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Video formativi

L’idea di VideoFormazione nasce durante il periodo pandemico, quando accanto alle diverse rinunce della didattica in presenza abbiamo deciso di avviare un nuovo progetto. I video formativi che vi proponiamo in questa pagina si ispirano ad una logica di micro-didattica, durano infatti tra i 10 e 20 minuti e forniscono alcuni spunti di riflessione pur non rinunciando allo spessore tematico che caratterizza i contributi dei relatori/trici coinvolti/e.

I video formativi proposti ricalcano la filosofia Linea che mira a promuovere il benessere dei docenti nello svolgimento della loro attività professionale. I contributi esplorano varie tematiche riconducibili alle tre macro-aree che intervengono nello sviluppo e nel mantenimento di un clima di lavoro positivo e di un benessere organizzativo: le relazioni, le competenze e i beni.

Ogni contributo è accompagnamento da una breve didascalia che presenta il/la relatore/trice e riassume il video in modo da orientare il visitatore della pagina sui contenuti. I video formativi sono stati svolti in collaborazione con la Scuola universitaria federale per la formazione professionale (SUFFP) e sono presentati in ordine alfabetico.

Descrittivi e video

Relatore
Thierry Bonfanti
Psicologo e psicoterapeuta, esperto e docente in teorie e metodi della mediazione sociale e dell’approccio “non direttivo interveniente”

Descrittivo
In questo video Bonfanti s’interroga sull’esistenza o meno di una dimensione fondante la mediazione. Tramite le sue ricerche individua alcuni fattori determinanti le situazioni mediative. Si tratta di un’interazione sociale basata su un trilogo, dove l’intervento di una terza persona, gli elementi di desiderio e diffidenza sono la condizione sine qua non. Una forma di interazione sociale riscontrabile anche nei primati ma dove la fiducia reciproca tra la figura mediativa e i partecipanti gioca un ruolo determinante.

Relatore
Thierry Bonfanti
Psicologo e psicoterapeuta, esperto e docente in teorie e metodi della mediazione sociale e dell’approccio “non direttivo interveniente”

Descrittivo
In questo video Thierry Bonfanti presenta due tipologie di mediazione poco praticate ma dal suo punto di vista fondamentali per i valori della socialità e della solidarietà: la mediazione creatrice e la mediazione rinnovativa. Nella rappresentazione comune la mediazione ha luogo quando esiste una situazione di conflitto. Nel caso della mediazione creatrice si tratta invece di creare delle relazioni, mentre nel caso della mediazione rinnovativa lo scopo è ridare nutrimento a relazioni che per qualche motivo si sono allentate, come è successo durante il periodo della pandemia da Covid19. Bonfanti sottolinea la necessità di promuovere pratiche istituzionalizzate che permettano la generazione di incontri, relazioni di fiducia e comunicazione. Termina con il racconto della favola del colibrì di Pierre Rabhi.

Relatore
Thierry Bonfanti
Psicologo e psicoterapeuta, esperto e docente in teorie e metodi della mediazione sociale e dell’approccio “non direttivo interveniente”

Descrittivo
Il terzo video sul tema della mediazione è costellato da vari esempi di pratiche mediative messe in atto in più di 18 anni di ricerca-azione dell’autore. Lo scopo di queste pratiche, di cui vengono illustrati i dettagli nel video, è creare e ricreare relazione. Il “Caffè dibattito” per esempio ha lo scopo creare incontro, convivialità, comunicazione, empowerment. Il tema viene scelto sul momento grazie a una procedura democratica in grado di favorire l’emersione dei desideri dei partecipanti sul tema da sviluppare. Sullo stesso solco nasce nel 2001 “L’altro convegno” applicato anche nelle scuole e caratterizzato da elementi totalmente innovativi che non prevedono né relatori né programmi prestabiliti. Anche in questo caso il convegno nella sua logica laboratoriale viene costruito sul momento sulla base dei desideri dei partecipanti secondo la prospettiva della non direttività interveniente. L’obiettivo ancora una volta è generare confronto, conoscenza e crescita. Tra le altre pratiche Bonfanti presenta l’”inaugurazione di una mostra” e l’”Aperitivo in francese” secondo i quali gli elementi artistico-culturale e linguistico diventano un pretesto per stimolare occasioni di incontro generativo.

