Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana - Fascicolo 94
495 DOn◊énA DOn◊énA dòpo i ndava gi® ar mercád, i r vendéva, … a Lü- ín , portavano magari qualche dozzina di uova, un panetto di burro: dopo andavano al mercato, lo vendevano, a Luino (Sessa [4]); – doc.: «un ce- stino entro una donzina ovi et queli segnati sono freschi» (Meride 1739 [5]); – con gioco di parole fra fá ‘fare’ e fá ‘dare come risultato di un con- teggio’: «superióra, la sa còs i fa i apòstol in pa- radís?» «nò» «nò? Ma i fa na don√éna!» , «madre superiora, lo sa cosa fanno gli apostoli in para- diso?» «no» «no? Ma fanno una dozzina!» (Rove- redo Grig. [6]). 2. Pensione, prestazione di vitto e alloggio presso un privato Tegní in don√éna (Gandria), staa a √on√éna (Palagnedra), abitè ala don√éna (Rossura), tene- re/ stare/ abitare a dozzina, al viv in dun√ina , vive a dozzina (Soglio); – a Poschiavo, dun√éna , compenso, prezzo pagato per la prestazione di vitto e alloggio. Il termine ricorre in numerosi documenti per indicare varie tipologie di dimora presso terzi, quali le residenze di sacerdoti e chierici presso laici o altri ecclesiastici: «Il terzo Canonico … per quello io so è buono prete, vive in dozena però in casa honorata, non havendo casa» (Locarno 1596 [7]), «in casa non tengo altri eccetto dui clerici quali tengo a donzena et gl’ensegno» (Marchiro- lo, antica pieve di Agno 1591 [8]); designa inoltre le pensioni per gli studenti e gli alloggi degli sco- lari e degli apprendisti presso l’abitazione del maestro, anche con riferimento al compenso da pagare: «il fratell Giulio per proseguire li suoj Studij sta a Como, e nella Donzena » (Roveredo Grig. 1728 [9]), «sia noto et manifesto ... come io ... mi sono obbligato a tener scola ..., et me sono convenuto... con li patti sottoscritti ...: 1. Il sig. Locotenente Giov. Jegher, oltre alla casa esibita gratis, per il suo figlio pagherà di dozena Lire Terzole 6 al mese» (Cresciano 1651 [10]), «si fa noto et manifesto come messer Gio. Batta ... ac- corda Antonio Maria suo figlio ad Mr. Giacomo ... per insegnarli l’arte del falegname ...; et che per il primo anno detto Mr. Gio. Batta paghi, per donzena del medemo, lire cinquanta di Milano ... che occorrendo, che Dio non voglia, che detto An- tonio Maria morisse ... detto Mr. Giacomo sij ob- bligato ... restituire ... la detta donzena ... ; et che detto Mr. Giacomo debba … darli da magnare, et bere competentemente, farli inbiancare li panni, et quelli acconciarli» (Mendrisio 1689 [11]); – il termine « donzena » è stato anche impiegato per indicare il salario corrisposto a una balia che si prende cura di un trovatello (Mendrisio xVIII - xIx sec. [12]). 3. Locuzioni, modi di dire 3.1. A don√énn , a dozzine: in quantità; da piöcc e da fémi al ga n’é a dun√éni , di pidocchi e di don- ne ce ne sono in quantità (Poschiavo [13]). 3.2. Da don√éna , da dozzina: dozzinale, di scarso valore; ròba de don√éna , abiti di poco pre- gio (Soazza), scarp da don√éna , scarpe malfatte, sformate (Rovio), sart de don√èna , cattivo sarto (Brione Verz.), l’è n poéta de don√éna , è un poe- ta da strapazzo (Sonvico); aMoghegno, ómda do- zina , uomo di malaffare. 3.3. Fá frecass par na dun√éna , fare fracasso per dodici: un grande baccano (Grancia). – Se la massèra l’è in véna la vénd vòtt öv par dun√éna , se la massaia è in vena vende otto uova al prez- zo di una dozzina: fa grandi affari (Vacallo). 3.4. ≥üntaa trédas öu par la dun√éna (Campo VMa.), vé¥ trédas év par √un√éna (Russo), vè¥ trè- des öv per dun√ène (Montecarasso), contare/ avere tredici uova per (la) dozzina: essere av- vantaggiato, agiato, fortunato, vègh trédes öv par don√éne sénza qui ch’a s rómp , avere tredici uova per dozzina senza quelle che si rompono: avere un vantaggio grandissimo (Gerra Gamb.), u gh’a tré- das öv par don√éna e u s laménta ammò , ha tre- dici uova per dozzina e si lamenta ancora: è in- contentabile (Locarno); – u vó trédas öv par na dun√éna , pretende troppo, l’impossibile (Airolo). 4. Derivati don√enant (Gandria), don√elant (Castasegna), dozinant (Lug.), dun√elant (Arogno, Poschiavo) s.m. Dozzinante, pensionante. Doc., con riferimento ai pensionanti presso le abitazioni dei parroci: «Bonino de Massagno altre volte mio dongellante a Cureia» (Comano 1563 [14]). esito atteso del lat. DU Å DeCI ( M ) ‘dodici’ in unione con il suff. -éna proprio dei numerali collettivi [15]; cfr. la forma it. sett. ant. dozzena [16]. Lo sviluppo di - DeC I - > -de≈ - > -d≈- > -√- si è verificato, in misura più limitata e in tempi probabilmente più recenti, anche in alcune var. di ≠ quindaséna ‘quindicina’: v. quin- √éina (Aquila), qüin√èina (Ponto Valentino). L’epen- tesi di - n - nella maggior parte delle var. è sorta forse per anticipazione della nasale dell’ultima sillaba [17]; – le forme con √- sono dovute ad assimilazione [18]; – le var. do-/dun√elant del deriv. (par. 4.) si spiegano con la dissimilazione n-n > n-l [19], riscontrabile per la stessa voce anche in alcuni altri dial.lomb. e nel rom. [20]. – Il significato di ‘prestazione di vitto e al- loggio’ (par. 2.), che è anche dell’it. dozzina , di alcuni dial.it.sett. e del rom. [21], sarà sorto da quello di ‘compenso pagato per tale prestazione’ e rimanderà a una modalità di pagamento basata su un importo
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