Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana - Fascicolo 94

460 DOMInéVUL DòMInUM nòSTRUM B i b l.: [1] Cfr. R OhLFS , GrIt. 3.1150. [2] ReW 2733a, S ALVIOnI -F ARé , Postille 2733a, DeI 2.1378, DeLI 2 492. Galfetti DòMInI In PIGnATTA (d ä mini in piñátta) nella locuz.v. laurá per – , lavorare gratuitamen- te, senza compenso, senza profitto (Soazza). Al pari della locuz. malvagliese par dòminum ca- vigia ‘gratuitamente’ (≠ cavigia , par. 5.2.), si tratta di una formazione di tipo scherz. coniata verosimilm. sul modello di un’espressione liturgica o scritturale non identificabile (nel primo segmento si ravvisa il ge- nitivo del lat. D Å MInUS ‘signore, padrone’), in combi- nazione con la parola it. pignatta (o suppostamente tale, vista la grafia con doppia cons. usata dal corri- spondente del VSI) . Per il senso verrebbe da avvici- narla alla locuz. sin. di Poschiavo laurá par dòminum nòstro ‘lavorare per nostro Signore’ (≠ dòminum nò- strum ), mentre il riferimento alla pignatta si spie- gherà col fatto che un’attività esercitata per la sola gloria di Dio, ovvero a titolo gratuito, non consente di mettere nulla in pentola. Galfetti DòMInO 1 (d ä mino) s.m. Domino. V a r.: dòmino , dòminu ; dòmin (Gandria), dominò (Linescio, Palagnedra). Na partida a dominò , una partita a domino (Palagnedra), i tavulètt du dòminu , le tessere del domino (Robasacco), mé u mai sant® ca ≤é a Lü- dièi i giü¥èva a dòmino , io non ho mai sentito che qui a Ludiano giocassero a domino (Ludiano); fá dòmino , fare domino: esaurire per primo le pro- prie tessere, assicurandosi così la vittoria. – A Gerra Gamb. e Lamone, indica anche la singola tessera usata nel gioco. Il termine designa il gioco francese diffusosi in Italia a partire dalla seconda metà del xVIII sec., ma poco praticato se non addirittura sconosciuto nella SvIt., almeno in base alle sparute attestazioni e alle scarne informazioni trasmesse dai corrisp. locali del VSI. – ¬ l’it. domino (o dominò , agli inizi dell’Otto- cento) ‘gioco che si fa con 29 tessere, e nel quale vin- ce chi per primo riesce a disfarsi di tutte le proprie tessere’, che riprende a sua volta il fr. domino [1]. La forma it. (antiquata) dominò e quella corrispondente dial. riflettono la pronuncia francese. B i b l.: C heRUB . 2.49, Giunte 76. [1] DeI 2.1379, DeLI 2 492, P RATI , VeI 380, n O - CenTInI 351, FeW 3.131, ReP 566, DeLT 1.1039. Galfetti DòMInO 2 (d ä mino) nella locuz.avv. par un – , per poco, a stento, a malapena. V a r.: dòmin (Brusino Arsizio, Mendrisio), dòmino (Lumino, Biasca, Pollegio, Locarno, Verz., SottoC.), dòminu (Stabio). La m’è naia bén pa n dòmino , mi è andata bene per un pelo (Melide), culpi che … quand par- tivan, bütavan f∑ na fiamada che pa n dòmin ga brüsava migna i cavii , colpi che quando parti- vano, sprigionavano una fiammata che per poco non bruciava loro i capelli (Mendrisio [1]), l’è rüvò sciá per üm dòmino , è arrivato appena in tempo (Biasca [2]), sto camín al sta s® par on dò- mino , questo camino regge per miracolo (Polle- gio), stá in pèe par un dòmino , stare in piedi a fa- tica: di persona malferma o malata (Brusino Arsizio). Dalla formula lat. « per Christum Dominum no- strum » che generalmente concludeva il testo degli oremus recitati dal sacerdote nella liturgia della mes- sa in latino e alla quale i fedeli rispondevano con ≠ amen ‘amen’, parola che ha conosciuto nel linguaggio popolare impieghi e stravolgimenti semantici analo- ghi. – Cfr. ≠ dòminum nòstrum . B i b l.: [1] B USTeLLI , Alura 93. [2] S TROzzI 60. Galfetti DòMInO e DOMInòROM (d ä mino e domin ä - rom) locuz.s. Padrona assoluta (S. Abbondio). espressione affine a ≠ dòmine e dominante ‘pa- drona assoluta’, estrapolata con ogni probabilità dal versetto lat. « confitemini Domino dominorum, quo- niam in aeternum misericordia ejus » ‘ringraziate il Signore dei signori, poiché egli è sempre misericor- dioso’, del Salmo 135. – V. anche ≠ d ó mina . Galfetti DòMInUM nòSTRUM (d ä minum n ä strum) nella locuz.avv. par (un) – 1. Per poco, a stento, a malapena (Medeglia, Isone, Sementina, Loso- ne). – 2. Gratuitamente, per niente (Poschiavo); – per carità (Osogna, Biasca, Roveredo Grig.). – 3. In rovina, in malora, a catafascio (Arvigo).

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