Centro di dialettologia e di etnografia

424 DÍDaS DODÒ [1] a SIOLI , terminol. 33. [2] M aggINEttI -L uratI 74. [3] B ErNarDI 90. [4] M aSPOLI , Bügada 21. [5] V. inol- tre L urà 153. [6] rEW 2799, rEP 563, DEEg 524, DELt 1.1033, EWD 3.120-121, DEI 2.1371, DELI 2 489, N OCENtINI 349, Drg 5.468. [7] g IOrgEtta -g hIg - gI 371, V IgNOLa 156, S aLVIONI , Studi rajna 374 n. 5, Scritti 3.164 n. 5, B attagLIa 4.897. [8] B ELLatI , Diz. 1.487, a NEggI 70, Q uarESIMa 148. Galfetti dodasín, dodass’cént, dodeséna ≠ dódas DÙDI (d ä di), DuDŒ (dudí) s.m. Ignorante, buo- no a nulla, fannullone (Mesocco). T’éi un vèro dòdi, tu capiss pròpi gnént , sei un vero ignorante, non capisci proprio nulla [1]; – póer dudí, métt el chér in pas, pissé in alt d’inscí tu riverái piú , povero ignorante, mettiti il cuore in pace, più in alto di così non riuscirai ad arri- vare. I tipi lessicali richiamano una serie di termini si- milari attestati in area gallorom., quali d F d F ‘stupi- do, sciocco, bestia’ (Pierrecourt) nella Franca Contea, dodoche ‘id.’ (Mâcon) in Borgogna, i vallon. daudé , dod 0 ‘minchione’, dodaud ‘idiota’, pittav. dodinet ‘sciocco, babbeo’, norm. dodo ‘gingillone, posapiano, scansafatiche’, che sono stati collocati sotto la base elementare DOD - espressiva di un movimento oscil- lante, ondulatorio [2] e che trovano puntuali riscon- tri in Italia nel friul. dòdo ‘persona tarda, ottusa’, nel chiavenn. dudä ‘persona un poco tonta, ingenua, sempliciotta; stravagante’ e nei fior. doddo (femm. dodda ) ‘persona buona a nulla, sciocca, impacciata a fare qualunque cosa, rimbambita’ (con l’espressione fare il doddo ‘fare il grullo, fingere di essere scemo, di non capire’), pis. dodo ‘scemo, sciocco’, sen. dódo ‘sciocchino, ficoso, lezioso, di bambino; si dice anche di giovanotto o ragazza sdolcinata e sim.’ (e con di- versa definizione nel vocab. del Pianigiani ‘uomo di corto giudizio e più che altro di modi fanciulleschi’) [3]. Per Wartburg il valore di ‘sciocco, stupido’ si spie- gherebbe a partire da quello di ‘coccolare, viziare’, veicolato dalla stessa base [4]. L’isolamento geogra- fico e i flussi migratori dalla località mesolc. verso la Francia farebbero pensare a un adattamento di un termine importato dagli emigranti di ritorno. Ci si chiede tuttavia se all’etimo proposto non sia da preferire il tema * DO -/ * DOD ( D )-, parallelo a Da -/ DaD ( D )- ‘voce infantile di affetto; sciocco’ [5], postulato per i tipi ≠ dò 1 ‘nonna’ e ≠ dodó ‘zia’. Formalmente la voce potrebbe inoltre prestarsi a una diversa let- tura, quella di un ipocoristico (< Edoardo?, teodoro?) degradato ad appellativo spregiativo alla stregua di molti altri casi di nomi personali che hanno svilup- pato la valenza di ‘sciocco, stupido, minchione, buono a nulla’, per cui v. ≠ Ambr∑s , tòni (≠ Antòni ), ≠ Bal- dissar , bórtol (≠ Bartolamee ), bóndi (< abbondio), gelvás (< gervasio), isóbi (< Eusebio), tamazzi (< tommaso), tobía , tóbian (< tobia) [6]. La forma dudí si spiegherà come rielaborazione di dòdi per incrocio con dudú , var. locale di ≠ düd® ‘gufo, gufo reale’, favorita dal valore trasl. di ‘sciocco, stupido’ di quest’ultimo. B i b l.: [1] L aMPIEttI B arELLa 91. [2] FEW 3.112- 113. [3] DESF 2.631, g IOrgEtta -g hIggI 375, DEI 2.1370-1371, S ChIaFFINI , ID 4.301-303, C agLIarItaNO 53,56, P IaNIgIaNI 437. [4] FEW 3.113. [5] LEI 19.1. [6] LSI 1.389, 2.648, 3.71, 5.412,533. Galfetti DODÓ (dod G ) s.f. 1. Nonna (Minusio). – 2. zia (arogno, Meride). – 3. zitella (Meride). V a r.: dodó (Minusio), dodò (arogno), dodóo (Me- ride). ad arogno il termine si riferisce in particola- re alla zia nubile che rimane in casa. La grafia usata dai corrisp. di Minusio e Meride non permette di stabilire la qualità della vocale finale, ragione per cui le rispettive forme sono qui indicate con voc. chiusa, in base alla scelta fatta a suo tempo nel LSI. – Dalla testimonianza dell’informatore locale si apprende che a Meride il sost. dodóo ‘zia’ era già de- sueto all’epoca della raccolta dei Mat. VSI, ma veniva ancora usato nel riferirsi scherzosam. a donne rimaste nubili. – Così come per il sost. ≠ dò 1 ‘nonna’, si tratterà di una formazione infant. riconducibile a un sup- posto tema * DO -/ * DOD ( D )-, parallelo a Da -/ DaD ( D )-, esprimente affetto [1]. – Cfr., fuori della SvIt., i vigev. e lomell. (gropello di Pavia) dodó e vogher. dudò ‘nonna’ [2]. B i b l.: [1] Cfr. LEI 19.1. [2] S aLVIONI , rcILomb. 1512, Scritti 4.81, M aragLIaNO , Diz. 206; cfr. inoltre aIS 1.17,32 P. 275. Galfetti DODÒ (dod ä ) nelle locuz.v. fá – , fare la nan- na, dormire, (ná) a – , (andare) a letto, a dormire. V a r.: dodò (Preonzo, grancia), dudò (grancia). Metimal gió a fá dodò in dru cünín, ur pòvru narigín , mettiamolo a fare la nanna nella culla, il povero bimbetto (grancia), ur mè tusétt ar vö ná

RkJQdWJsaXNoZXIy MTA1MTg=