Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana - Fascicolo 96

55 DRÖGIA DROMEDARI DRÖGIA (dr ¥“ a) s.f. Prole, discendenza (Co- mologno [1]). Voce spregiativa che, secondo O. Lurati, rappre- senta un prestito dal piem. drügia ‘letame, ingrasso; stallatico’ [2]; agli esempi di paralleli citati dallo studioso, fra i quali figura ≠ sciòtt ‘bambino, ra- gazzo; figlio’, letteralmente ‘sterco’, si può aggiungere l’altrettanto scatologico mardásc ‘bambino, ragazzo’ (Biasca, Pollegio), var. di merdásc ‘sterco, soprat- tutto degli animali’. Per una discussione sulla moti- vazione di simili term. riferiti alla (propria) figliolanza v. ≠ canaia (da integrare, tuttavia, con l’aiuto di al- tri spunti [3]). B i b l.: [1] Cultura pop. 189. [2] Cultura pop. 50 n. 40, L URATI , Diz. modi di dire 580; S ANT ’A LBINO 507, C ULASSO -V IBERTI 188, N EBBIA 124, S ERAzzI -C ARLONE 134, T ONETTI 145, M OLINO -R OMANO 32, AIS 6.1172, 1177-1180; REP 576-577, FEw 3.167 n. 10. [3] V. C AR - DONA , Etnoling. 219-220 e n. 1. Petrini DRÓL (dr J l) agg. Strano (Mesocco); – ridicolo (Comologno). V a r.: dról (Mesocco), dròlu (Comologno). Cóma l’é mai dróla chéla mata! , ma quant’è strana quella ragazza! (Mesocco [1]); – l’è dròlu , è ridicolo (Comologno [2]). La forma di Mesocco è un prestito diretto dal fr. drôle ‘divertente; buffo; strano’ [3] dovuto all’emi- grazione in paesi francofoni. Va pertanto tenuta di- stinta dai com. drôl ‘furbo, malizioso, birbo’, mil. dròll ( o ) ‘accorto, furbo’ [4] per il modo e per l’epoca più tarda di penetrazione (alla quale è legata una di- versa semantica: v. i sensi, usciti dall’uso, di ‘perso- na scaltra’, ‘persona astuta; briccone’ acquisiti dal sost. fr. corrispondente [5]). – Nel caso della var. di Comologno, il francesismo sarà stato assunto attra- verso la mediazione del piem. dròlo ‘buffo, scherzo- so, gioviale’ [6]. B i b l.: [1] L AMPIETTI B ARELLA 93. [2] V. anche Cul- tura pop. 189. [3] TLF 7.520; FEw 3.161-162, 15.2.72- 74. [4] M ONTI 70, App. 34, C hERUB . 2.58. [5] TLF 7.521; FEw 3.161a, 15.2.72. [6] REP 575. Petrini DROMEDARI 1 (dromedári) s.m. Dromedario. V a r.: dromedari, drumedari ; dromadari (Russo, Gresso), drumidari (Cugnasco, Breg.), rumedari (Po- schiavo). 1. Andadüra da dromedari , andatura da dro- medario: dondolante (Viganello), végh la schéna da dromedari , avere la schiena da dromedario: essere gobbo (Viganello), véss lí cumè un drume- dari , starsene lì come un dromedario: inerte, im- mobile (Stabio). 2. Traslati 2.1. Persona gobba (Calpiogna, Brione Verz.). 2.2. Persona o animale di grosse dimensioni, in particolare cavallo alto e magro (Poschiavo). – Persona, soprattutto donna, alta e magra (Tic.): còrpu che drumedari r’è nai a catá föra! , accidenti che donnone è andato a scegliersi per moglie! (Grancia). – Persona grande, dall’andatura goffa, sgraziata (Russo, Cavigliano, Losone, Bondo): drumidari ca tü è! , che lento sei! (Bondo). 2.3. Giocano scherzosamente sugli svolgimenti locali del verbo ≠ dormí ‘dormire’ drumidari (Breg.) e similmente, fuori della Svizzera ita- liana, durmidari (Vanzone), nel significato di ‘dormiglione’. 2.4. Persona poco sveglia, inerte, abulica, in- dolente (Loco, Cavigliano, S. Abbondio, Mendri- sio, circ. Mesocco), ottusa, ignorante (Locarno), antiquata, retrograda (Mendrisio [1]): i é bèi fanc, grand, gròss, fòrt, ma dal prim a l’ultim i é tucc drumedari, sénza nissuna energía , sono bei bam- bini, grandi, grossi, forti, ma dal primo all’ul- timo sono tutti poltroni, senza nessuna energia (Mesocco [2]). 2.5. A Mendrisio, oggetto vecchio e malandato, in pessime condizioni: alura al brancava quéll drumedari d’una bici cuntrapedál, che pal mu- mént l’éva d’infésc, e la slanzava s® , allora affer- rava quel ferrovecchio d’una bicicletta a contro- pedale, che al momento era d’impiccio, e la gettava su: sul rimorchio [3]. – A Stabio, si dice anche di oggetto ingombrante. It. dromedario [4]. – Poschiavo presenta duplicità di forme con oscillazione dr-/ r- all’inizio di parola, analogamente ad alcune varietà valtell., dove il fe- nomeno risulta però essere più frequente ed esteso [5]; Salvioni ravvisava nelle forme inizianti per r- un accenno scherz. al n.pr. retico Rumédi ‘Romedio’ [6]. – Quanto al significato 2.3., condiviso dal dial. di Ver- ceia, Bracchi lo interpreta diversamente, come de- verb. di ≠ dormí ‘dormire’ accresciuto di una duplice suffissazione - IT - + - º RIUS e con interferenza scherz. di dromedario [7]. B i b l.: [1] G AROBBIO , AAA 85.292. [2] L AMPIETTI B ARELLA 93. [3] B USTELLI , Fiaa 96. [4] DEI 2.1395, DELI 2 498, P RATI , VEI 384, B ATTAGLIA 4.551, DEEG 1144, DELT 1.1053. [5] S ALVIONI , ID 1.222, Scritti 4. 182, DEEG 1144, DELT 1.1053. [6] S ALVIONI , Posch.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTA1MTg=