico, minacciato negli ultimi anni dall’apprezzamento di un mercato internazionale in costante evoluzione che ha visto proliferare in direzioni spesso antitetiche l’entità e la qualità delle proposte attributive.


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