Centro di dialettologia e di etnografia
179 DENEDAA DENEDAA nuto sacro del ginepro e le motivazioni del parti- colare aspetto delle sue bacche v. il par. 1.9.3.2. 1.22.3. Racconti didascalici Diversi racconti sottolineano il valore di un comportamento altruistico e solidale in occasio- ne della festività. Una ragazza brutta e gobba, a cui nella notte santa viene offerta la possibilità di beneficiare delle tre grazie che si riteneva ve- nissero dispensate ogni anno da Gesù per la cir- costanza, rinuncia a chiedere di essere bella per favorire altri bisognosi. Due fratellini usciti di ca- sa nella notte per cercare il luogo di nascita di Ge- sù, soccorrono un povero pastorello: al loro ritorno la casa è colma di ogni ben di Dio [364]. Appar- tengono a questa tipologia pure le varie leggende che evidenziano il valore e i vantaggi dell’osser- vanza del digiuno durante il giorno della vigilia: v. il par. 1.10. Altri racconti mettono l’accento sull’umiltà e sulla generosità. in uno un pastorello dona a Gesù infreddolito il suo unico mantello di pelle di pecora; in un altro una bambina regala quanto di più caro aveva, un agnellino che aveva a lungo desiderato; in un terzo, la bambina più povera del paese porta al Bambino presente nel presepio allestito in chiesa il poco che ha: un tozzo di pane ritrovato in tasca. in un altro ancora, un piccolo pastore offre a Gesù un ramoscello di ginepro, colto quando risplendeva di rugiada sotto i raggi del sole: all’arrivo alla capanna però l’effetto è or- mai svanito e il ragazzo rimane mortificato per la povertà del suo dono; Gesù capisce tuttavia le in- tenzioni del fanciullo e, grato, lo chiama a sé: di colpo il ramo torna a sfavillare [365]. Alla proibizione di lavorare il giorno di Nata- le fanno riferimento alcune storie: in una di que- ste un boscaiolo, nonostante il divieto, si reca nel bosco a tagliare alberi; al ritorno trova la sua ca- sa distrutta da un incendio [366]. – Per le leg- gende relative alla filatura nella notte di Natale v. il par. 1.16.12. 1.22.4. Racconti d’atmosfera Frequenti sono le storie che hanno come temi principali l’amicizia, l’amore e il senso della fa- miglia. Lo spirito natalizio e la vicinanza di un amico riescono a far ritrovare a un giovane emi- grante tornato al paese la serenità e la felicità che aveva smarrito. Due innamorati, dopo un periodo di distacco, si riavvicinano grazie al particolare spirito della messa di mezzanotte. Davanti a un presepio, un bambino, con un gesto spontaneo quanto ingenuo, riesce a ricomporre la crisi co- niugale dei genitori. Una donna nubile la notte di Natale, dopo qualche titubanza, accoglie in casa propria i figli di un suo vecchio amore, rimasti or- fani [367]. 1.22.5. Racconti di fatti soprannaturali Un anziano parroco di campagna, rientrando dopo aver dato l’assoluzione a un moribondo, muore a sua volta, ma ritorna brevemente in vi- ta per poter celebrare, con particolare trasporto e fervore, la messa di mezzanotte [368]. Un gio- vane, dopo avere superato la sera della vigilia di Natale una difficile prova, riesce a vedere nello specchio l’effigie della sua futura sposa, che però morirà subito dopo, v. il par. 1.16.15. – Per la tra- sformazione miracolosa in vino dell’acqua della sorgente Ulcelina a Stabio v. il par. 1.16.1.; per la credenza che gli spiriti dei colpevoli del delit- to avvenuto nella chiesa rossa di Castel S. Pietro tornino ogni notte di Natale sul luogo dell’eccidio v. il par. 1.16.16. 2. Dicembre Come avviene anche per ≠ Bambín , altra de- nominazione del Natale [369], i termini denedaa , nel Sopraceneri e nel Grigioni italiano, e natál , nel Sopraceneri e in Bregaglia, passano, nelle loro differenti realizzazioni, a designare pure l’intero mese di dicembre, sia da soli, sia in locuzioni nelle quali figurano come specificazione del termine ‘mese’; in questo caso le attestazioni si ritrovano anche nel Sottoceneri [370]: mèis da Dinadaa (Broglio), més de Danedaa (Buseno), més de De- nedá (Rivera), més da Netál (Pazzallo); « e inscí, Catalina, u ò um bòtt vignii il té óm da Ligórn?» , «al spéci pal mès da Danadaa» , «e così, Caterina, vuol venire (verrà) presto tuo marito da Livorno?», «lo aspetto per dicembre» (Cavigliano), magari in i sn™cc, ul més da Natâl di vul, cul pi≤≤: … a pi≤á pi≤á pi≤á per un arísc, ch’a sbrisâum ra ≤astégna d’ura dra fign , magari lì in ginocchio, in dicembre a volte, col martelletto di legno: a picchiare, pic- chiare, picchiare su ogni riccio, tanto che sbricio- lavamo la castagna alla fin fine (Castro [371]), a hcöra sóm nacc a Dandri mí tanti ann; e dòpo ni- séum fò quèll més ilé ihí a pian, més da Natál , a scuola io sono andato a Dandrio tanti anni; e dopo venivamo fuori [dalla valle] qui al piano quel mese lì, dicembre (Malvaglia [372]); i mis dl’ann i è dó- dasg: sgianèn, faurèn, mars, … sanmartígn e di- nadán , i mesi dell’anno sono dodici: gennaio, feb- braio, marzo, ... novembre e dicembre (intragna), a són nacc en di cinquantanév el prim de denedaa , sono andato nei 59 [ho compiuto 58 anni] il primo dicembre (Mergoscia), cóm’a t diséva in tela lètra del vintitrí de denedaa , come ti dicevo nella lettera del 23 dicembre (Roveredo Grig.), Madòna da de- nedaa , giorno e festa dell’immacolata, 8 dicembre (Carasso), nessú da denedaa , nato in dicembre (Losone), per dinadaa a s pò spiciass ra nèu , per dicembre ci si può aspettare la neve (Biasca [373]),
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