Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana - Fascicolo 94

493 DOnéLL DOnRéBO come antiquato) [1]; i materiali quasi coevi del VSI permettono di aggiungere dunèll raccolto a Viggiù. Cherubini lo documentava anche «nelle campagne della Brianza» fra «vari contadini» [2]; anteriorm. all’Ottocento, doveva caratterizzare anche il mil., stando alla sua occorrenza nelle raccolte lessicali di B. Dei (1485) e in una farsa di G.G. Alione (1521) [3]. V. ancora, con diversa uscita, il com. donìn ‘co- niglio’ [4]. Dal coniglio, il mil. donèll è passato inol- tre a indicare il porcellino d’India [5] (detto anche, in com. e mil., dunisöö [6]), un tempo allevato an- ch’esso per uso alimentare. – Salvioni ha collocato il mil. donèll ‘porcellino d’India, coniglio’ fra i conti- nuatori del lat. D Å M ( I ) nU ( M ) ‘signore’ [7], formatosi con l’esito di - æ LLU ( M ). etimo e forma dimin. sem- brano richiamare il caso dell’it. donnola [8] ma, co- me osserva Lurati, mentre questa denominazione tabuistica è sorta per paura, allo scopo di accatti- varsi un animale temuto, è difficile riproporre la stessa motivazione per il coniglio [9]. non è da escludere l’azione di un tipo diverso di interdizione linguistica, che riguarda la libidine presupposta dalla proverbiale prolificità dell’animale [10]. Si può in ogni caso essere concordi con Lurati nell’in- terpretare il term. come ‘signorino’, ‘damerino’, in riferimento a un animale che «si presentava grazio- so e faceva molte conquiste femminili» [11]. B i b l.: C heRUB . 2.50. [1] AIS 6.1120 P. 234,263,265,274-275,284,286; cfr. B IeLLA 377, C AReTTA 57, P eRI 190, S AMARAnI 80. [2] C heRUB . 2.50. [3] F OLenA , StFI 10.122, cfr. A LIOne 209.323. [4] M OnTI 70, L OCATeLLI 29. [5] C heRUB . 2.50. [6] M OnTI 70. [7] S ALVIOnI -F ARé , Postille 2741, ripreso in C ORTeLAzzO -M ARCATO 182. [8] DeLI 2 493. [9] L URATI , qSem. 23.160. [10] Cfr. h eInz M OhR 127, C heVALIeR -G heeRBRAnDT 2.18b. [11] L URATI , qSem. 23.160. Petrini donésse, -néta, -netada, -nétt ≠ dòna 1 DÓnGA (d GÇ ga) nella locuz.avv. al – , penzo- loni, ciondoloni (Sonogno). Orécc ch’a va al dónga , orecchie a penzoloni, rizz ch’a végn sgi® al dónga , ricci che scendono ai lati del viso. Da una base imitat. * DOnD - che esprime ‘movi- mento oscillatorio regolare’ [1]. Forme con g sono at- testate non solo nel panorama italorom. bensì anche nelle altre lingue romanze [2]; particolare invece l’uso dell’articolo singolare maschile, in luogo del femmi- nile, con l’uscita avverbiale in -a . B i b l.: [1] ReW2748, FeW3.138, LeI 19.115-119, DeLT 1.1040. [2] LeI 19.130. Genasci donín ≠ dòna 1 DOnRéBO (donr s bo) s.m. Tipo di soffietto per solforare la vite. V a r.: donrébo (Giornico, Intragna, Brissago), don- rébu (Montecarasso). La corrispondente di Brissago per il VSI pre- cisa che, nel serbatoio, questo soffietto «contiene una piccola spazzola che polverizza lo zolfo che deve passare dalla canna». Il dato di Giornico proviene dalle inchieste con- dotte da e. Ghirlanda nel 1954, gli altri dai Mat. VSI risalenti ai primi decenni del novecento. Si tratta del marchionimo «Don Rebo», che parrebbe ispirarsi al nome dell’immaginario parroco cui l’agronomo Giu- seppe Antonio Ottavi (1818-1885) attribuisce gli in- segnamenti – in realtà lezioni scolastiche dello stesso Ottavi – raccolti nel proprio fortunatissimo volume «I segreti di Don Rebo. Lezioni di agricoltura pratica» (Casale Monferrato 1853) [1]. La «Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia» del 17.12.1891 menziona, a pag. 4909, un «Ottavi Ottavio del fu Giuseppe a Casale Monferrato» come titolare di una privativa indu- striale per la «solforatrice con trituratore Don Rebo ». B i b l.: [1] Cfr. DBI 79.808-810. Petrini Fig. 128. Solforatrice Don Rebo; nel disegno viene mostrato l’interno del serbatoio, con il trituratore a spazzole che garantisce una distribuzione uniforme dello zolfo (da A. Bruttini, Il libro dell’agricoltore, Mi- lano 1913, pag. 206).

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