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Breve storia dell'archeologia ticinese

La presa di coscienza  volta alla salvaguardia dell’archeologia ticinese è strettamente legata all’impegno e all’interesse di alcune personalità ticinesi, svizzere e italiane, che a partire dalla fine dell’Ottocento si occuparono di raccogliere il patrimonio archeologico del Cantone e di redigerne i primi elenchi.

I numerosi ritrovamenti archeologici dell’epoca, in parte inesorabilmente dispersi, in parte venduti ai grandi musei allora esistenti, posero ben presto il problema della tutela e della conservazione in loco del patrimonio archeologico cantonale.

È datato al 1905 il primo Decreto legislativo circa gli scavi per la ricerca archeologica, con il quale si avviò il processo di regolamentazione degli scavi archeologici e del commercio antiquario.

Il decreto stabiliva infatti che ogni attività di scavo e qualsiasi  ritrovamento occasionale dovevano essere segnalati al Consiglio di Stato per ottenere l’autorizzazione a procedere, e che gli oggetti rinvenuti - anche fortuitamente - spettavano per due terzi allo Stato.

L’attenzione prestata dalle autorità cantonali alla salvaguardia del patrimonio artistico e archeologico si concretizzò nel 1909 con l’entrata in vigore della Legge sulla conservazione dei monumenti storici e artistici e del relativo Regolamento di applicazione, e con la creazione della prima Commissione cantonale dei monumenti.

Nel 1919 venne istituito l’Ispettorato cantonale dei monumenti, che diede un grande apporto alla sorveglianza sul patrimonio archeologico del nostro Cantone.

Un’ulteriore svolta all’archeologia ticinese venne impressa nel decennio compreso fra il 1930 e il 1940 dai campi di lavoro diretti da Christoph Simonett per conto della Commissione svizzera del lavoro archeologico volontario.

L’operato di Simonett venne in seguito portato avanti da Aldo Crivelli, che continuò l’esplorazione delle necropoli e salvò dalla dispersione numerosi contesti archeologici, che ancora oggi costituiscono il nucleo del patrimonio del Cantone Ticino.

La creazione dell’Ufficio dei monumenti storici nel 1963 rappresentò una svolta istituzionale e organizzativa, poiché dotava la Commissione già esistente di uno strumento operativo più efficace e in grado di garantire interventi di salvaguardia sul territorio.

Dal 1969 al 1994 l’Ufficio dei monumenti storici fu diretto da Pier Angelo Donati, che diede un notevole impulso alla ricerca archeologica, ma anche all’indagine sui monumenti, alla dendrocronologia e alle pubblicazioni.

Nel 1997, anno dell’entrata in vigore della Legge sulla protezione dei beni culturali, l’Ufficio dei monumenti storici  è stato riorganizzato ed è diventato l'Ufficio dei beni culturali.