Chiusure natalizie
I servizi dell’Amministrazione cantonale rimarranno chiusi i pomeriggi del 24 e del 31 dicembre 2024.
Sesta edizione
Bellinzona, 29-30 settembre 2023
L’edizione 2023 del Festival dell’educazione ruoterà attorno alle ‘parole’ e al loro statuto nella nostra società. Assumendo pienamente l’idea del potere performativo della parola (“dire è fare”), il Festival ne indagherà usi e manipolazioni. L’avvento dei social media, l’accumulo di crisi ed emergenze, i progressi nel campo del trattamento dei dati e dell’intelligenza artificiale sono – tra gli altri – fenomeni che ci invitano (ci costringono?) a tornare a interrogarci sulle parole attraverso le quali descriviamo, commentiamo, pensiamo e generiamo il mondo nel quale viviamo: parole che orientano i nostri sistemi di valori, le nostre scelte personali o collettive, e – perché no? – le nostre emozioni e i nostri sogni.
18.00-19.00
Sala del Consiglio comunale
LE PAROLE DELL’OGGI
Ilaria Gaspari
La filosofia è indagine del lògos, della parola che si fa argomentazione. Platone, al tempo in cui la filosofia era una disciplina giovane, si è reso testimone di un passaggio epocale: il momento in cui il ragionamento dialogico assume la fissità della forma scritta. Sono passati molti secoli e il sapere filosofico si è specializzato, suddiviso in branche dedicate a ognuna delle domande che riguardano la nostra visione del mondo. Oggi, che la rete e i social sembrano promuovere un rapporto inedito fra scrittura e oralità; oggi che le notizie viaggiano in forma di immagini, e il discorso pubblico si svolge in gran parte nel dominio effimero, ma pur sempre improntato alla scrittura, dei social, che valore diamo alle parole? Possiamo immaginare un ruolo nuovo per la filosofia? Fra fake news e fatti alternativi, fra opinioni e conflitti, può l’analisi delle parole che usiamo educarci a una forma di ricerca per cui valga davvero, come sosteneva Socrate, la pena di vivere?
Ilaria Gaspari è filosofa e scrittrice. È nata a Milano. Ha studiato filosofia alla Scuola Normale di Pisa, poi si è addottorata a Parigi, all’università Paris I Panthéon-Sorbonne. Tra i suoi libri: Etica dell’acquario (Voland 2015), Ragioni e sentimenti. L’amore preso con filosofia (Sonzogno 2018), Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita (Einaudi 2019, tradotto in diversi paesi), Vita segreta delle emozioni (Einaudi 2021), A Berlino con Ingeborg Bachmann (Giulio Perrone 2022). Collabora con diverse testate giornalistiche, tv e radio. Tiene corsi di scrittura alla Scuola Holden e alla Scuola Omero.
ore 19.30-20.30
Teatro sociale
IL POTERE DELLA GENTILEZZA
Conferenza di Gianrico Carofiglio
Un’orazione civile sul potere della gentilezza, del dubbio, della capacità di porre (e porsi) buone domande per affrontare le sfide della modernità. La gentilezza è il più potente strumento per disinnescare le semplificazioni che portano all’autoritarismo e alla violenza. Essa è il contrario di mitezza o remissività e può essere praticata solo per effetto di una scelta. Cioè un atto di coraggio. Gentilezza insieme a coraggio significa prendersi la responsabilità delle proprie azioni e del proprio essere nel mondo, accettare la responsabilità di essere umani.
Gianrico Carofiglio è nato a Bari. È stato a lungo un pubblico ministero, specializzato in indagini sulla criminalità organizzata. Nel 2007 viene nominato consulente della commissione parlamentare antimafia e dal 2008 al 2013 è senatore della Repubblica. Esordisce nella narrativa nel 2002 con Testimone inconsapevole creando il personaggio dell’avvocato Guido Guerrieri, protagonista di sei romanzi. Il maresciallo dei Carabinieri Pietro Fenoglio è il protagonista di un’altra serie di romanzi inaugurata nel 2014 da Una mutevole verità. Accanto alle opere di narrativa Gianrico Carofiglio è anche autore dei saggi L’arte del dubbio (2007), La manomissione delle parole (2010), da cui è tratto uno spettacolo teatrale da lui stesso interpretato, Con parole precise. Breviario di scrittura civile (2015), il libro-intervista Con i piedi nel fango (con Jacopo Rosatelli, 2018), Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose (2020), La nuova manomissione delle parole (2021) e L’ora del caffè (2022) scritto con la figlia Giorgia.