Relatrice
Valeria Cantoni Mamiani
Docente Università Cattolica e fondatrice di Leading By Heart

Descrittivo
Valeria Cantoni Mamiani introduce il tema della consapevolezza emotiva declinata in termini di auto-empatia come premessa per generare relazioni costruttive. La necessità di prendere consapevolezza del sentire si muove parallelamente alla necessità di nominare le emozioni. In una società iper-alfabetizzata e preparata dal punto cognitivo come la nostra, questa necessità diventa sempre più impellente. Cantoni Mamiani sottolinea così l’importanza di sviluppare un logos, un bagaglio lessicale in grado di esprimere il mondo emozionale. Nella seconda parte del video mette in evidenza i temi della vulnerabilità e della responsabilità, intesi come strumenti per sviluppare competenza emotiva e benessere relazionale.

Relatrice
Valeria Cantoni Mamiani
Docente Università Cattolica e fondatrice di Leading By Heart

Descrittivo
Valeria Cantoni Mamiani sottolinea l’importanza dei bisogni, come base su cui si generano relazioni positive o al contrario conflittuali. Propone un ventaglio di bisogni che generalmente muovono gli essere umani soffermandosi su quelli oggi più in crisi, come per esempio il bisogno di significato rappresentato molto bene dal concetto della Great Resignation. Descrive in seguito i bisogni di leggerezza, ascolto, empatia, riconoscimento e chiarezza. Secondo Cantoni Mamiani è necessario coltivare un approccio auto-empatico come premessa per l’ascolto dei bisogni, l’espressione delle emozioni e di eventuali richieste in modo costruttivo. L’ascolto dei bisogni diventa dunque un veicolo per relazioni generative.

Relatrice
Valeria Cantoni Mamiani
Docente Università Cattolica e fondatrice di Leading By Heart

Descrittivo
Valeria Cantoni Mamiani affronta il tema della cura come elemento centrale per una ricostruzione sociale, educativa e manageriale che sta transitando da postura marginale a comportamento centrale per i contesti di vita contemporanei. Nel suo libro Leadership di cura, Mamiani Cantoni esplora il tema della cura in relazione ai ruoli apicali all’interno delle organizzazioni. Senza cura sorgono comunità emotivamente insicure e relazionalmente fragili. Con la poetica di Wislawa Szymborska e di Franco Battiato, Mamiani Cantoni guida gli ascoltatori attraverso il tema della cura e conclude spiegando i 4 passi della cura proposti da Joan Tronto: portare attenzione, prendersi cura come riconoscimento della possibilità di agire in risposta al bisogno di un/a altro/a, prestare cura come soddisfacimento diretto del bisogno e infine ricevere cura come possibilità di includere il ricevente nel processo di cura.

Relatrice
Carlotta Cubeddu
Scrittrice per ragazzi e pedagogista

Descrittivo
Con fare giocoso Carlotta Cubeddu invita “a creare connessioni, dove a volte connessioni non ce ne sono”. Per farlo utilizza una serie di input comunicativi e stimoli riflessivi per aprire la comunicazione con i ragazzi. In questo modo le esperienze di ciascuno diventano occasione di mediazione di significati, facendo emergere le contraddizioni e affrontando così grandi temi. Tramite alcuni stimoli visivi propone l’abbattimento di alcune rappresentazioni stereotipate dei giovani, per permettere all’adulto di instaurare con loro una relazione più autentica. Presenta poi alcune conversazioni avute con studenti delle scuole professionali ticinesi e le domande che si pongono i ragazzi in relazione agli stili comunicativi degli adulti. Infine, Cubeddu presenta il Manifesto della comunicazione non ostile, proponendolo come strumento per generare dialogo in classe.

Relatrice
Carlotta Cubeddu
Scrittrice per ragazzi e pedagogista

Descrittivo
Carlotta Cubeddu si presenta agli ascoltatori con due immagini, questa strategia comunicativa è un invito a sperimentare modalità comunicative nuove e originali in classe in modo da stimolare il dialogo, la comunicazione con i ragazzi e la tematizzazione di alcuni importanti questioni del vivere. Cubeddu presenta la teoria degli stili comunicativi tramite i personaggi dei Muppets, veicola la riflessione sul proprio stile comunicativo e più in generale sulla dinamicità degli assi comunicativi. Termina il suo contributo con la presentazione di una serie di giochi, letture e podcast che permettono di aprire il dialogo in classe e portare i grandi temi in modo ludico e leggero. Questo modo di comunicare permette di sfatare alcuni stereotipi che riguardano il mondo adulto e costruire una relazione basata sull’incontro autentico e sulla capacità di superare i limiti generazionali.

