Centro di dialettologia e di etnografia

237 DES¬RT DESFå il Moes., dove per ‘ramarro’ si ha il tipo lüsèrt , conti- nuatore del lat. LAC æ RTA ‘lucertola’ [1] (o più propria- mente di un suo masch. * LUC æ RTU [2]), cui andrà av- vicinata anche la forma qui in esame. L’origine del segmento iniziale rimane tuttavia oscura: partendo da un’ipotetica forma anteriore * lesèrt [3], Salvioni pensa o a una sostituzione l- > d- , fenomeno per cui si citano peraltro pochi esempi, oppure alla caduta di l- (come nel caso di üsèrt var. di ≠ lüsèrt ) e una suc- cessiva anteposizione di d- [4]. B i b l .: [1] REW 4821. [2] Cfr. M ERLO , iD 5.304. [3] S ALviONi , Arbedo 17.107, Scritti 1.202. [4] S ALviONi , R 36.232, Scritti 4.1000. Gianettoni Grassi desertá ≠ desèrt 1 DESévUL (de Ôs vul) agg. 1. Prolisso, ripetiti- vo, affettato nel parlare (Comologno); goffo, ridi- colo (Comologno). – 2. Nella locuz.v. spénd a – , sprecare, scialacquare (Mesocco). v a r.: deséul (Comologno), desèver (Mesocco), de- sévul (Comologno). 1. A Comologno, parlá da desévul , parlare af- fettato, fa mi¥a l desévul , non essere ripetitivo. 2. AMesocco, i spénd a desèver i danè che a dò- na a dòna i guadégna , sperperano i denari man mano che li guadagnano [1]. il termine corrisponde all’it. dicevole ‘conveniente, opportuno; dicibile’, e andrà ricondotto a un incontro fra i lat. D Î CERE ‘dire’ [2], cui deve il significato, e DE - C ¶ RE ‘convenire, essere adatto’ [3], responsabile del- l’esito della sillaba iniziale. – L’accezione di ‘goffo, ri- dicolo’ [4], che corrisponde piuttosto all’it. disdicevole , sarà da ascrivere a un’estensione del significato 1., che un’attestazione chiarisce essere rivolto a ‘persona che si ripete nel parlare o nel comportamento e risulta stucchevole’ e che può quindi giungere a sembrare ri- dicola. – il significato enunciato al par. 2. richiama la locuz. it. in men che non si dica ‘velocemente’ [5]. B i b l .: [1] L AMPiETTi B ARELLA 86. [2] REW 2628. [3] REW 2500, inoltre S ALviONi , GSLi 10.448, Scrit- ti 3.232, z AMBONi , Fest. iliescu 103, LEi 19.536-537. [4] Cfr. Cultura pop. 188. [5] B ATTAGLiA 4.530. Gianettoni Grassi DESFå (de } fá) v. Disfare. v a r.: desfá , desfaa , disfá , disfaa ; dasciuaa (Pec- cia, Broglio), dasfá (Leontica, Chironico, Ons., Augio, Rossa), dasfaa (Carasso, Gnosca, vMa., Melezza, Mi- nusio), dasfán (intragna), dasfè (Malvaglia, Ludiano, Lev., SottoP.), dasfèe (Preonzo, Lodrino, Olivone), dasfèr (SopraP.), dasvá (Bodio), dasvaa (Gorduno), dasvè (Lev.), dasvèe (Lodrino), desfán (Brione s. Mi- nusio), desfè (Mesocco), desfèe (Brione verz., Gerra verz., Gerra Gamb.), disfè (Ludiano, Calpiogna, Be- dretto), disfèe (Osogna, Brione verz.), disvá (Bodio), dosfaa (Lavertezzo), sfaa (Lumino, Palagnedra). 1. Disfare, scomporre ciò che è stato fatto 1.1. Smontare, scomporre: dasfaa i marücch (Minusio), disfá i undann (Lugano), scomporre i mucchi, le strisce di fieno, desfá la ≤üsidüra , di- sfare la cucitura (Comologno), mí godévi un mónd a fá e desfá stu lecín , io mi divertivo un mondo a fare e disfare questo lettino (Poschiavo), a mi- litár, … nal limit dal pussibil, al desfava nagótt par migna dué métal inséma , a militare, nel limite del possibile, non smontava nulla per non doverlo rimettere assieme (Mendrisio [1]). Con uso rifl., strichi bén qui cargh, senò i sa dèsfa prim da rivaa in fund , stringili bene quei carichi, altrimenti si di- sfano prima di arrivare in fondo (Camorino); di- sfass , essere in fase calante: della luna (Arvigo [2]). 1.2. Sciogliere, slegare: desfá sgió l grópp , scio- gliere il nodo (Ligornetto [3]), desfaa i quazz (Brione verz.), desfá sgi® i cavii (Leontica), scio- gliere le trecce, i capelli; – in senso fig., desfá gió la léngua , sciogliere la lingua, parlare libera- mente (Pedrinate). – Slacciare: dasfèr òra i batún , sbottonare (vicosoprano), dasfè fò la fibbla , slac- ciare la fibbia (Soglio). – Dipanare: desfaa un cu- messéll , svolgere un gomitolo (Sementina), desfá sgió l’ascia , svolgere la matassa (Ligornetto [4]), e, in senso fig., riüssí a desfá l’ascia , capire una questione poco chiara (Castel S. Pietro). 1.3. Aprire, spiegare, stendere: desfaa giú l mantín , spiegare il tovagliolo (Ascona), disfá giú Fig. 89. Femmina di ramarro (fot. M. Moretti).

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