Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana - Fascicolo 96
4 DÒTA DÒTA dòta, che no gh’ò dòta da darti adrè?» « còss’ò da fann dala vòsta dòta, sónt giovinòta, lavorarò» , «[come] vuoi che ti sposi, che non ho dote, che non ho dote da procurarti?« «farò a meno della vostra dote, son giovane e forte, lavorerò» (Rovio). In caso di estrema povertà, il ricorso alla soli- darietà dotale permetteva anche alle ragazze meno abbienti, alle orfane e alle illegittime di ac- casarsi dignitosamente: fagh la dòta ai tosann pòvar , far la dote alle ragazze povere (Locarno), tiraa inséma la dòta pai tosái pòvri , radunare la dote per le ragazze povere (Intragna). Le giova- ni con limitate possibilità finanziarie potevano dunque accedere a una dote grazie alle somme lasciate da benefattori del luogo: ur pòvru sciór Lüís r’a lassád na dòta par na tósa pòvra dru paiís ògni tri ann , il defunto signor Luigi ha la- sciato per testamento una dote per una ragazza povera del paese ogni tre anni (Grancia), ul sciur Pancrazzi al gh’a fai la dòta ai tosann du Filipp , il signor Pancrazio ha dotato le figlie del Filippo (Sigirino). Del resto, questo tipo di assistenza do- tale è prassi attestata già per le epoche prece- denti: ad es., nel vergare il proprio testamento nel 1480 il cuoco ducale Giacomo Arnardoni la- scia i crediti che ha in Valle di Blenio allo scopo di dotare una fanciulla indigente del luogo [19]. Per la Svizzera italiana non si è a conoscenza di antichi istituti erogatori di doti di carità. Si ha comunque notizia della confraternita del S. Ro- sario di Besazio la quale, nel xVIII secolo, si ar- ricchisce grazie al lascito testamentario di un ricco emigrante a Roma: alla sua morte nel 1668, Antonio M. Fontana vincola, fra le altre cose, una somma di denaro da destinare all’istituzione di due doti annuali pari a 225 lire terzole; l’asse- gnazione avviene tramite sorteggio: «si è fatto la cautione delle Citelle con la presenza delli Con- fratelli e Offitiali e si è messo nella sorte cinque ... La sorte è toccata a Margarita Pozzi e Angiola Maria Scantonatto. Addì primo di otobre si è con- segnata la sua cedola dotale alle dette Citelle con il loro vestito» (Besazio 1701); in cambio le ra- gazze promettono di pregare, confessandosi e co- municandosi, per l’anima del Fontana [20]. Fuori della Svizzera italiana, a Viggiù, è la locale Con- gregazione di carità a incaricarsi della distribu- zione a favore delle ragazze povere della comu- nità: ciapi la dòta dala Cungregazziún , prendo la dote della Congregazione. In alternativa, il sostegno alle aspiranti sem- brava essere affidato all’iniziativa di alcune fi- gure cardine, quando non all’autorità pubblica: i è ntórn ur cürád e r sindigh a cercá s® ra dòta par ra Marianín , sono in giro il curato e il sindaco a questuare la dote per la Mariannina (Grancia). Fra le nubili prive di mezzi finanziari, e dunque passibili di un aiuto, figuravano anche le trova- telle del «Luogo Pio degli esposti in Como» (molte delle quali provenienti anche dai baliaggi cisal- pini [21]); nel periodo tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Seicento, quelle che beneficiavano di un contratto di affidamento a lungo termine di- sponevano di un tutore, responsabile della costi- tuzione di un fondo dotale; quelle sottoposte a contratti più brevi, invece, dovevano mettere da parte il denaro necessario tramite il proprio la- voro [22]. In seguito, negli anni intorno al 1815 l’istituto corrispondeva una dote di 88 lire nonché 13 braccia e mezza di «tela bianca di tutto lino per un lenzuolo, e lir. 4 1/2 per il così detto pasto [pran- zo di nozze?]» [23]; a partire dal 1870, per le ra- gazze che si sposavano il regolamento interno prescriveva di fornire a titolo di dote, qualora le trovatelle si trovassero ancora sotto tutela, una somma pari a 100 lire [24]. 1.3. La scelta del coniuge non dipendeva sem- pre dalla volontà degli interessati, bensì era im- posta dai genitori, i quali erano spesso assai più preoccupati di combinare un ancorché minimo interesse materiale che non di assecondare l’in- clinazione naturale dei figli: l’amór l’è miga im- portant, l’è püssé importanta ra dòta , l’amore non è importante, è più importante la dote (Mugena [25]). I genitori della sposa erano animati dall’i - dea di cedere il meno possibile sul fronte econo- mico; quelli dello sposo, per contro, si adopera- vano per ottenere il massimo dall’eventuale unione. I figli maschi venivano dunque esortati a faa saltaa fòre one bóne dòte , pescare una buona dote (Breno); da giá ca tu gh’é n mént da maridatt, pésca armén sciá na bóna dòta , giacché hai in mente di ammogliarti, procurati almeno una buona dote (Grancia), ra tósa l’éra brüta, ma ra dòta l’éra bèla e lüü r’a sposád ra dòta , la ragazza era brutta, ma la dote era bella e lui ha sposato la dote (Barbengo). Un uomo poteva quindi spe- rare di iütass cula dòta dala dòna , migliorare la propria condizione grazie alla dote della moglie (Rovio), tiraa inanz cula dòta da fémna , vivere alla bell’e meglio grazie alla dote della moglie (Peccia), faa bèla figura cola dòta dela dòna , far bella figura grazie alla dote della moglie (Bris- sago) e, nel caso riuscisse ad accasarsi davvero bene, víu süla dòta dla fémna , vivere sulla dote della moglie (Linescio), voltass dént in la dòta (Rovio), balaa int in dela dòta (Campo VMa.), av- voltolarsi nella dote: campare sulla dote della mo- glie, approfittarne largamente. Le alleanze potevano venire facilitate dal sen- sale di matrimoni il quale, grazie all’esperienza maturata come commerciante di bestiame, era in
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