Relatore
Dott. Med. Domenico Didiano
FMH Psichiatria e Psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza

Descrittivo
Domenico Didiano sottolinea l’importanza di affrontare il tema della varianza e della disforia di genere per i professionisti che lavorano a contatto con i giovani e di decostruire una serie di rappresentazioni stereotipate in relazione ad esso. Definisce il quadro diagnostico e terminologico attuale con l’obiettivo di sensibilizzare gli ascoltatori sulla complessità del fenomeno, proponendo linguaggi e una posture relazionali adeguate. Infine, distingue e chiarisce le quattro componenti dell’identità sessuale: il sesso biologico, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e il ruolo/espressione di genere.

Relatore
Carlo Fabian
Psicologo della salute Direttore dell’Istituto Lavoro Sociale e Sanità, Scuola universitaria lavoro sociale (FHNW, Olten)

Descrittivo
Carlo Fabian introduce il tema legato alle basi della violenza e della prevenzione presentando il programma nazionale “Giovani e violenza” a cui ha partecipato nel contesto del reperimento di buone pratiche, che si è svolto tra il 2011 e il 2015. Il mandato assegnato al gruppo di lavoro riguardava l’elaborazione di una guida con i criteri di buona pratica per la prevenzione della violenza in famiglia, a scuola e nello spazio sociale. Nel video, Fabian chiarisce innanzitutto il significato del termine violenza e lo declina nelle sue diverse accezioni. Per introdurre il tema legato alla prevenzione, Fabian introduce il modello socio-ecologico suddiviso in quattro dimensioni in grado di generare fattori protettivi o fattori di rischio in relazione alla manifestazione di fenomeni di violenza. Illustra infine, con una serie di esempi concreti, quali siano le azioni preventive da intraprendere ai vari livelli.

Relatore
Carlo Fabian
Psicologo della salute Direttore dell’Istituto Lavoro Sociale e Sanità, Scuola universitaria lavoro sociale (FHNW, Olten)

Descrittivo
In questo contributo Carlo Fabian si focalizza sui criteri e i processi di buona pratica riferendosi alla guida realizzata nel contesto del programma nazionale “Giovani e violenza” portato avanti tra il 2011 e il 2015 con un gruppo di esperti. I criteri di buona pratica sono stati suddivisi per i vari ambiti in cui è possibile attivare azioni preventive: famiglia, scuola e spazio sociale. Vi sono poi dei criteri trasversali a tutti gli ambiti menzionati. Fabian presenta cinque criteri generali: sviluppare valori pro-sociali, garantire la partecipazione sociale, dare centralità al lavoro di relazione, garantire professionalità nel campo della prevenzione della violenza e investire sul lavoro di rete. Identifica le competenze necessarie del personale scolastico per garantire i criteri appena citati. Infine, illustra due criteri di prevenzione della violenza centrali e specifici per la scuola.

Relatrice
Laura Formenti
Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università degli studi di Milano Bicocca

Descrittivo
Questo video parte con una domanda: “Insegnare a chi non vuole imparare?”. La Prof.ssa Formenti invita a ripescare nella memoria i momenti in cui ci si è trovati nella condizione di insegnare a chi “non vuole” imparare. Porta una testimonianza personale su un’esperienza vissuta nei primi anni duemila in cui ha dovuto “conquistare” l’aula e cambiare prospettiva sulla base di un concetto relazionale dell’insegnamento. Riferendosi metaforicamente al Mahābhārata indiano e citando il più recente Danilo Dolci, Formenti sintetizza la relazione educativa attorno a tre domande fondamentali: “chi sono io per te?” Chi sei tu per me?” “Cosa siamo qui a fare?”. Il focus si sposta da una dimensione più funzionale dell’apprendimento legata al raggiungimento di obiettivi formativi per includere dimensioni emotive, progettuali, corporee ed espandere i confini relazionali e le opportunità di apprendimento. Per farlo possiamo esplorare dapprima il livello micro in modo da comprendere quali sono le condizioni personali del discente per accedere all’apprendimento, quali sono i suoi desideri le sue inclinazioni. Il secondo livello meso invece ci permette di riflettere su come vengono allestiti gli spazi di apprendimento e se questi sono effettivamente in grado di aprire possibilità. Il terzo livello macro ci permette di riflettere infine sulla domanda stessa, offrendole una nuova prospettiva e restituendole così legittimità.

