Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Chi mangerà la pesca?

IL laboratorio nella scuola elementare

Intervista al docente Luca Crivelli, classe prima elementare
Istituto scolastico comunale di Breggia - sede di Lattecaldo

Il docente Luca Crivelli descrive una sua esperienza di insegnamento svolta applicando la forma didattica del laboratorio. Le immagini che accompagnano l’intervista si riferiscono a un’attività laboratoriale di matematica intitolata Chi mangerà la pesca? che ha coinvolto una classe di prima elementare.

Al gruppo-classe è presentato un contesto narrativo ricavato dalla lettura di una storia riadattata (Ah-Aae Y., 2008, Chi mangerà la pesca?, Trieste: Editoriale Scienza), nella quale alcuni personaggi mettono a confronto dei numeri che li rappresentano - l’altezza, il peso, il numero di lettere che compongono i loro nomi, il numero di denti, la lunghezza delle orecchie - per stabilire quale sia il maggiore. Analogamente ai personaggi, lavorando individualmente oppure in piccoli gruppi, gli allievi sono invitati a trovare i numeri che li rappresentano, a registrarli su di un foglio e a confrontarli. Per svolgere il compito, possono aiutarsi con i diversi materiali e strumenti disponibili all’interno dello spazio del laboratorio (ricavato da un’aula della sede dedicata a questo scopo e a disposizione di tutto l’istituto). Al termine dell’attività è previsto un momento di scambio e di discussione in cui gli allievi possono condividere le loro scoperte, impressioni e difficoltà.

L’attività di laboratorio si svolge in un primo tempo in aula, con gli allievi seduti al proprio banco che ascoltano il racconto. Al termine della lettura è attribuita la consegna e il gruppo classe si sposta nel laboratorio dove sono stati predisposti i materiali necessari: fogli, penne e matite, corde, metri, bindelle, bilance, specchi, cubi e mattoncini, clessidre, cronometri, righe, fili. A questo punto i bambini si organizzano autonomamente e utilizzano i materiali per trovare e registrare i numeri che li rappresentano. Gli allievi ritornano infine nell’aula, ciascuno con i propri numeri registrati. La discussione ha inizio: i docenti la conducono e fungono da mediatori, mettendo in luce scoperte, difficoltà e modalità di lavoro osservate durante la fase centrale e valorizzando conquiste e buone pratiche.

Svolgendo l’attività laboratoriale i bambini riflettono sui numeri che parlano di loro e che li descrivono, compiendo così un primo passo verso la costruzione di una vera e propria carta d’identità numerica. Questo approccio permette agli allievi di vivere i numeri da un punto di vista più affettivo e di sperimentare che la matematica è ben più vicina alla quotidianità di quanto non possa sembrare. Il contesto narrativo è essenziale per esemplificare e rendere più immediata la consegna, che altrimenti potrebbe essere di difficile comprensione.

Molte sono le competenze messe in gioco: da un punto di vista strettamente disciplinare si possono citare la scrittura di numeri, il conteggio, l’individuazione di alcune grandezze, la loro intuitiva misura, l’utilizzo di strumenti di misura. Più trasversali sono invece le capacità di organizzarsi autonomamente, di tentare e di esplorare facendo scelte originali e creative, di collaborare e di gestire tempi e materiali. In fase di discussione, infine, al bambino è richiesta una riflessione sul proprio operato e su quello altrui.

Durante l’attività il docente è affiancato da un’altra figura: può trattarsi del docente di sostegno, di un collega o del direttore. La seconda figura non assume un ruolo valutativo nei confronti degli allievi, che potranno quindi agire liberamente, esplorando senza timore di commettere errori. I due docenti, nella fase centrale, si comportano il più possibile come degli osservatori, annotando gli spunti su di un foglio in modo da poterli riprendere in fase di discussione. Gli interventi sono indirizzati agli allievi che perdono di vista il compito o che si trovano talmente in difficoltà da non poter avanzare, oppure ancora tendono a moderare il ritmo dell’attività. Nella fase conclusiva, invece, i docenti hanno il ruolo di mediatori: riferendosi a quanto osservato, gestiscono la discussione e fanno interagire i bambini così da mostrare quanto scoperto e acquisito durante il lavoro.

Nel laboratorio la differenziazione avviene su due livelli: durante l’attività si attiva una forma di auto-differenziazione, in quanto sono i bambini stessi ad assegnarsi il compito e a stabilire quanto questo debba essere complesso e raffinato. In una fase successiva, le osservazioni raccolte dal docente, serviranno a programmare l’applicazione della differenziazione al di fuori dello spazio del laboratorio. Con i bambini che non hanno saputo scrivere correttamente i numeri entro il 20, per esempio, il docente potrà organizzare delle attività mirate a recuperare quel tipo di competenza; un lavoro diverso sarà invece impostato con gli allievi che hanno saputo muoversi senza difficoltà in un campo numerico più ampio.

“La forma didattica del laboratorio, con la sua struttura aperta e flessibile, deve certamente essere vissuta dagli allievi in prima persona più volte per poter diventare sempre più efficace e portare alla costruzione di vere e proprie competenze: quale occasione migliore per osservare i bambini che mettono in gioco il loro sapere e il loro saper fare in un contesto reale e concreto? In ‘Chi mangerà la pesca?’ i bambini di prima elementare si confrontano per la prima volta con questa particolare modalità di lavoro; si tratta dell’inizio di un percorso che continuerà negli anni, esperienza dopo esperienza”.