Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

104 éILa éItI tiglie (Mendrisio), uéila, te salüdi, ci áuto ca tü a ciá! , urca, ti saluto [= complimenti], che automo- bile che hai! (sopraP. [2]). La voce è sorta dall’unione dell’inter.  éi e del suo comp. oéi (che presentano le stesse funzioni) con l’avv. lá (< lat. ILLāC [3]) in enclisia, quest’ultimo riferito alla posizione dell’allocutario rispetto a quella dell’allocu- tore [4]. nelle var. éla , uéla si è verificata una riduzio- ne di dittongo. – In alcune località, come ad airolo e a osco, la forma véila è stata indicata come più antica e meno diffusa rispetto a éila [5]. b i b l.: [1] L uMInatI , badozz 71. [2] G IaCoMettI 374. [3] reW 4265. [4] DeLt 2.1778, DeeG 1593, DVt 1345; cfr. DeLI 2 509. [5] asV, komm. 1.29. Genasci ÉISSA (sa) 1. inter. Voce di richiamo per le capre. – 2. s.f. infant. Capra (osco). V a r.: eissá (Leontica), éissa (olivone, bodio, Cal- piogna, osco). 1. In genere, le voci di richiamo per il bestiame vengono ripetute più volte e spesso anche combi- nate tra di loro [1]: éissa éissa (bodio [2]), éissa, méia, sciá, birín , ehi, qua, capretta: incitazione del pastore accompagnata dal gesto di dare una man- ciata di sale alle capre che aprivano il gregge della transumanza (olivone [3]); – sempre a olivone, éissa birín, pórta ul lacc a qui da cá, ra scògia a qui da munt, ra scüma ai grand e i cagarant ai fant , ehi capretta, porta il latte a quelli di casa, la scotta a quelli sul monte maggengo, la schiuma ai gran- di, i cacherelli ai bambini. 2. a osco è anche termine infantile per indica- re la capra. nelle fonti scritte non è stata segnata l’apertura della vocale tonica per le var. di bodio e di Calpiogna, che si è scelto di rendere qui con e chiusa sulla scorta di quelle di olivone e di osco. – La voce è composta da due inter. di richiamo, ossia  éi , di diffusione ge- nerale, e  sá ; quest’ultima è attestata a Chironico e Mergoscia nonché, nella var. zá , a osco e sonogno [4] e appare in numerose forme composte di richiamo per il bestiame, quali ohóissa (Quinto [5]), oissassa (Gior- nico), vòissa vòissa (osco), ma anche öizza (Leontica), òizza (bedretto [6], sonogno). simili inter. si riscontra- no al di fuori delle valli superiori del ticino, ad es. nel sopras. heissa (ma anche hoissa ) ‘esclamazione di in- coraggiamento (riferito soprattutto a bovini)’ [7], nel- lo sv.ted. hei-ssa ‘id.’ [8], nel cam. èiza èiza ‘richiamo per le capre’ [9] e nel dial. di olmo (Valchiavenna) sa sa sa ‘richiamo per le pecore’ (a bormio è stata regi- strata inoltre la var. sal sal sal , che ha indotto il brac- chi a ipotizzare un’origine dal lat. saLe ( M ) ‘sale’, ma che è da considerare piuttosto, alla luce dei dati qui esposti, una forma paretimologica) [10]. – La sostan- tivazione di osco rientra nella serie di termini infant. che designano la capra muovendo dal grido di richia- mo ( bèe 1 , bi bi , v. anche bina ) e chemanifestano una stretta e viva familiarità con l’animale, in parte giusti- ficata dalla collaborazione che i ragazzi, anche in te- nera età, garantivano all’azienda familiare nella sua cura e custodia ( cavra , par. 1.9.). b i b l.: [1] Cfr. L uratI , bedretto 124. [2] F ransCInI , Vocab.lev. 20. [3] b ernarDasCI -s ChWarzenbaCh , stòri 158. [4] L uratI -P Inana 411. [5] V ICarI , alpigiani trascr. ms. 11a. [6] L uratI , bedretto 169. [7] DrG 8.33. [8] schwId. 7.1. [9]G oLDanIGa 1.343. [10] b raCChI , Dubiún 130. Genasci ÉITI (ti), UÉITI (ti) inter. 1. Forma di ri- chiamo e saluto. – 2. esprime monito, rimprove- ro. – 3. esprime sorpresa, ammirazione. V a r.: éiti (Medeglia, Isone, Campo VMa., aures- sio, Cabbio), éti (Lug.); – oéiti (brione Verz.), oéti (Maggia, Villa Lug.), ouéiti (Minusio), ovéiti (circ. bre- no), ovéti (circ. taverne), uéite (Loc.), uéiti (Medeglia, Isone, airolo, VMa., Loc., Chiasso, sottoP.), uéte (Ca- vergno, Locarno), uéti (Locarno, sottoC.), uvéiti (Lo- co), véit (Intragna), véite (Pedrinate), véiti (Isone, Loc., sottoC.), vèiti (Cavigliano, Comologno, Cimadera), véti (sottoC.), vuéite (balerna), vuéiti (broglio, bondo, stampa). 1. Forma di richiamo e saluto: vèiti sòci! , ehi amico! (Cavigliano), véiti compaa! , senti compa- re! (Mergoscia), té, uéti! , ehi, ehi tu! (Lugano); nel- l’incipit di una cantilena: ovéiti, morósa d’ona vól- ta, i tò belézz a ta i pòss cüntaa: bóca guérscia, nas bistórt , ehi, innamorata di un tempo, le tue bellez- ze te le posso elencare: bocca storta, naso bistorto (Mugena). 2. esprime monito, rimprovero: véti, sa t’avés- sat pruvaa ul maa da dénc a cünt di stracaganásc ch’ò töi! , ehi, se tu avessi provato il mal di denti provocatomi dai biscotti secchi che ho compera- to! (Lugano [1]). 3. esprime sorpresa, ammirazione: uéti, t’a- varétt mía cataa i galétt! , urca, non avrai colto i bozzoli dei bachi da seta!: commento rivolto a chi paga da bere agli altri, in riferimento ai buoni guadagni ricavati dalla bachicoltura (Castel s. Pietro).

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