Relatrice
Laura Formenti
Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università degli studi di Milano Bicocca

Descrittivo
Tramite questa seconda domanda, Laura Formenti offre innanzitutto a una lettura sulla genesi della passione. Tramite l’approccio autobiografico di cui è portatrice conduce degli studi con l’obiettivo di rispondere a questa domanda di ricerca. Tra i risultati emersi sottolinea il ruolo centrale del desiderio nel processo di apprendimento e l’importanza di attivare sistemi di desideri nelle persone, facendoli germogliare. Tramite alcuni aneddoti, Formenti porta alla luce due dimensioni fondamentali del lavoro autobiografico rispetto al tema della passione. Il primo è un livello micro per cui la persona scopre o riscopre le sue passione in un’ottica di ri-motivazione legata al momento presente e di progettualità rispetto al futuro. Il livello meso invece permette di rispondere alla domanda: “Com’è che la mia passione può incontrare quella dei miei allievi?”. Secondo Formenti sapere cosa appassiona i propri studenti è prima di tutto una responsabilità etica. Conclude introducendo il concetto tutto nuovo di atmosfera inteso come una combinazione complessa di elementi in grado di generare passione e invita a prestare attenzione a queste due dimensioni nella progettazione di interventi formativi.

Relatrice
Laura Formenti
Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università degli studi di Milano Bicocca

Descrittivo
In questo terzo video Laura Formenti invita a riflettere, tramite una domanda stimolo, sulla dimensione relazionale dell’apprendimento, sul ruolo ricoperto dai feedback visibili e non visibili e sulle posture che assumiamo come docenti e sugli atteggiamenti degli studenti. Questi ultimi, secondo uno studio ginevrino si distinguono in quattro categorie. La prima è l’attesa secondo la quale lo studente è in ascolto, “si nutre” di quello che porta il docente. La seconda è il rifugio in cui lo studente cerca riparo sotto l’ala dell’expertise. La terza è l’intenzionalità in cui al centro è posto lo studente con i suoi desideri e le sue intenzioni. La quarta è l’atteggiamento giocoso del lâcher prise. Formenti però orienta l’attenzione sullo spazio relazionale in cui questi atteggiamenti vengono a crearsi. Secondo una prospettiva sistemica anche il docente con la sua presenza e attitudine contribuisce a questa dinamica. A rendere professionale il suo operato è il suo agire responsabile, tramite il quale può attivare in modo speculare tutte le posture alternandole tra loro e aprendo così delle possibilità generative ai suoi studenti.

Relatrice
Cornelia Klauser
Specialista in medicina interna FMH, Medicina psicosomatica ASMPP e Ipnosi medica SSIM intervistata da Deli Salini.

Descrittivo
La Dr.ssa Med. Cornelia Klauser-Reucker presenta il debriefing psicologico come un colloquio scandito da sette fasi da applicare in una situazione post-traumatica. Introduce l’approccio salutogenico e come può aiutare in casi di trauma. Illustra quali possono essere i sintomi, anche psicosomatici, in caso di trauma con l’obiettivo di delineare alcuni tratti comuni a tutte le reazioni post-traumatiche.
Differenzia infine un intervento di debriefing attuato dopo diversi giorni dall’evento traumatogeno da un intervento “care” effettuato nelle ore immediatamente successive all’evento.
Indica infine gli aspetti essenziali da tenere in considerazione come docenti e formatori in caso di vicinanza a persone (colleghi o allievi) che hanno subito un trauma.

Relatrice
Katia Montalbetti
Professore associato della Facoltà di Scienze della formazione, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano e Brescia, intervistata da Paola Mäusli-Pellegatta.

