Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana - Fascicolo 94

453 DOMénIGA DOMénIGA zona, Arbedo-Castione, CampoVMa., Intragna, Gamb., Ligornetto), dumèni¥a (Biasca, Ons., Cugnasco), dümé- niga (Carasso, Lodrino, Biasca), dumèni¥e (Sementina, Montecarasso), dümèni¥e (Sementina), duménighe (Medeglia, Robasacco, Sobrio, Bironico), dumènighe (Gerra Gamb.), duménigna (Auressio, Berzona, Rus- so), dumigna (Malvaglia), dumíneca (Indemini), dumínega (Bedigliora), duminga (Curio), dumin¥a (Cavergno), düminghi (Gorduno), dumingi (Chiro- nico), dumínica (Aquila, Indemini, Bedano, Aranno), dumíniga (Biasca, Leontica, Prugiasco, Lottigna, circ. Olivone, Brissago, Orselina, Muralto, Minusio, Bedigliora, Curio, Bogno), dumíni¥a (Marolta, Ponto Valentino), endoménga (Lumino), indoménga (Soaz - za), indomènga (Mesocco, S. Domenica, Cauco), indu- ménga (Cresciano, Lodrino, Mesocco, Breg., Posch.), indumènga (Mesocco, Poschiavo), induménghe (Cla- ro), induminghi , indüminghi (Gorduno); – s.m. domén- ga (Stampa [1]). 1. Settimo giorno della settimana 1.1. Ra duméniga l’è ur dí dru Signór , la do- menica è il giorno consacrato al Signore (Grancia), le duménge l’é féste e tucc i bói cristiái e vann a mésse , la domenica è giorno festivo e tutti i bravi cristiani vanno a messa (Chironico), la duméniga l’è dí da fèsta e da ripòs , la domenica è giorno di festa e di riposo (Giubiasco), ur Signúr l’a fai la duméniga par riposaa , il Signore ha creato la do- menica per riposare (Gravesano [2]), ul liber l’èra p∑ ra dumíniga, d saba n gh’èra mía , il giorno li- bero era di fatto la domenica, di sabati [liberi] non ce n’erano (Aquila [3]), ura domíniga l’è ra belézza da setimana , la domenica è la bellezza della set- timana (Astano), la duménga l’è la fèsta di ciocatt , la domenica è la festa dei beoni: perché ci si può ubriacare (Pura), ala duméniga guaia a mía métt s® la camisa bianca , la domenica guai a non met- tere la camicia bianca (Mendrisio). In passato l’obbligatorietà del riposo domeni- cale era regolamentata da specifici decreti ema- nati dall’autorità politica, come ad esempio in Bregaglia, dove nel 1686 tra le varie prescrizio- ni emesse dal podestà della valle vi erano quelle riguardanti l’osservanza dei giorni festivi, che sancivano per chiunque il divieto assoluto, nei giorni di domenica o di altre feste ordinate, di «lavorare nessuna sorte di carichi, né far conti, … andare o venire fuori delle Alpi con alcun ca- rico … raccogliere castagne, … passare per la no- stra valle con cavalli e altre menadure», pena una salata ammenda [4]; similmente in Valle di Blenio vigeva l’ordinanza «che resta affirmato l’ordine … d’osservare la santa festa … come le altre feste di precetto con scudo di pena alli con- traffacenti» (Malvaglia 1768 [5]), mentre negli statuti settecenteschi di Poschiavo e Brusio, al capitolo sull’«innoservanza delle sante domeni- che , giorni del S. natale et Assunta di Maria Ver- gine», si sentenzia che «chiunque ardirà violare le sante feste suddette lavorando con opere ser- vili manuali o con edifici, o con alcune bestie in- corra nel castigo di lire 3 imperiali» [6]. 1.2. Con significato temporale: dumèndia pas- sèda l’éra ra Fésta fadarèla , domenica scorsa era la Festa federale (Ludiano), s’a cuménza a piòu in duméni¥a, a piòu tüta la sedmana , se comincia a piovere di domenica, pioverà tutta la settimana (Comologno), cfr. al par. 4.3.; giüst duméniga vòtt , giusto domenica otto: proprio una settimana fa (Gravesano [7]). Le forme prefissate con in- ricorrono per lo più con questo valore e si usano, a detta di alcuni informatori, in riferimento a una specifica dome- nica (di solito quella precedente o immediata- mente successiva), in opposizione alla forma pri- mitiva che designa invece una domenica qualsiasi, il giorno di domenica in generale: indüminghi adèss / ch’a végn , domenica adesso/ che viene: la do- menica prossima, ventura (Gorduno), induménga sóm stacc e spass , domenica [scorsa] sono andato a spasso, ma la duménga i vòi a spass , [di solito] Fig. 115. Il precetto di santificare le feste, e in par- ticolare la domenica, ha avuto verso la fine del Medioevo una rappresentazione nell’immagine del Cristo aggredito da attrezzi impiegati nei lavori quo- tidiani (v. D. Rigaux, Le Christ du dimanche, Paris 2005; M. Foletti, Arte + Architettura in Svizzera 60, 2009, pag. 42-45). Una testimonianza che si conser- va nella Svizzera italiana è costituita dall’affresco di Antonio da Tradate e figlio, datato al 1508, nella chiesa di S. Michele ad Arosio: il frammento supe- riore oggi rimasto permette di riconoscere, sulla de- stra, una rocca con il fuso e, sulla sinistra, una pic- cola ascia, collegate con un raggio a ferite sul corpo di Cristo (UBC, fot. M. Pacciorini).

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