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429 DÒIr DOLå DÒIr (d ä- r) s.m. Maggiociondolo, Cytisus la- burnum L. (Locarno). attestato dal Penzig, che lo ricava probabilm. dal botanico loc. Franzoni [1], è termine isolato e privo di agganci nel panorama dial. più vicino, dove preval- gono i continuatori del lat. æ BENu ( M )/ lat. mediev. æ BaNu ( M ) ‘ebano’, per la somiglianza del legno di co- lore scuro, o del lat. æ BuLuS ‘ebbio, sambuco selvatico’ [2], oppure, secondo Prati, risultanze di un loro in- contro [3]. Entrambe le fonti non danno indicazione d’accento né specificano la qualità della tonica. Per l’etimologia, il colore giallo dei suoi fiori a grappolo consente di individuare una plausibile spiegazione nel lat. aur æ u ( M ) ‘aureo; dorato, del colore dell’oro’ (cfr. la denominazione ted. Goldener Regen della pianta [4]), da cui * òriu > * òir . La consonante iniziale si spiegherà per concrezione della preposizione da ‘di’ in un sin- tagma come * pianta d’òir . Sulla base di questa in- terpretazione, a differenza del LSI, viene qui postu- lata la pronuncia con vocale aperta. B i b l.: [1] P ENzIg 1.159, 2.161, F raNzONI , Piante 63. [2] P EDrOttI -B ErtOLDI 123, DESF, Flora 2.380, rEW 2816, 2821, S aLVIONI -F aré , Postille 2816,2821, B ONDarDO 71, rEP 583. [3] P ratI , Etim.ven. 60. [4] M arzELL , Pflanzen 2.1131-1132. Galfetti DöIt (d ¥- t) s.m. Cognizione, abilità. Va r.: döi (Comologno), döit (Linescio, Comologno). 1. a Comologno, tusa sénza döit , ragazza sen- za abilità, cognizione, capacità di giudizio; entra inoltre nella locuz.v. miga dagh s® döi , ignorare, non badarci, non prestare attenzione [1]. 2. a Linescio, al plurale, azioni sconvenienti, sciocchezze, stupidaggini. 3. Derivati disdóit agg. Maldestro (Loco). Per ragioni fonetiche, si ricollega come prestito lessicale al lig.-piem. d ∑ y(t) ‘garbo, grazia, misura; atteggiamento, maniera; ordine; modo di agire’, a sua volta dipendente dal lat. D Å CtuS ‘dotto, istruito’, pas- sato al senso di ‘ben ammaestrato, garbato, che sa con- dursi bene’ [2], meno probabilmente dal lat. D ˆ CtuS ‘tratto, condotta’ [3]. – Lo scarto semantico in senso peggiorativo dell’accezione di Linescio (par. 2.) andrà spiegato per antifrasi, a partire da un valore generico di ‘parola, azione ricercata, garbata, propria di persone istruite’, mentre nella locuz. di Comologno (par. 1.) la voce ha subito uno slittamento verso il senso di ‘im- portanza’ o di ‘interesse, attenzione’. – Per il deriva- to, cfr. i valses. disdeuit ‘maldestro; atto incerto’, piem. dësdeuit ‘inadatto; sgarbato, rozzo, goffo; deforme’ e brigaschi dësad™it , dësadöitá ‘sudicione, mancante di garbo’ [4]. B i b l.: [1] Cultura pop. 189. [2] rEW 2712, FEW 3.111, N Igra , agI 14.364, a PrOSIO 1.417, P EtraCCO S ICarDI , Etim. 38, a zarEttI 92, rEP 551. [3] S aLVIO - NI , r 31.281, Scritti 4.950, C OrtELazzO -M arCatO 179, C OrOMINaS 2.198. [4] t ONEttI 139, rEP 551, M aS - SajOLI -M OrIaNI 159. Galfetti DOLå (dolá) v. Lavorare un pezzo di legno con il coltello o con altro strumento da taglio. V a r.: dolá (Comologno, Cimadera, Sonvico, rovio, circ. Mesocco, S. Maria), dolaa (arbedo-Castione, ro- vana, Someo, Maggia, avegno, S. Vittore), dolè (Bon- do), dulá (Isone, Comologno), dulè (SottoP.), dulèr (SopraP.), durá (Medeglia). 1. In area sopracenerina e grigionese signifi- ca generalmente ‘assottigliare, lisciare, sbozza- re, sagomare, intagliare un pezzo di legno con un coltello o altro arnese da taglio’: a vöi dulá stu ba- stún , voglio assottigliare questo bastone (Isone), dulèr òra ün managh , sbozzare un manico (So- praP. [1]), dolaa scodèsc , lisciare i ramoscelli flessibili: per farne vimini per lavori di intreccio (S. Vittore), l’èra gi® damágn a ≤á a dolaa cavicc , era giù vicino a casa a fabbricare cavicchi (Ca- vergno), dulá al légn per fá i dòi per piá al fögh , intagliare il legno per il lungo per ricavarne tru- cioli per accendere il fuoco (Comologno), cortéll da dolá , coltello a due manici (S. Maria [2]). – In Fig. 113. In prossimità dalla cresta sud del Monte ge- neroso: i racemi penduli con i fiori giallo oro di un maggiociondolo (fot. S. Crivelli).

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