Descrittivo
Montalbetti sottolinea l’importanza della competenza riflessiva nei docenti, in particolare nell’ambito del saper essere e del saper divenire della professione insegnante. Questa competenza permette infatti di uscire dal campo meramente tecnico dell’insegnamento e di irrobustire l’identità e la pratica professionale del docente. In qualità di tutor è necessario accompagnare i neo-docenti con rigore metodologico e attivare competenze osservative, progettuali, valutative e documentali da integrare nei processi riflessivi e da trasmettere ai neo-docenti.
Da ultimo affronta il tema dell’istituzione come opportunità per diffondere la pratica riflessiva a tutto il sistema-scuola secondo una logica di co-responsabilità e di appartenenza reale.

Relatore
Yoga Patti
Counsellor, mediatore e formatore.

Descrittivo
Yoga Patti, presenta la possibilità di trasformare un conflitto passando dal confronto posizionale a somma zero nel quale due persone ergono palizzate di certezze assolute contrapposte tra loro a un confronto win win nel quale si cerca di mettersi nei panni dell’altro per comprendere i suoi bisogni e interessi. Questo passaggio permette di spostarsi “dai punti di vista ai ponti di vista” attraversando l’impervio territorio delle emozioni dissonanti e delle reazioni difensivo-aggressive per addentrarsi nell’ascolto autentico delle emozioni che è la base per una gestione creativa del conflitto.

Relatore
Yoga Patti
Counsellor, mediatore e formatore.

Descrittivo
Autoconsapevolezza emozionale e atteggiamento umoristico. In questo secondo video Yoga Patti presenta l’atteggiamento umoristico come svolta nella gestione delle proprie emozioni e dei conflitti. Citando il Macbeth di Shakespeare fino a Snoopy ripercorre la logica delle emozioni dissonanti che emergono in un conflitto quando le posizioni dell’altro “graffiano” le nostre certezze e gli schemi impliciti che ci guidano inconsapevolmente. Patti invita a prendere distanza da queste emozioni tramite l’atteggiamento umoristico, abbandonando la retorica del controllo e il confronto posizionale per entrare in una logica di collaborazione nella gestione del conflitto.

Relatrice
Barbara Petracchi
Laureata in legge, mediatrice Familiare e Counselor relazionale maieutico, Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti

Descrittivo
Barbara Petracchi introduce il concetto di conflitto come risorsa, ovvero come regolatore relazionale. Innanzitutto, Petracchi opera una distinzione tra il termine conflitto e quello di violenza cercando di superare la confusione lessicale che spesso deriva nell’approccio ai due termini. L’invito della relatrice è quello di cogliere il conflitto come un’opportunità di crescita, seppur a tratti spiacevole, in grado di educarci a modificare la nostra attitudine di fronte a situazioni potenzialmente conflittuali. Il conflitto passa dall’essere percepito come qualcosa da correggere all’essere esso stesso correttore della situazione.

Relatrice
Barbara Petracchi
Laureata in legge, mediatrice Familiare e Counselor relazionale maieutico, Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti

Descrittivo
Il Manifesto del buon conflitto porta innanzitutto una visione nuova del conflitto, come risorsa e come opportunità di crescita e di conoscenza di sé e dell’altro. Petracchi presenta i 9 punti del Manifesto, che comprende la costruzione di una competenza conflittuale, ovvero la capacità di stare nella relazione anche quando si accendono i conflitti, la capacità di comunicare, ascoltare e valutare in modo diverso le componenti del conflitto fino a prendersi cura dei propri tasti dolenti trasformandoli in validi alleati. Petracchi conclude con gli ultimi punti del Manifesto che sono un appello agli attori educativi, sottolineando la possibilità di trasmettere la pratica del buon conflitto e del “litigare bene” a bambini e giovani che si affacciano sul mondo.

Relatrice
Consolata Peyron
Mediatrice e docente presso la BFH (Berner Fachhochschule), la SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) e la SUFFP (Scuola universitaria federale per la formazione professionale).

