Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

98 éGan éGan comune (Cytisus laburnum L.) che il maggiocion- dolo di montagna (Cytisus alpinus Miller) [2]. Il legno durissimo e compatto di tali essenze, simile all’ebano (di cui assume la colorazione ne- ra se coperto di calce [3]), oltre a servire per im- piallacciature, intarsiature e lavori al tornio, era molto apprezzato per la sua resistenza alle intem- perie e al marciume nella preparazione di pali da vigna, staccionate, pioli e chiodi (un tempo co- munemente impiegati in carpenteria al posto di quelli di ferro, per fissare il travame e commette- re le parti in legno di case e stalle), di attrezzi ru- rali o parti di essi sottoposti a frequenti sfrega- menti, come i denti dei rastrelli, i pattini delle slitte e delle tregge, i collari per il bestiame, o le navette con cui si fissavano le funi usate per lega- re i fasci di fieno o altri carichi sui mezzi di traspor- to: i parúsc i è cavicc de légn de déghen per imparu- sciaa i cantée sol piodée , i parúsc sono cavicchi di legno di maggiociondolo [usati] per inchiodare i correnti sul tetto (roveredo Grig. [4]), cul déghen tu fé s dénc che i è da fèr , con il maggiociondolo fai denti [di rastrello] che sono di ferro: molto re- sistenti (Camorino), un gh’a sciá divèrzi rastéi sdencèi, ciapaden quai ram d’éghen e fadigh dént i dénc , abbiamo con noi vari rastrelli sdentati, prendete qualche ramo di avornello e rimpiazza- teci i denti (Mesocco [5]), per faa palitt e füsèll el déghen l’éva impagabil, per fare pioli e navette il maggiociondolo era eccezionale (Camorino). Il suo impiego è pure documentato nella tintura della lana: a im pruvò a téng la lana cul déghen, l’è nicia bèla , abbiamo provato a tingere la lana con il maggiociondolo, è venuta bene (Camorino). La qualità pregiata del legno rendeva la pianta mol- to ricercata, esponendola a frequenti tagli: i disé- va che el déghen el vegniva dumá al pericul. Tana, quii che i vegniva miga al pericul i a taiava , dice- vano che il maggiociondolo cresceva solo in luo- ghi pericolosi. sfido io, quelli che non crescevano in siti pericolosi li tagliavano (Camorino). a ro- veredo Grig. ci si procurava il legno in una zona poco distante dall’abitato, situata sopra la torre di Bogián [6]. È diffusa la convinzione che l’odore sgradevole del legno verde sia tossico per i pidocchi del pol- lame, ragione per cui si gettano a volte delle ra- maglie spezzettate nei pollai per tenerli lontani: el légn de déghen el fa staa vía i piécc de galina dal polée , il legno di maggiociondolo fa star via i pi- docchi delle galline dal pollaio (roveredo Grig. [7]), cui boschitt da déghen i fava i scarín dela sca- ra di galinn; i diseva che l’éva velenús e el tegnéva luntán i piöcc pulín , con gli arbusti di maggio- ciondolo si facevano i pioli della scala delle galli- ne; dicevano che era tossico e teneva lontano i pi- docchi del pollame (Camorino). I conigli sono ghiotti delle sue foglie: l’è nai a fá na brasciada d’égan pai cünili , è andato a raccogliere una brac- ciata di [fronde di] avornello per i conigli (Meride). Dal momento che le campane della chiesa parrocchiale erano state acquistate con il ricavato della vendita di alcuni boschi del patriziato, a Castel s. Pietro c’era chi, quando suonavano, ne accompagnava i rintocchi canticchiando: égan, farégan, carpan, fò, din dòn , maggiociondolo, ba- golaro, carpine, faggio, din don [8]. 2. altre piante 2.1. a bedigliora il termine indica l’olmo, so- prattutto se usato come tutore vivo della vite ma- ritata: ura vigna maridada cu r’égra , la vite mari- tata con l’olmo [9]. 2.2. sorbo degli uccellatori (Cavergno [10], Lo- stallo, Mesocco). 2.3. a Cavergno, fusaggine, berretta da prete. 3. In senso traslato, a Lumino, persona partico- larmente robusta. 4. Proverbi Légn da égan l’è méi nu végan , legno di maggio- ciondolo è meglio non averne: perché tende a car- bonizzare senza bruciare (Mendr. [11]). 5. toponomastica Bósch di égan , bosco (salorino), Bósch di igher , bosco sulle pendici del Gridone, dove è presente l’unica colonia di maggiociondoli di montagna della svizzera italiana, denominato «bosco sacro di Mergugno» (brissago), Mött da l’égan , terreno roccioso con piante di pini (Campo VMa.), Èr di déghen , bosco (roveredo Grig.), Fòppa da l’éghen , monte maggengo (bondo), Pass de l’éghen/ di é- ghen , sentiero montano (Verdabbio) [12]. Fra le svariate denominazioni del maggiociondolo, il tipo qui in esame è documentato in un’area margi- nale che interessa l’arco alpino e prealpino, dal Pie- monte orient. (biell.) e dall’ossola [13] «fino ad esten- dersi in tutti i dialetti dell’Italia nord-orientale e da qui al sud del tirolo» [14]. – etimologia discussa. alcuni vi hanno intravisto uno svolgimento del lat. ĕbenu ( M ) ‘ebano’ [15], incontratosi qua e là con ĕbuLu ( M ) ‘ebbio, sambuchella’ [16], altri invece, più convincentemen- te, un continuatore del lat. ĕbuLu ( M ), con interferenze fonetiche paretimologiche di ebano nella suffissazio- ne in -ano , motivate dal colore scuro e dalla durezza del legno [17]. – Le var. con d- si spiegano per aggluti- nazione della preposizione  da 2 ‘di’, a partire da sin- tagmi del tipo pianta da égan [18]. – L’accezione di be- digliora (par. 2.1.), se non è frutto di fraintendimento

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