Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

fALACiÓS 257 fALAA FALAA (fal) agg. Sbagliato, mancato. V a r.: falaa (Gandria, Viganello, Rovio, Pedrinate, SopraP.), falád (Torricella-Taverne), faló (Dalpe, Airolo), falò (Osco, Torricella-Taverne), falòo (Verscio, Cavigliano), falóu (Malvaglia, Olivone, Chironico, Soazza), falú(Poschiavo). 1. Solo in qualche rara attestazione nel senso di ‘sbagliato, scambiato con un’altra cosa’: l’é la clèv falèda, è la chiave sbagliata (SopraP. [1]); – qui anche la locuzione vita falada (Rovio, Poschiavo), … falèda(Malvaglia, Olivone), vita sbagliata, mancata: scioperato, fannullone, perdigiorno. 2. Malriuscito, che presenta difetti di fabbricazione (Osco, Verscio, Cavigliano, Torricella-Taverne, Gandria, Pedrinate, Soazza, Stampa): casgil falaa, formaggio non riuscito (Stampa [2]), pan falaa, pane malriuscito (Pedrinate), pènn falò (Osco), ròba falada (Cavigliano), panno, tessuto difettato, con imperfezioni nella trama. 3. Di pianta o frutto, poco sviluppato, improduttivo, sterile, vuoto, che non giunge a maturazione (Chironico, Dalpe, Viganello, Soazza): nósg falóu, noce che dà pochi frutti (Chironico), pcianta falada, pianta sterile, improduttiva (Soazza), spía falèda, spiga vuota, senza grani (Dalpe); – di animale: bés’cia falada, vacca difettosa (Soazza). 4. Ad Airolo, in uso sostantivato, individuo inetto, incapace: l’a maridó dumá na tè pòura falèda, ha sposato solo una buona a nulla [3]. Part. pass. di  falá. B i b l.: [1] GiACOMeTTi 92. [2] SChAAD, Breg. 125. [3] BeffA123. Galfetti FALABRÁGH (falabrk) s.m. 1. Minchione, sempliciotto (Sonvico). – 2. Persona pigra, inetta, buono a nulla (Malc.). V a r.: falabracch(Malc.), falabrágh(Sonvico). Voce d’area piem. che si propaggina con minime varianti (anche in forma agg.), nei dial. pav., vogher., mil., crem. e lig. centr. (PietraLigure, imperia), inuna gamma dimodulazioni semanticheoscillanti tra ‘persona grande e grossa; uomo grande, ma disadatto; persona sciocca e inetta, generalm. alta; bietolone, semplicione, citrullo; uomo adulto che fa ancora delle fanciullaggini; fannullone, buono a nulla’; ‘grossolano, goffo (Bellino, elva); epiteto affettuoso per bambino (Quarna Sotto); fantastico, bizzarro, singolare (Milano, Crema, Briga, Carnino); pasticcione, imbroglione (Pietra Ligure)’ [1]. – L’etimo è incerto e controverso: secondo il Levi il term. nascerebbe dall’incrocio tra Fier à bras (fortebraccio, personaggiogigantescodell’epica carolingia) con falürcu ‘uomo sgarbato e goffo’; il Gribaudo postula l’incontro di falurco‘sciocco’ con fërlochèt ‘fraschetto, vanerello’; il Lei lo registra tra i composti del lat. BRACAe‘brache’, senza però spiegarne la componente iniziale [2], per la quale, vista l’esistenza del tipo calabrache, ci si chiede se f- non possa in qualche modo rendere la spirante ch del lat. regionale ChALāRe‘far scendere’ (di origine greca), passaggio effettivamente riscontrabilenel corso ffalá ‘discendere, cadere’ e nel sardo ant. falar‘scendere’ [3]; il RePpropende invece per una sua derivazione dall’occit. falabrego‘bagolo, bacca greca’ < făBA(M) GRAeCA(M) ‘id.’ (con assimilazione consonantica b-g> b-b, successiva dissimilazione b-b> l-be assordimento della cons. finale), ammettendo un trapasso semantico da ‘bacca’ a ‘sciocco’ parallelo a quello dell’it. fagiolo (cfr. anche  fasöö ‘fagiolo’) [4]; quest’ultima proposta, tuttavia, non appare convincente, ostandovi il riferimento alla caratteristica fisica della grandezza e della grossezza che accompagna molte delle definizioni e che difficilmente può ispirarsi all’immagine di una bacca. Ciò rende più accreditabile la prima ipotesi, vale a dire quella deonomastica sostenuta daLevi [5] e ci si interroga, come congettura alternativa, se non sia istituibile un legame con la figura del gigante Fallalbacchio, le cui vicende sono celebratenel poema IlMorgantedi Luigi Pulci, attraverso una dissimilazione l-l > l-r e successiva metatesi della vibrante, favorita forse dalla sovrapposizione di braga ‘braca’. SecondoV. Rossi, il nome varrebbe ‘sciamannone, abborracciatore’, «uno che fa le cose al bacchio o a bacchio, cioè a vanvera, a casaccio» [6]. B i b l.: CheRuB. 2.470. [1] SAnT’ALBinO 546, LeVi 116, CLeRiCO 33, PReLLi 64, GRiBAuDO-SeGLie 2.315, VOLA 89, MASSAjOLi 135, MASSAjOLi-MORiAni 189, CuLASSO-ViBeRTi 193, ViGnOLA 169, BAROne 135, VPL 2.33, CheRuB. 2.470, SAMARAni 87, MARAGLiAnO, Diz. 221, AnnOVAzzi 122. [2] LeVi 116, GRiBAuDO-SeGLie 2.315, Lei 6.1652. [3] V. Lei 9.879.36-40. [4] ReP 599. [5] MiGLiORini, nome proprio 162-163, xxix. [6] V. Rossi, Scritti di critica letteraria, firenze 1930, vol. 2, pag. 367 n. 3. Galfetti FALACIÓS (falačs) agg. ingannevole, fallace. V a r.: falaciós (Camignolo), sfalaciús (Castasegna, Soglio). Si dice normalmente di frutti, piante o terreni agricoli: i véscuv inn sfalaciús, i véscuv [= varietà di castagno] sono fallaci: non sempre giungono a

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