Centro di dialettologia e di etnografia

412 DIVErtŒ DIVŒa spéria ca au divartíssiat , arrivederci, spero che vi divertiate (Semione [4]). – In proverbi: chi cérca nóma da sa divertí, al sa cava la fòssa in pöch dí , chi cerca solo di divertirsi, si scava la fossa in po- chi giorni (Poschiavo), chi vòl nóma sa divertí, gli altri al fa prèst murí , chi vuol solo divertirsi fa morire presto gli altri (Poschiavo) [5]. 3. Derivati divertént; divartént (Ludiano) agg. Diverten- te, allegro, dilettevole. divertévol (Intragna, gandria), devertévol (Ci- madera) agg. Divertente, allegro, dilettevole. divertimént; devertimént (Brissago), divar- timént (Ludiano, Leontica), divertiménn (Lodrino, Prugiasco), divertimènt (Cal.), divertiménte (Bi- dogno, circ. Sonvico), divertimint (Verscio, Cavi- gliano, Minusio) s.m. Divertimento, piacere, spas- so. It. divertire , divertente , divertevole (letter.) e di- vertimento [6]. B i b l.: C hEruB . 2.45, giunte 75. [1] La Froda 1955. [2] L uCChINI , Cantonetto 25- 27.35. [3] L aMPIEttI B arELLa 93. [4] B ErEtta , Nügra 78. [5] g ODENzI -C raMErI 169. [6] DEI 2.1366, DELI 2 486, B attagLIa 4.862-865. Galfetti divertimént ≠ divertí DIVErzŒEN (diverzíen) s.f.pl. Dispetti, scher- zi (Mesocco). Dal lat. DIV æ rSu ( M ) ‘volto, rivolto in direzione con- traria’: cfr. per la semantica gli ant. fr. e ant. prov. divers ‘cattivo, crudele, perverso’, che possono conti- nuare il senso trasl. lat. di ‘nemico; avversario’ [1]; gli stessi significati si ritrovano nell’it. letterario diver- so [2]. Il sost. mesolc. si sarebbe in tal caso formato con il suff. -ía , come in it. traversia è sorto dall’agg. traverso [3]; il suff. serve perlopiù a esprimere nozio- ni astratte, ma in qualche dial. it. forma anche nomi che indicano dei difetti (v. i nap. sordía ‘sordità’, mo- lis. cekía ‘cecità’ [4]; cfr. l’it. zoppìa ‘claudicazione’, at- testato per la prima volta nel 1913 in un romanzo di D’annunzio [5]). B i b l.: [1] rEW 2700a, FEW 3.107; g EOrgES 891. [2] B attagLIa 4.862. [3] D E M aurO -M aNCINI 2197, N OCENtINI 1260. [4] r OhLFS , grIt. 3.1076; cfr. LEI 9. 556-557. [5] B attagLIa 21.1096. Petrini DIVŒa (divía) s.f. Scopa di ramoscelli (Meride). I Mat. VSI documentano inoltre, in prossimità della SvIt., divía ‘scopa di rami di betulla’ (Viggiù, Cernobbio). Il term. si ritrova, nel Nord dell’Italia, nei mil. duvìa ‘scopa forte di vimini’, piem. dëvìa ‘scopa’ (glossata con ramassa ‘ramazza’), dví “ a ‘granata’ (Li- mone Piemonte), prov. del Piemonte dvia ‘scopa’, lig. devìglia , devìggia ecc. ‘scopa, in genere di saggina o erica’, v. anche i doc. lig. « divilias sive scopas» (1428), « divilias pro scopando granum in area» (1592) [1]; riaffiora in Sicilia, dove è stato portato da coloni set- tentrionali in epoca medievale [2]. – a una deriva- zione dal lat. V Î LE ( M ) ‘vile, senza valore’, avanzata da «qualche etimologo di vecchia stampa» per la famiglia cui appartiene il term., D’Ovidio ha voluto contrap- porre quella dal lat. V È LLuS ‘ciuffo, fiocco’ (attraverso una forma * VILLEa ); la prima ipotesi ha però avuto maggiore fortuna: vi ha creduto Parodi (mentre Sal- vioni si dichiarava indeciso fra le due) e, soprattutto, è stata accolta dal Meyer-Lübke che, respingendo la proposta di D’Ovidio per motivi di difficoltà morfolo- gica, ha collocato tutto il materiale (fra cui figura il lomb. « düvìa ») sotto i continuatori del pl. lat. V Î LIa ‘(cose) vili’ [3]. tale etimo è stato successivamente ri- preso dal DEI [4]; la recente riconduzione a D ¶ + V È a ( M ) ‘strada’ (+ - º rE ), formulata per il piem. [5], non sembra invece in grado di spiegare molte forme fo- netiche. Occorrerà comunque postulare un verbo dal quale derivare il nome di strumento analogam. a casi di voci it. come schiaccia , sferza da schiacciare , sfer- zare [6]: ricostruito nella forma * DEVILI º rE ‘rendere meno vile’ [7], esso si affianca come prefissato [8] a vi- gliare (a sua volta da viglia < V Î LIa ), presente in it. con il significato di ‘separare il grano dai vigliacci dopo la battitura per mezzo di apposite ramazze’ [9] e base per il deverb. it. centr. viglia ‘granata da spazzar via il pagliuolo, la loppa ecc.’ [10]. Nell’area sett. che qui interessa, il verbo è rappresentato dal mil. indeviá «ri- pulir[e] … con una granata larga e di lunghe vermene di betulla … le granella [del grano trebbiato e spalato] dal tritume delle pagliuche che ha commiste» [11]; la e preton. garantisce la continuazione da * DEVILI º rE , di fronte a düviaa r’èra ‘scopare l’aia’ raccolto a Mar- chirolo (Mat. VSI), per il quale non si può invece esclu- dere una formazione denomin. da düvía . – V. ancora ≠ duvi ‘ramoscelli di betulla’. B i b l.: C hEruB . 2.59. [1] C hEruB . 2.59, rEP 551-552, aIS 8.1552 P. 182, B ErrutO , PDIt.1.41, VPL 2.17; a PrOSIO I.1.344; v. ancora FEW 23.54a. [2] r OhLFS , Suppl.vocab.sic. 45. [3] D’O VIDIO , agI 13.419, P arODI , r 27.224, S aLVIONI , Misc. ascoli 86, Scritti 4.923, rEW 9328; v. anche S aLVIONI -F aré , Postille 9328. [4] DEI 5.3805-3806 s.v. tivìgghia . [5] rEP 551-552. [6] g rOSSMaNN -r aI - NEr , Formaz. 374,518. [7] r OhLFS , Suppl.vocab.sic. 45,

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