DUE PAROLE IN MUSICA: RINFRESCO
ore 20.45
Corte del Municipio di Bellinzona
con il Duo Looppoli
Valentina Londino (voce, kazoo, loop station)
Mad Mantello (chitarra, loop station)
CONFERENZA 1.
ore 8.45-10.00
Sala del Consiglio comunale
UNA PAROLA: FELICITÀ
Marco Balzano
L’etimologia è una disciplina non esatta, che ci permette però di trattare le parole come fossero esseri umani e di seguire il loro percorso dal principio sino a ciò che sono diventate, attraversando cambiamenti, finendo nell’ombra, tornando alla ribalta o subendo le modificazioni genetiche della propaganda, della pubblicità, del web. L’etimologia si rivela così un’arma per riappropriarsi dello spirito critico e della dimensione narrativa del linguaggio, dato che ogni parola contiene un’immagine e condensa un’idea. In questo incontro ci guiderà la parola “felicità”, la più soggettiva di tutto il vocabolario. Attraverseremo le culture a noi più vicine per osservare quale immagine e quale idea di felicità l’etimologia riveli nella cultura greca, latina, ebraica e inglese.
Marco Balzano (Milano, 1978) ha pubblicato i romanzi Il figlio del figlio, Pronti a tutte le partenze, L’ultimo arrivato (Premio Campiello), Resto qui (premio Bagutta, Prix Méditerranée, finalista Premio Strega), Quando tornerò e Café Royal. È anche autore di saggi sulla lingua: Le parole sono importanti e Cosa c’entra la felicità? I suoi libri sono tradotti in più di venti paesi. Ha condotto trasmissioni televisive e podcast. Collabora con le pagine culturali del Corriere della Sera e insegna Scrittura creativa alla scuola Belleville di Milano e presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.
CONFERENZA 2.
ore 10.30-11.30,
Sala del Consiglio comunale
PAROLE, DATI, ALGORITMI
Paul-Olivier Dehaye
“Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei”. Il proverbio di antica memoria ha assunto rinnovati significati nell’ultimo decennio. Nell’era dei social media e degli algoritmi, il detto non fa altro che riattualizzare il problema della comprensione della somiglianza tra gli esseri umani in una moltitudine di contesti: la somiglianza dei legami sociali è stata sfruttata da Cambridge Analytica per influenzare le nostre opinioni politiche; la somiglianza di frammenti di una frase in ChatGPT è sfruttata per suggerirne la parola successiva; la somiglianza delle nostre interazioni è sfruttata dai social network per proporci contenuti; la somiglianza dei nostri spostamenti è sfruttata da Uber per indicare il prossimo cliente ai suoi autisti. Ciascuno di questi esempi sarà presentato separatamente e in modo molto concreto. Ma si suggerirà anche uno sguardo trasversale, concentrandosi su come lo sfruttamento delle somiglianze tra parole, opinioni e comportamenti possa contribuire a costruire rapidamente maggiore consenso e consapevolezza su questi temi.
La conferenza si terrà in francese
Paul-Olivier Dehaye è matematico di formazione. Dopo una carriera accademica (dottorato a Stanford, postdottorato a Oxford e al Politecnico di Zurigo, assistente all'Università di Zurigo) si è dedicato all’attivismo sui dati e sul potere da essi rappresentato. Nel 2017 ha contribuito alla denuncia dello scandalo Cambridge Analytica, testimoniando in seguito presso le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa e i parlamenti britannico, francese ed europeo. Ha fondato e diretto le ONG PersonalData.IO e MyData Global (membro di comitato). Attualmente è CEO di hestia.ai, che elabora soluzioni software che favoriscono la nascita di ecosistemi affidabili.
CONFERENZA 3.
ore 12.00-13.00,
Sala del Consiglio comunale
SCEGLIERE LE PAROLE
Chiara Jermini
Le parole fanno parte dell’esperienza quotidiana di ognuno di noi. Ci servono per descrivere la realtà che ci circonda: per parlare di noi stessi e degli altri, per raccontare ciò che ci è accaduto o per descrivere ciò che vorremmo accadesse in futuro. Quando argomentiamo, in un testo scritto, o durante una discussione, usiamo le parole per esprimere il nostro punto di vista e per spiegare le nostre ragioni. Lo facciamo, istintivamente, pensando di esporre in maniera chiara, logica e consecutiva il nostro pensiero. Non sempre però il nostro interlocutore capisce davvero che cosa vogliamo dire: usiamo costantemente le parole ma il più delle volte non ci interroghiamo sul modo in cui lo facciamo. È qualcosa di spontaneo e naturale che non viene solitamente messo in discussione. Tuttavia, ci sono situazioni particolari in cui ci si rende conto che l’uso – o l’abuso? – di una parola pone dei problemi, e ci si può quindi interrogare su quale sia la migliore alternativa da utilizzare.
Chiara Jermini ha ottenuto un dottorato in Scienze della Comunicazione nel 2021 presso la Facoltà di Comunicazione, Cultura e Società dell'USI, dove lavora tuttora come ricercatrice e docente presso l’Istituto di Argomentazione, Linguistica e Semiotica. Dal 2017 è stata dottoranda e teaching assistant presso la stessa facoltà. Ha un background di linguistica e letteratura: ha conseguito all’Università di Ginevra un Bachelor in lingua e letteratura inglese e italiana nel 2014 e un Master in lingua e letteratura italiana nel 2016. Fra i suoi interessi di ricerca vi sono l'argomentazione e la comunicazione nella mediazione e nella risoluzione dei conflitti.