Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Monitoraggio e prevenzione

Anche nel nostro Cantone, come nel resto della Svizzera, è attivo un sistema di sorveglianza per rilevare immediatamente la presenza della malattia sul territorio. Questo consiste in un monitoraggio passivo, che prevede l’esame delle carcasse di cinghiali trovati morti, e in un monitoraggio attivo, eseguito tramite controlli a campione, su cinghiali cacciati sia nel periodo di caccia sia nell’ambito del contenimento dei cinghiali (guardia campicoltura). 

Numerosi fattori legati al virus, alla conformazione del territorio, e alla gravità dei danni correlati all’epidemia, fanno della prevenzione un momento fondamentale.

Come abbiamo visto, il virus è molto resistente nell’ambiente, in cui sopravvive mesi nelle carcasse di cinghiali morti o nel terreno circostante. In secondo luogo, la conformazione del nostro territorio, percorso da valli strette e profonde, renderebbe molto difficile la ricerca e in seguito l’eliminazione delle carcasse di animali morti. Inoltre, dopo il periodo iniziale in cui la mortalità è molto alta, i cinghiali portatori del virus possono sopravvivere a lungo, infettare un maggiore numero di cinghiali e entrare altresì in contatto con suini domestici: in Ticino questo tipo di contatto è favorito dalla presenza di tenute di suini domestici molto piccole, composte da pochi esemplari. Questa tipologia di allevamento è spesso preferibile dal punto di vista del benessere animale (possibilità di uscita all’aperto, pascolo e spazi più ampi per gli animali). D’altra parte, in mancanza di adeguate misure di biosicurezza, questa gestione degli animali comporta un forte rischio sanitario legato alla possibilità per i suini domestici di entrare direttamente in contatto con cinghiali infetti. 

Le conseguenze economiche della diffusione della malattia possono essere molto pesanti e coinvolgono, oltre agli allevatori, tutta la filiera della carne. È stato stimato che, per il solo stato del Belgio, in cui l’epidemia ha interessato unicamente la popolazione dei cinghiali e non dei suini domestici, le perdite finanziarie hanno raggiunto i 600 milioni di euro. 

In caso di epidemia o di comparsa di un focolaio, la nostra normativa prevede restrizioni molto severe, tra cui il divieto di caccia e di accesso per le persone alle aree boschive e territori in cui è presente la malattia nei cinghiali (analogamente a quanto prescritto nell’UE). Se la malattia colpisce i suini domestici, l’azienda è posta sotto sequestro e gli animali abbattuti. Attorno al focolaio sono istituite delle zone di protezione e di sorveglianza (3 risp. 10 km) all’interno delle quali vigono severe misure per evitare il diffondersi della malattia. In aggiunta, tutte le relazioni commerciali di import-export di animali vivi suscettibili, o di prodotti carnei, risentirebbero gravemente e potrebbero addirittura essere interrotte. 

Non possiamo illuderci: in Ticino una risoluzione rapida del problema, come è avvenuto per la peste suina classica nel 1999, sarebbe molto improbabile. Il virus della peste suina classica è molto meno resistente nell’ambiente. Negli ultimi anni, inoltre, la popolazione di cinghiali sul nostro territorio è praticamente raddoppiata. È quindi fondamentale adottare fin da subito tutte le misure possibili per impedire l’introduzione del virus in Svizzera. 
Tra queste, evitare l’importazione di carne cruda e insaccati dai paesi o dalle zone a rischio. Tutti gli scarti di cucina che contengono, o sono entrati in contatto con alimenti di origine animale, devono essere raccolti correttamente nel sacco dei rifiuti e smaltiti nel cassonetto. Per questo motivo anche la raccolta comunale dell’umido e la gestione degli ecocentri deve prevedere soluzioni che impediscano l’accesso degli animali selvatici ai rifiuti, come, ad esempio, recinzioni e contenitori adeguati.

Poiché il virus è molto resistente nell’ambiente, e può essere trasportato attraverso i vestiti e i veicoli, chi entra o rientra in Svizzera da paesi o zone a rischio, dove è entrato in contatto con maiali o cinghiali, è tenuto ad evitare qualsiasi contatto diretto o indiretto con suini domestici o cinghiali. In caso di particolare sospetto le superfici di attrezzature, vestiti o veicoli devono essere puliti e disinfettati. 

Ai detentori di suini ricordiamo inoltre che la nostra legislazione prevede il divieto di foraggiare i suini con scarti di cucina, e l’obbligo di attuare tutte quelle misure necessarie per evitare qualsiasi contatto tra i suini domestici e i cinghiali. 
In caso di dubbi sullo stato di salute, o di morte improvvisa in maiali domestici o di allevamento, occorre contattare immediatamente il proprio veterinario aziendale.

Per domande di carattere generale contattare l’UVC all’indirizzo pestesuina@ti.ch o telefonando allo 091 814 41 08.