Descrittivo
“Le parole sono finestre (oppure muri)” è così che Marshall Rosenberg presenta la Comunicazione non violenta (CNV) e i suoi principi. Consolata Peyron evidenzia in questo video i punti di forza di questo approccio. Il linguaggio e le parole che usiamo sono alla base dei processi empatici e della collaborazione efficace con gli altri. La CNV permette di stabilire una relazione più diretta con i bisogni e le emozioni ad essi collegate, imparando a riconoscerli e prendendosi la responsabilità di comunicarli e soddisfarli per stabilire una connessione interpersonale autentica.
Peyron presenta i quattro passi della CNV e conclude citando Frankl: “tra stimolo e risposta c’è uno spazio. In questo spazio si trovano la nostra libertà e il nostro potere di scegliere la risposta”.

Relatrice
Consolata Peyron
Mediatrice e docente presso la BFH (Berner Fachhochschule), la SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) e la SUFFP (Scuola universitaria federale per la formazione professionale).

Descrittivo
Consolata Peyron introduce l’argomento legato alla gestione dei conflitti sottolineando l’importanza di riconoscerli come parte della nostra esistenza. Citando McGinnis accosta la risoluzione del conflitto alla dimensione cooperativa dei rapporti umani. Normalmente il conflitto viene ignorato o esacerbato tramite processi di escalation che rendono la cooperazione sempre più difficile e portano a fenomeni di polarizzazione all’interno del gruppo coinvolto. Nel video sono introdotti i temi legati alla negoziazione e alla mediazione come elementi utili per la gestione dei conflitti, sottolineando l’importanza di una responsabilizzazione e di un coinvolgimento attivo delle parti, dell’orientamento al futuro e della possibilità di trasferire la pratica ad altre situazioni conflittuali. Peyron presenta infine la necessità di sviluppare all’interno delle istituzioni una cultura della mediazione in modo da aprire un varco possibilista alla risoluzione pacifica dei conflitti.

Relatore
Andrea Prandin
Consulente pedagogico, supervisore e formatore in area socioeducativa

Descrittivo
In questo video Andrea Prandin introduce il tema della complessità e dell’incertezza nei contesti di apprendimento con un video molto originale. Innanzitutto, Prandin invita a fare una distinzione tra il concetto di complessità e quello di complicanza. Sentiamo spesso parlare di “classe complicata”, secondo Prandin sarebbe più opportuno parlare di “classe complessa”. I due termini vengono spesso usati come sinonimi anche se la complessità rispecchia situazioni poco decifrabili, senza una teoria di riferimento che possa aiutarci a leggerle. Nel caso della complicanza Prandin propone l’analogia con la cabina di pilotaggio che pur essendo molto complicata può essere spiegata nei dettagli del suo funzionamento. La dinamica è “mappabile” e prevedibile al contrario di ciò che accade nella dinamica complessa delle relazioni umane. L’invito di Prandin è recuperare questa cifra dell’essere umano, caratterizzata da complessità e incertezza arrivando a celebrare queste qualità con l’obiettivo di de-tabuizzarle. Questa possibilità secondo l’autore può aprire una dimensione più leggera, autoironica e giocosa nei confronti delle professioni d’insegnamento e di cura autorizzando i professionisti ad abbandonare (per quanto possibile) la retorica del controllo a favore di uno spazio intriso di possibilità.

Relatore
Andrea Prandin
Consulente pedagogico, supervisore e formatore in area socioeducativa

Descrittivo
In queto video Prandin presenta una pratica salutogenica, un campo narrativo che l’insegnante può aprire secondo la logica del generare possibilità per le persone di cui si prende cura. In cosa consiste? Si tratta di focalizzare l’attenzione sulle nostre qualità, sulla “foresta che cresce”, su questo silenzioso processo che avviene in ciascuno di noi mettendo in risalto appunto gli aspetti di salute. Prandin propone un percorso in quattro passaggi, trasferibile in diversi contesti professionali, con l’obiettivo per ogni partecipante di individuare, coccolare e mettere in luce una sua qualità (superpotere), guardandola consapevolmente attraverso diverse fasi temporali della sua vita (passato, presente, futuro). Una prospettiva autobiografica in grado di educere e sviluppare narrazioni sostenibili di sé.

Relatore
Gustavo Pietropolli Charmet
Professore, medico e psichiatra, intervistato da Deli Salini.

