Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana- Fascicolo 95
508 DORAA DıRBI riv., nel sic. [8]. – Le forme breg. del deriv. con sur- < lat. S ˆ PER , S ˆ PRA potrebbero risentire dell’influsso del rom. surdorar ‘dorare’, sebbene il tipo lessicale non sia estraneo ad altri dialetti [9]. B i b l.: C hERUB . 2.301. [1] M ANTOVANI , Poesii e stòri 1.10. [2] G EERTS , En- quête 20. [3] M ASPOLI , Bügada 23. [4] R OSSI , Il Bia- schese 30.5.3. [5] DOSI 3.128. [6] Padre R OCCO DA B E - DANO , AST 18.200. [7] Arch. comun. Lugano, trascr. A. Cotti. [8] C hERUB . 1.7, A RRIVABENE 1.32, TLIO s.v. adorato 2 , P ICCITTO , Vocab.sic. 1.57, LEI 19.381. [9] hR 2.877, cfr. DRG 5.357; LEI 19.381. Sofia DORADIGh (dorádik) s.m. 1. Specie di erba simile al veratro (Rossura). – 2. Al pl., spinaci selvatici, Buon Enrico, Chenopodium Bonus hen- ricus L. (Anzonico). V a r.: doradigh (Anzonico), dorèdi (Rossura). ¬ probabile che, data la somiglianza tra le due piante, anche l’informatore di Rossura intendesse in- dicare il chenopodio Buon Enrico e che pertanto la denominazione abbia un unico referente. La voce è quindi da affiancare ai sin. ≠ doladói e ≠ dolèdri , per i quali è stata supposta una parentela con il lat. DOL º RE ‘squadrare, lavorare d’ascia’ (cfr. ≠ dolá ), pur non escludendosi la possibilità di una loro di- scendenza da una lingua di sostrato, come spesso succede con i fitonimi. formalmente ammette un an- tecedente * DOLATICUM . Galfetti doradüra ≠ dorá dorad®sc, -azzaa ≠ dolá DıRBI 1 (d ¥ rbi) s.m., DıRBIA (d ¥ rb - a) s.f. Corteccia di betulla. V a r.: s.m. dérb (Carasso, Gorduno, Arbedo-Ca- stione, Personico, Ons., Roveredo Grig., Soazza), dér- bi (Ons.), dórb (Mesocco), dòrb(Mesocco, SottoP.), dörb (Lodrino, Chironico), d™rb (Lodrino [1]), dórbgiu (Isone), dörbi (Pianezzo, Camorino, Lavizz., Loc., Ca- mignolo), dórbiu (Medeglia), dörd (Lodrino), dúarb- giu , d®erbgiu (Isone); – s.f. dörbia (Camorino, Quin- to, VMa., Loc.). 1. Strato più superficiale della corteccia della betulla e, in particolare, striscia di scorza che ve- niva staccata dal tronco, arrotolata in forma co- nica e lasciata essiccare, per essere utilizzata su- gli alpeggi e sui pascoli maggenghi come esca per accendere il fuoco, come fiaccola per illuminare o per portare il fuoco da una baita all’altra [2]; nel Locarnese questo tipo di torce era talvolta usato nelle processioni [3]. Il corrispondente di Isone attesta un analogo impiego della corteccia di sorbo in Val Malvaglia. L’asportazione dei fo- gli di corteccia avveniva nei mesi primaverili o in estate, quando la pianta era in succhio, perché la linfa li rendeva facilmente infiammabili e ne ga- rantiva la lenta e prolungata combustione: i badógncunlarüscablènca,aldòrb , le betulle con la corteccia bianca, [denominata] il dòrb (Bondo [4]); umgh’adanáacatáunpòdedórb, cheelservisspéperpizzèlapignachéstinvèrn , dobbiamo andare a raccogliere un po’ di cortec- cia di betulla, che servirà poi per accendere la stufa quest’inverno (Mesocco [5]), faaciaer,piz- zaaelféghconomdérb , illuminare, accendere il fuoco con una torcia di corteccia di betulla (Ro- veredo Grig. [6]), dirbi , pezzetti di corteccia di betulla (Vergeletto), d®erbgiu , torcia che i pa- stori adoperavano sugli alpi, fatta con corteccia di betulla (Isone). – A Isone (cfr. ≠ bèdola ) e in Mesolcina [7] ne è documentato l’impiego nella fabbricazione di scatolette per tabacco, mentre a Lodrino se ne ricavavano le tomaie per gli zocco- li [8]. – A Chironico, per sineddoche, il termine è passato a designare la parte bianco-argentea della corteccia. – Entra nei paragoni ubrüsa cuménd®erbgiu , brucia come un rotolo di betul- la: bene (Isone), usfas®cumaunadörbia , si con- torce come una torcia di betulla (Lodano), cfr. inoltre la locuz. agg. adörbia , avvolto a spirale (Moghegno); – in funzione elativa, quale emble- ma di secchezza: l’èsècchcumèundörbi , è secco come una torcia di betulla: secchissimo (Camori- no), fégnsé≤≤mantèondörbi , fieno secco come una scorza di betulla (Broglio), cavéglgruvicomè dérb , capelli ispidi, secchi come corteccia di be- tulla (Soazza). 2. Altri significati 2.1. A Piotta, frazione di Quinto, il termine è attestato unicamente nel significato di ‘pianta incavata, ridotta alla sola corteccia’, mentre a Varenzo, altra frazione di Quinto, in quello di ‘co- tenna del maiale’. 2.2. Specie di fungo che cresce sui tronchi d’al- bero, usato per accendere il fuoco (Verz., Gerra Gamb.): eldörbil’ér’èscach’avégnfòradifaísc , il dörbi è l’esca che nasce sui faggi (Vogorno [9]); l’é dürcumèndörbi , è duro come un dörbi : di pane raf- fermo, secco (Verz. [10]), cfr. ≠ dörbi 2 , par. 2. 2.3. A Comologno, in senso figurato, individuo deforme [11].
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