Centro di dialettologia e di etnografia

377 DISDŒ DISDIgN¬Da 2. annullare un impegno, recedere da un con- tratto dando disdetta: desdí un cuntratt , disdire un contratto (Comologno); a Campo VMa. dasdii , violare, venir meno a un accordo. 3. a Menzonio, desdii , ridire, criticare. 4. Derivati disdéta, disdèta ; dasdéta (Broglio), dasdèta (Ca- rasso, Malvaglia, Linescio), desdèta (Lumino, S. abbondio, Cimadera), desdicia (Lavertezzo), de- sdita (Sonvico, gandria, grancia), disdéte (roba- sacco, Chironico), disdète (Medeglia, Sementina, gerra gamb.), disdétta (Soglio), disdicia (gran- cia), disdita (gandria, grancia, riva S. Vitale) s.f. 1. Smentita (Lavertezzo). – 2. Disdetta, atto di scioglimento di un contratto. risulta dall’unione di dis - negativo con ≠ dí ‘dire’ [4]. – La var. sdidii di Locarno è forma metatetica; cfr. il roman. belliano sdiddétta ‘disdetta’ [5]. – Il de- rivato rispecchia nelle sue forme l’equivalente it. di- sdetta , tranne che nelle var. des-/ disdicia , des-/ di- sdita , per le quali cfr. ≠ disdéta ‘disdetta, sfortuna, malasorte’. B i b l.: C hEruB . 2.23, giunte 71. [1] aIS 4.713, Leg. P. 50. [2] L aMPIEttI B arELLa 173. [3] B EFFa 110. [4] rEW 2628, DEI 2.1334, DELI 2 475, N OCENtINI 337, LEI, D10.284-286, rEP 534, DELt 1.1030, DESF 2.606, Drg 5.184. [5] V aCCarO 591. Galfetti DISDŒ 2 (di ¿ dí) v. Sconvenire, stonare, non es- sere adatto. V a r.: dasdí (gresso, Poschiavo), desdí (Sonvico, Villa Lug., gandria, Soazza), desdii (Sementina, Bris- sago, Vira-Mezzovico), disdí (tic., Mesocco, Poschia- vo), disdii (Intragna, gerra gamb.). Similmente all’italiano è coniugato solo alla terza persona singolare e plurale: l’é na ròba ch la disdís , è una cosa disdicevole, sconveniente, inappropriata (Calpiogna), al te desdís tròpp quéll capelín , non ti sta per niente bene quel cappellino (Villa Lug.), tu gh’ai miga vergógna a ná a laurá in campagna cun la culana al chéll, la disdís cóma una mássula al chéll d’un purscéll , non hai vergogna di andare a lavorare nei campi con la collana al collo, stona come un campanaccio al col- lo di un maiale (Mesocco [1]). Sembrerebbe risalire all’it. disdire ‘non adattarsi, non avere corrispondenza, proporzione; non conveni- re, essere fuori luogo, sconveniente’ [2]; tuttavia, la vasta diffusione degli esiti del lat. DEC ¶ rE [3] non per- mette di escludere una derivazione diretta (pur con l’influsso secondario dell’it.) dal lat. DED æ CErE ‘scon- venire’, come nel lomb. ant. « desdes » ‘essere inadatto, inappropriato’ ( xIII sec. [4]) con cambio di prefisso. B i b l.: C hEruB . 2.23, 5.71. [1] L aMPIEttI B arELLa 163. [2] B attagLIa 4.648- 649, DEI 2.1334, DELI 2 475, N OCENtINI 340, LEI 19.636-637. [3] V. L OPOrCarO , agI 98.74. [4] LEI 19. 636.11. Galfetti DISDICC (di ¿ dí : ) agg. Dimesso, fiacco, ma- landato, malmesso, malato. V a r.: disdicc (Lavertezzo), disditt (Poschiavo). Corrisponde a una forma it. disdetto . Si direbbe una voce affine a ≠ disdacc ‘malconcio, malmesso, male in arnese’, che si appoggia sulla semantica del v. procomplementare dí(ga)la nel senso di ‘farcela’ (≠ dí 2 ‘dire’ al par. 7.3.2.). Il significato del termine troverebbe pertanto spiegazione in un valore origi- nale di ‘che non ce l’ha fatta’. – Come ulteriore ipo- tesi si potrebbe istituire un confronto con il friul. di- sditât ‘disgraziato, sfortunato’, quale probabile deriv. in - atu di ≠ disdèta ‘disdetta, sfortuna, ma- lasorte’ [1]. Per la semantica, un passaggio dal valo- re di ‘disgraziato, sfortunato’ a quello di ‘fiacco, ma- landato, malato’ si spiegherebbe per effetto della metonimia; quanto alla forma, il tipo disdicc (di- sdetto) rappresenterebbe, rispetto al tipo disditât (disdettato), un participio pass. forte contrapposto a uno debole, analogam. a quanto avviene in it. con le opposizioni aggettivali del tipo arrosto / arrostito , pe- sto / pestato . – Cfr. anche l’it. disdetto ‘cattiva sorte, sfortuna, disgrazia’ (attestato dal xVI sec.) [2]. B i b l.: [1] DESF 2.606. [2] B attagLIa 4.647, LEI, D10.299. Galfetti DISDIgN¬Da (di ¿ di ñk da) s.f. Storta, distor- sione (Olivone). Voce che compare in un repertorio manoscritto ac- compagnata dalla traduzione «sterza», per cui cfr. il sost. dial. stèrza nel suo significato di ‘stiramento, lussazione, distorsione, dolore muscolare’ (tic., Soaz- za [1]). – rappresenta verosimilm. il deriv. con il suff. - èda (< - ata di nome d’azione) di una forma verbale analoga a desdegnass ‘sfiancarsi, scosciarsi’ (Como- logno), la cui correlazione con l’agg. lat. D Î gNu ( M ) ‘de- gno’, che ne sta all’origine [2], è costituita da un va- lore intermedio del tipo ‘non presentarsi più in modo

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