Descrittivo
In questa intervista, Gustavo Pietropolli Charmet sottolinea l’importanza di ridare ai giovani un futuro colonizzabile dalla fantasia. Assistiamo ad una rappresentazione del futuro assai negativa, secondo Pietropolli Charmet è necessario uscire da questa rappresentazione e la sfida educativa è la bonificazione della relazione tra il ragazzo e il suo futuro. Complice della difficoltà a costruirsi il proprio futuro è anche la frammentazione del gruppo classe nel quale si osserva un’aumentata competizione e una rottura dell’alleanza orizzontale tra ragazzi e ragazze.

Relatore
Gustavo Pietropolli Charmet
Professore, medico e psichiatra, intervistato da Deli Salini.

Descrittivo
Pietropolli Charmet stabilisce le premesse di cornice per creare un’autentica alleanza educativa tra adulti e ragazzi/e. Da un lato evidenzia il desiderio di questi ultimi di essere guidati e dall’altro la necessità di adulti disponibili, guidati da una reale passione educativa. L’incontro tra questi due aspetti genera alleanza educativa.
Quali sono gli strumenti di questa alleanza educativa? Secondo Pietropolli Charmet è fondamentale promuovere nei ragazzi l’identificazione con il ruolo di studenti, il senso di appartenenza all’istituzione scolastica con i suoi scopi e i suoi valori. La scuola offre un ruolo sociale importante, finalizzato alla realizzazione di un compito condiviso. Per i giovani d’oggi questo processo d’identificazione è difficile poiché si assiste ad una generale confusione di ruoli (nelle famiglie, a livello gerarchico, ecc.). Conclude invitando a cogliere questa sfida e ridando valore all’essere studenti.

Relatrice
Deli Salini
Docente, ricercatrice senior e consulente.

Descrittivo
Deli Salini introduce l’argomento presentando le dimensioni fondamentali dell’accompagnamento nelle pratiche di tutorato e i principali registri di interazione: mimetico, nel quale si cerca di entrare in risonanza con la persona accompagnata, dialogico nel quale si alternano momenti di similitudine e differenza e infine narrativo in cui si introduce l’elemento legato alla progettualità di scenari possibili. Queste dimensioni sono approfondite nelle altre pillole dedicate a “Gli aspetti di una relazione di consulenza”. Una particolarità legata a questo tipo di accompagnamento è la pratica di intervisione che permette di sviluppare una visione prismatica rispetto al caso preso in esame. Questa pratica permette di uscire da visioni stereotipate e prendere in considerazione vari punti di vista. L’accompagnamento, individuale nel caso del tutorato e di gruppo nel caso dell’intervisione, diventa così un momento di formazione reciproca, un prezioso spazio evolutivo.

Relatrice
Deli Salini
Docente, ricercatrice senior e consulente.

Descrittivo
Deli Salini introduce l’argomento delle pratiche di intervisione sui casi critici e sulle buone pratiche all’interno del Laboratorio Tutor del progetto cantonale Linea. A differenza della supervisione si tratta di una consulenza tra parti strutturata in specifiche fasi con l’obiettivo di far emergere punti di forza e punti di criticità del caso preso in esame. Salini presenta le fasi della pratica di intervisione e il modello del ciclo di Gibbs di analisi delle pratiche in grado di guidare il processo nell’esplicitazione della situazione specifica, dei vissuti, delle emozioni e delle interpretazioni ad essa collegati. L’obiettivo è rendere esplicito e portare a comprensione cosa è successo nella situazione specifica, cosa ha ostacolato o permesso il buon funzionamento dell’intervento formulando delle indicazioni per migliorare l’operato del tutor o per concettualizzare elementi di buona pratica.

Relatrice
Deli Salini
Docente, ricercatrice senior e consulente.

Descrittivo
Deli Salini sottolinea che situarsi in una relazione di consulenza per il tutor significa trovare equilibrio tra postura, ascolto e parola. La psicologia umanistica illustra la postura da assumere in quanto consulenti di persone che hanno già una loro saggezza, cercando di ridurre l’asimmetria relazionale con la-il neo-docente, promuovendo accoglienza della persona nella sua interezza, l’empowerment, il rispetto della dignità di ogni individuo con un’attenzione particolare al presente.
Sempre dalla psicologia umanistica derivano i suggerimenti riguardanti le caratteristiche del tutorato: genuinità, congruenza, autenticità, empatia, fiducia e valorizzazione dell’autonomia e delle capacità di autorealizzazione della persona accompagnata. Infine, Salini sottolinea l’importanza di un approccio sistemico alla consulenza considerando la persona accompagnata e il suo comportamento come facenti parte di uno specifico sistema di relazioni (contesto).

