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Come cresce un Cantone

L'età delle riforme e della prima modernizzazione

Nel 1830, sull'onda della rivoluzione liberale a Parigi in Francia, scoppiano in mezza Europa moti nazionali all'insegna delle libertà costituzionali, che non lasciano indifferenti molti dei cantoni svizzeri, dove si afferma il principio della sovranità popolare e dell'eguaglianza dei diritti. Nel Ticino, liquidata la figura ormai ingombrante del landamano Quadri, incarnazione del periodo liberticida della Restaurazione, sotto l'impulso delle idee liberali alimentate da nuovi giornali e opuscoli, il Cantone si diede una nuova Costituzione, che apriva la strada alla "rigenerazione" politica e morale del paese.

Ispirata dal giovane Stefano Franscini, principale fautore in quegli anni della politica di progresso tendente al superamento degli egoismi regionalistici, la Riforma del 1830 aveva reso ancora più evidente il ruolo centrale dello Stato nel processo di modernizzazione del paese. Simbolo di tale rafforzamento delle strutture amministrative e politiche erano i nuovi grandiosi palazzi del "potere", destinati ad ospitare a turno ogni sei anni gli uffici governativi della capitale itinerante: negli anni Trenta e Quaranta furono edificati palazzi classicheggianti nelle principali piazze di Locarno e Lugano, a cui si sarebbe aggiunto a Bellinzona il vecchio convento delle Orsoline secolarizzato e interamente ristrutturato.

Altre strutture pubbliche si sarebbero aggiunte via via: ospedali, pretori, prigioni, cimiteri, stazioni, e naturalmente le scuole, perché ai riformatori di quell'epoca non sfugge la centralità dell'educazione popolare come motore del progresso civile.

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