Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana- Fascicolo 95

504 DÒPO DÒPO sciüscianulbursín,franchéttdòpufranchétt , in ogni osteria queste macchine mangiasoldi ti pro- sciugano il borsellino, franchetto dopo franchet- to (Vacallo [20]), icí,unpassdòpul’altru,sém andáituntòcch , così, un passo dopo l’altro, siamo avanzati di un tratto (Brusio). A Roveredo Grig., nella locuz. dòpoltémp , da tanto tempo: «indól’ènaccafiniielvòstbugadóo denavòlta?»«dòpoltémpchel’ènaccindóv» , «dove è andato a finire il vostro mastello per il bucato di una volta?» «da molto tempo si è sfa- sciato» [21]. 2.2. Di luogo Alaprimacürva,dòpuulcimitéri,pusalnus, saséntl’éco , alla prima curva, oltre il cimitero, accanto al noce, si sente l’eco (Bruzella [22]), dò- puntucòttquéllburdelérialcessava , dopo un buon tratto di strada quel fracasso finiva (Men- drisio [23]). 3. Congiunzione Dòpuvémetüülárlaccascaldá,sastaténtsa rscuménsaacarpí , dopo avermesso il latte a scal- dare, si sta attenti a quando incomincia a rap- prendersi (Grancia), urDuménigh...,dòpuvé capídurabestiadachel’évafai,als’adaium­ pügnindratèsta , Domenico, dopo aver capito la stupidaggine che aveva fatto, si è dato un pugno sulla testa (Lamone [24]); – dòpuniccsgi®a≤èa trasè,itórnananès®amaièfòlfégnfigninprin- cipidedl’invèrn , [i contadini] dopo esser scesi in piano per il libero pascolo, vi risalgono a far con- sumare il fieno fino all’inizio dell’inverno (Quin- to), apénarivadaascölina,dòpuditts®iuraz- zión,tüccinsémaamfaitalcircul , appena arri- vata all’asilo, dopo aver recitato le preghiere, tut- ti insieme abbiamo fatto il girotondo (Poschiavo), dòpumangiaaiènaiuntochétt , dopo mangiato si sono incamminati (Rovio [25]), chissácusigh’è dòpumòrt,mainess®gnièturnéeindré , chissà cosa c’è dopo morti, mai nessuno è tornato indie- tro (Camorino). Nella locuz.cong. dòpoche : satuvörlazzerón, vagiódarcaséedòpuch’aracasád , se vuoi il sie- ro di latte, vai dal casaro dopo che ha fatto il for- maggio (Grancia), ighèiipòdansparícumèla névalsuldamag,invécealbónnómaldüraan- cadòpucas’évécc , i soldi possono sparire come la neve al sole di maggio, invece il buon nome du- ra anche dopo che si è diventati vecchi (Poschia- vo [26]); – míasómsémprastacc,dòppch’agh’ò nómPaul,désvòltpüsséenéttchechélllí , io so- no sempre stato, da quando mi chiamo Paolo, dieci volte più pulito di quel tale (Bedigliora [27]), dòpuchegh’énaccsúlacáurensulciotéie végnsémpersgiústrighézzen , da quando le capre sono salite sul tetto vi sono sempre infiltrazioni d’acqua (Mesocco). 4. Composti dopmeddirásc s.m. Mezzo pomeriggio, periodo della giornata situato attorno alle ore sedici (La- vertezzo [28]). dopoacu s.m. Razione di foraggio data al be- stiame dopo l’abbeverata (Mesocco). dopomerénda (Leontica), dopmarénda (Loco, Losone), dopmarinda (Verscio, Cavigliano), do- pomarénda (Brione Verz.) s.m. Pomeriggio (Leon- tica, Verscio, Cavigliano, Losone, Brione Verz.); – tardo pomeriggio, periodo che segue il pasto po- meridiano del bestiame (Loco). dopomesdí, dopmesdí , dopme√dí , dopome√dí , dopumesdí , dopume√dí ; dommesdí (Medeglia, Ra- sa, Vezio), dommieddí (Russo), dopmeddí (Losone, Mergoscia, Lavertezzo), dopmendí (Brione s. Mi- nusio), dopmesdéi (Auressio), dopmisdí (SopraC., Moes.), dopmüsdí (Cavergno), dopomeddí (Mergo- scia), dopomendí (Sonogno), dopomesdéi (Aures- sio), dopomessdí(Cauco), dopomisdí (SopraC., Moes.), dopomizdí (Landarenca), dopumieddí (Gresso, Vergeletto), dopumisdé (Ludiano), dopu- misdí (SopraC., Moes.), dummesdí (Verscio), dum- misdí (Cavigliano) s.m. Pomeriggio [29]. doposcéna (Carasso), dopocéna (Castasegna), dopscéna (Loc., Lug.), dopuscéna (Cavergno) s.m. Dopocena, tarda sera. V. inoltre dopodisná , dopodisnòo (≠ disná ), dopodomán (≠ domán 1 ) Il term. si presenta come un italianismo, conside- rate la presenza di -p- intervoc. e la voc. finale -o/-u nella maggior parte delle var., ed è stato infatti ri- condotto all’it. dopo [30]. Salvioni, tuttavia, vi ha ri- conosciuto una forma sorta per spostamento di ac- cento dal tipo ≠ depò (attraverso una var. *dopò ), deriv. direttamente dal lat. D ¶ P Å ST [31]; il manteni- mento della p si dovrà alla percezione protrattasi nel tempo della sua originaria posizione a inizio di paro- la [32]. – Il comp. dopmeddirásc è formato con meddí , var. di mesdí ‘mezzogiorno’, in unione con il suff. -ásc (< - ACEU ) con funzione accrescitiva e l’interfisso -ir- (cfr. diásc , dirásc e dirasción deriv. di ≠ dí 1 ‘giorno’, nonché la discussione e la bibliografia in VSI 3.52-53, 8.359); il significato della forma è espresso anche semplicemente dal tipo meddirásc [33]; – dopoacu ‘razione di foraggio dopo l’abbeverata’ si affianca al più diffuso posaqua ‘id.’. – In alcune var. del deriv. dopomesdí (par. 4.) la fricativa ha articolazione al- veolare, e non palatale, anche al di fuori delle aree in cui davanti a consonante ha sempre tale pronuncia [34]; ciò è documentato in particolare per Vezio ( dom-

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