Centro di dialettologia e di etnografia
251 DESLIPA DESLIPA dislipa , avere sfortuna (Poschiavo), ro mognan- te che travèrsa ra strada al pòrta fortuna o di- slipa , il gatto che attraversa la strada porta for- tuna o sfortuna (Bidogno [1]), par carnevaa sa pò dismentegaa destín, fortüna o dislipa , per car- nevale si possono dimenticare destino, fortuna o sfortuna (Agno); bèu, che deslipa! , uh, che sfor- tuna! (Mesocco), u gh’a v® ra dislipa da nègh ra mèn√a , ha avuto la sfortuna che gli è morta la giovenca (Ludiano [2]), incöö a gh’ò vüd ono granda deslippi; a gh’ò tirò a dó marmòtto, a n’ò ciapò gnanca vünü , oggi ho avuto una gran sfor- tuna; ho sparato a due marmotte, non ne ho col- pita nemmeno una (Landarenca), pürtròpp la dicitüra la cambiava migna: «órdine di marcia»; e par dislipa anca l nóm e la parentèla i évan giüst , purtroppo la dicitura non cambiava: «or- dine di marcia»; e sfortunatamente anche il no- me e il cognome erano corretti (Mendrisio [3]), per slipa a sum nao a infilám un pè in um böcc , sfortunatamente ho infilato un piede in un bu- co (Cavergno). 2. Sventura, disgrazia: ém guardaa la mòrt in facia dal desdòtt, quand dala gripp, però in bar- ba a tant deslipp sém rivaa l’istéss fin chí , ab- biamo visto la morte in faccia nel 1918, al tempo della spagnola, però in barba a tante disgrazie siamo arrivati lo stesso fin qui (Minusio [4]), un fiasch da vin pastús che … l va bén par métt apús i fastidi, i purcherí e i dislipp da stu mund chí! , un fiasco di vino pastoso che va bene per buttar- si alle spalle tutte le preoccupazioni, le porcherie e le disgrazie di questo mondo! (Lugano [5]), a podé piú lavorá a sa sta pée pròpi maa; a scasci- ghi sta dislipa o col bagol o la pipa , quando non si può più lavorare si sta poi davvero male; scac- cio questa sventura o con una cicca di tabacco o con la pipa (Mesolc. [6]). 3. Derivati deslipaa (Gandria), daslipáo (Peccia), daslipó (Airolo), daslipòo (Gordevio), deslipá (Cimadera), deslipò (Isone, S. Antonio, Lumino, Vogorno, Vai- rano, Sonvico, Villa Lug.), deslipóo (Brione Verz., Gerra Verz., Sonogno), deslipóu (Soazza), de- slipòu (Mesocco), deslipuu (Lavertezzo), dislipaa (SottoC.), dislipád (Locarno, circ. taverne, Gran- cia), dislipò (Medeglia, Lumino, Osogna, Osco, Caslano, circ. Roveredo), dislipòo (Minusio), di- slipóu (Lodrino, Olivone), dislipòu (Pollegio, Me- socco), dislipú (Semione, Ludiano) agg. Sfortu- nato, disgraziato. Modi di dire e paragoni: a sóm tant dislipád ca s’avéss da fá r capelée i nassaréss tücc sénza tèsta , sono talmente sfortunato che se dovessi fa- re il cappellaio nascerebbero tutti senza testa (Grancia); daslipòo cumè l’asc da picch , sfortu- nato come l’asso di picche: sfortunatissimo (Gor- devio) . deslipinóo (Comologno) s.m. 1. Individuo sfor- tunato. – 2. Birichino, bambino vivace e dispet- toso. Il termine è diffuso essenzialmente nei dialetti lomb., piem. orient. ed emil. occid. [7]. – non con- vince pienamente la proposta etimologica che fa ri- salire deslipa al germ. * SL Î PAn ‘guizzare, schizzare’, partendo dal concetto dell’instabilità e della capric- ciosità della fortuna [8]. La voce potrebbe essere in- vece collegata a ≠ lipa ‘bastoncino usato nel gioco della lippa’ [9], nell’ottica di uno sviluppo semantico parallelo a quello avvenuto in cavicc ‘cavicchio, pio- lo’, passato a significare anche ‘fortuna’. quest’ul- timo è da connettere con l’ambito psicologico entro il quale cüü ‘culo’ passa, in area it., al valore di ‘fortu- na’ (cfr. ≠ cüü , par. 7.1.), come suggerisce una sto- riella raccolta a Rovio: in essa si narra infatti che, du- rante una pioggia di cavicchi, chi i la ciapava n dal cüü gh’éva la fortüna ‘chi lo prendeva nel culo aveva assicurata la fortuna’ [10] (≠ cavicc , par. 5.). nella stessa direzione va l’espress. pav. végŁ l a lip a ‘essere fortunato’ [11]. Ma si noti soprattutto che lipa assu- me il valore di ‘pene’ a Mergoscia, Corippo e Laver- tezzo (v. anche le locuz. andaa a daa vía la lipa ‘an- dare a quel paese, al diavolo’ a Lumino e Roveredo Grig. e, con una connotazione scherz., la lipa di fraa ‘nulla, niente’ a Castel S. Pietro, che ne estendono l’area di diffusione), similmente al suo sin. ≠ cilío . Il termine verrebbe pertanto a iscriversi all’interno della serie di espressioni composte da avere + ‘osce- no’ per esprimere il significato di ‘aver fortuna’: Lu- rati cita ad es. i tipi aver culo , aver cavicchio , aver fi- ga [12]. Del resto, il collegamento fra i genitali e il concetto di fortuna non emerge esclusivamente dai dati linguistici, bensì anche da quelli antropologici: si pensi ad es. al gesto di toccarsi le parti intime per evitare la iettatura, diffuso ancor oggi [13]. Sia che si parta dal concetto di ‘bastoncino usato nel gioco della lippa’ (con questo significato, il sost. lipa è ben documentato nell’area di diffusione it. sett. corri- spondente a deslipa ), sia che si muova da quello di ‘membro virile’ (circoscritto, a quanto pare, ai confi- ni svizz.it ., anche se a Galliate ’véru in lêpa significa ‘averlo in stato di erezione’ [14]), si può dunque pre- supporre una derivazione da lipa , con pref. negativo. Per altre formazioni sostantivali simili v., oltre a de- scavicc ‘sfortuna’ nei dialetti della SvIt., i sen. avere sculo ‘aver sfortuna’ [15], galliatese discü ‘sfortuna’ [16] e forse l’it. sfiga ‘sfortuna’ [17]. Sebbene per que- st’ultimo Cortelazzo [18] presupponga l’agg. sfigato (che lo precede cronologicamente), va notato che nel
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