Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

88 ebréo ebréo l’educazione ricevuta, era solito portare un copri- capo nel recarsi a scuola: poteva accadere che qualche compagno glielo togliesse d’improvviso e lo passasse agli altri, gridando ebrèll, ebrèll sénza capèll! , ebreo, ebreo senza cappello!; ancora, con allusione al tabù alimentare che nella religione ebraica colpisce il maiale, vi era chi simulava un orecchio di porco con il lembo della giacca dicen- do ebrèll, urégia da purscèll , ebreo, orecchio di porco (Lugano [6]). attività lavorative specifiche, tratti culturali e pratiche religiose peculiari caratterizzano la per- cezione degli ebrei, non sempre per conoscenza diretta, da parte di chi non lo è: abréi ded bibigliu- técch , ebreo di biblioteche: venditore di libri usati (Calpiogna), cèrtimarcant intravist püssée dai ebréi , certi mercanti più avveduti degli ebrei (Minusio [7]); al par la sinagòga dagli ebréi , sembra la sina- goga degli ebrei: di un assembramento di persone particolarmente chiassoso (Minusio); dèss i è tütt intént a formá i regolamént sül macèll ch’i fa i ebréi , adesso [le autorità federali] sono impegnate ad allestire i regolamenti sulla macellazione pra- ticata dagli ebrei: inuna poesia risalente al 1892 [8], scritta dunque a ridosso del divieto della ma- cellazione rituale sancito nel 1893, che vietava di uccidere gli animali con il taglio della vena giu- gulare senzaprecedente stordimento [9]; –mediata dagli episodi biblici veterotestamentari è l’espres- sione chéll ilò o spécce ch’o gh rvügü gi lamanna comè ai ebréi , quello aspetta che gli cada lamanna [dal cielo] come agli ebrei (Landarenca); – si ispira a certe rappresentazioni iconografiche della Pas- sione di Cristo e al realismo espressivo di certe sta- tue a grandezza naturale presenti nelle Via Crucis sui sacri Monti della zona prealpina lombarda e piemontese (Varese, orta, Varallo, oropa), ma an- che, in ticino, a brissago, l’espressione ghigni da ebrèi dala vía crucis , ceffi da ebrei della via crucis (Poschiavo [10]). 2. Lingua ebraica (generalm.); cfr. al par. 4.2. 3. altri significati 3.1. a Comologno, ebréo , neonato non ancora battezzato. In passato i bambini che non avevano ricevuto il battesimo, di solito amministrato entro gli otto giorni dalla nascita, venivano sorvegliati costantemente giorno e notte dai genitori, perché si riteneva fossero particolarmente indifesi ed esposti a insidie e a malefici: i nèva stá s pei ebrèi , bisognava rimanere alzati per [vegliare] i neonati [11]. 3.2. Così come in altre lingue, il termine si è ca- ricato di significati spregiativi e ingiuriosi, diven- tando sinonimo di ‘miscredente, eretico, infedele’: ebréi , eretico (Peccia), l’è n ebrèll , è un ateo (Men- drisio), bastamièe cume un ebréu , bestemmiare co- me unmiscredente (Linescio); oppure di ‘mercan- te esoso, strozzino, usuraio’ o appellativo per ‘persona gretta, avara, avida di guadagno’: l’è un ebréo de vun , è un avaraccio di prim’ordine (Lo- pagno), vèss tegnuuper on ebrèi , essere considerato un egoista (brissago); qui anche ul Canvétt di ebréi , l’osteria degli ebrei, scherzosa denominazione di un esercizio pubblico locale, così chiamato perché frequentato da una compagnia di avventori rite- nuti particolarmente taccagni (Gentilino [12]). 4. Locuzioni 4.1. scherz., vin ebrèll , vino ebraico: schietto, ge- nuino, non annacquato (Mendr.); cfr., fuori della svizzera italiana e con identico valore, vin ebrèi (Vogogna). 4.2. a Cavergno, parlaa ebréi , parlare ebraico: in modo incomprensibile. 4.3. a Camignolo, barba da ebréo erant , barba da ebreo errante: lunga, trasandata, incolta (cfr. al par. 5.). 5. L’ebreo errante secondo la tradizione popolare si tratta del giu- deo, noto con il nome di Giovanni botadeo [13], che osò oltraggiare Gesù sulla via del Calvario per essersi appoggiato al muro di casa sua (se- condo altre versioni, lo percosse, si rifiutò di dargli da bere o gli negò il permesso di sostare nella sua bottega [14]), gridandogli villanamente «cam- mina!», e per questo fu condannato per castigo divino a peregrinare per il mondo senza sosta fino alla fine dei tempi e a tornare negli stessi luoghi a scadenze regolari. Intorno a questa leggendaria figura, iconograficamente rappresentata da un in- dividuo di aspetto trasandato, con la barba lunga e incolta, scalzo, munito di un grosso bastone e con pochi spiccioli in tasca, anche nella svizzera italiana sono fiorite svariate credenze, oltre ad al- cune leggende: in una di queste si narra, ad esem- pio, di un incontro occasionale avvenuto nel di- cembre del 1498, sulla via innevata che portava al Monteceneri, tra un cavaliere comasco diretto a Giubiasco e un vagabondo semiscalzo, da lui confuso per un mendicante, che altri non era che l’ebreo errante, il quale lo avrebbe messo in guar- dia sugli intrighi della politica del tempo [15]; in un’altra leggenda egli ripaga un mugnaio di Mon- teggio della sua cortese ospitalità con una bene- dizione che assicurò a lui, a tutti i suoi discendenti e agli abitanti del paese prosperità e benessere per i secoli a venire [16]; l’aneddotica popolare segnala inoltre sue apparizioni a Gordola [17], a s. Vittore, dove l’è passò … a pé biótt, sénza camisa,

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