Relatrice
Deli Salini
Docente, ricercatrice senior e consulente.

Descrittivo
In questo video Deli Salini presenta gli aspetti della consulenza secondo una prospettiva semiotica, ovvero la modalità con cui le persone danno significato al mondo. Illustra le tre dimensioni principali della consulenza: mimetica, dialogica e narrativa approfondendo in particolare quella mimetica.
Salini accosta la dimensione mimetica al termine “risuonare” e descrive il consulente come colui che offre uno spazio di risonanza per l’esperienza e le intenzionalità dell’altro, differenziando la “consonanza intenzionale” (Gallese, 2007) dall’empatia. È una dimensione immediata, che trascende il ragionamento ed evoca corporalità ed emozioni.
Le nostre emozioni, infatti, sono in grado di fornire informazioni utili alla dimensione mimetica e per questo motivo Salini invita ad approfondire “l’arte di ascoltarsi mentre si ascolta”.

Relatrice
Deli Salini
Docente, ricercatrice senior e consulente.

Descrittivo
Deli Salini presenta la dimensione dialogica della relazione di consulenza. Introduce l’argomento evidenziano la natura interiore del dialogo. Come affermava già Platone “il pensiero non è un monologo interiore ma è sempre inscritto in relazione con un’alterità”. Il colloquio diventa dunque, come afferma Rosenthal, una possibilità evolutiva del dialogo interiore apportando conoscenze, ipotesi, spessore argomentativo.
Salini illustra le modalità di interazione comunicativa sottolineando ad esempio l’importanza delle modalità di riformulazione in un colloquio e l’importanza del feedback. Conclude affermando che un dialogo autentico porta sempre trasformazione ad entrambe le persone coinvolte.

Relatrice
Deli Salini
Docente, ricercatrice senior e consulente.

Descrittivo
Deli Salini conclude i video dedicate alla relazione di consulenza presentando la dimensione narrativa. Suggerisce di concludere il colloquio con dei piani d’azioni o con scenari di possibilità concretamente realizzabili. Questo permette di valorizzare i principi di autonomia e autodeterminazione della psicologia umanistica presentati nel video dedicato alla dimensione dialogica. La dimensione narrativa si articola dunque come sguardo al possibile, come dimensione progettuale.
Le tre dimensioni non sono da intendersi separatamente ma come elementi che si intrecciano, richiamano e sostengono a vicenda.

Relatrice
Anna Vidoli
Ispettrice socio-educativa presso l’Ufficio per il sostegno a enti, famiglie e giovani (UFAG, Cantone Ticino)

Descrittivo
Anna Vidoli introduce il tema dei diritti di bambini e giovani nel contesto scolastico. Dopo un breve istoriato che spiega la nascita della Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, stipulata nel 1989 e composta da una cinquantina di articoli, percorre quelli più interessanti rispetto alla possibilità di implementarli nella dimensione scuola. Solleva una serie di interrogativi in relazione alle tematiche affrontate per stimolare la riflessione tra il personale scolastico attivo nell’ambito della scuola dell’obbligo e della scuola del livello secondario II. Infatti, è a questa fascia d’età (0-18) che la Convenzione si rivolge. L’implementazione degli articoli della Convenzione permette il rispetto dei diritti del fanciullo e la promozione di un concetto più ampio di benessere.

Relatrice
Anna Vidoli
Ispettrice socio-educativa presso l’Ufficio per il sostegno a enti, famiglie e giovani (UFAG, Cantone Ticino)

Descrittivo
Anna Vidoli introduce i diritti di bambini e giovani nel contesto scolastico. Dopo un breve istoriato che spiega la nascita della Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo stipulata nel 1989. In questo contributo, Vidoli presenta gli articoli che veicolano il concetto di partecipazione identificandone i punti chiave e mettendo in luce le competenze che l’adulto deve mettere in campo per poter implementare in modo adeguato gli articoli della Convenzione. Oltre a presentare in maniera generale alcuni articoli, Vidoli porta l’attenzione sulla loro effettiva implementazione a scuola sottolineando le condizioni quadro necessarie affinché essi possano essere applicati e rispettati.