Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

114 eLétrICh eLeVazzIÓn C. salvioni, 4 aprile 1905. [5] V. anche C anonICa , Ma- riapaelio 44. [6] G rossI , Primi 25, s ILLa , Paradiso 248. [7] G rossI , Luci 33, G aLLI , Lugano 2.138. [8] P InI , so- pracenerina 38, b ranCa , turismo 74. [9] Das Puschlav 68, storiaGrig. 3.81. [10] j eLMInI , affetti 104. [11] a sIo - LI , terminol. 23. [12] b InDa , Interviste, 5.2.1984; v. an- che 17.2.1984, 23.10.1984. [13] a M arCa , alm.Grig. 1930.112, t oGnoLa , rossa 135,224, t oGnoLa , braggio 183,289. [14] G IoVannaCCI , rasa 50. [15] V. anche C anonICa , Mariapaelio 44, v. inoltre DosI 6.183-190. [16] V. ancheG uerra , sentiero radici 2001.3. [17] arch. fonti orali, reg. 10.11, v. anche DosI 6.188-189. [18] arch. fonti orali, reg. 99.17, 10.09, 10.18, v. ancheDosI 6.188-189. [19] G oDenzI -C raMerI 302. [20] DeI 2.1440, DeLI 2 511. Ceccarelli eletricista, -citá  elétrich ELETRIZÁD (eletriżt) agg. alticcio, ubriaco (bosco Lug.). rappresenta il part. pass. del recente italianismo eletrizá ‘elettrizzare; eccitare’ [1]; la presenza dell’esi- to - ád (di contro all’atteso - ò ) attesta che si tratta di un term. entrato per il tramite della lingua. Per la seman- tica, invece, si vedano le espressioni sin., basate sul concetto di ‘luce’, ‘illuminazione’ e sim. quali pizz (có- me ona lüm) (generalm.), ilüminaa (Lug.) ‘acceso (co- me un lume), illuminato: alticcio, ubriaco’, piaa i can- derètt ‘accendere le candeline: ubriacarsi’ (Gorduno), le quali sottintendono la propensione a infiammarsi, ovvero ad accendersi in volto, dell’ubriaco [2]; un pro- cedimento semantico analogo sembra essere alla base dell’it. brillo ‘avvinazzato, con gli occhi lucidi’ (da bril- lare ‘splendere, rilucere’) [3], sebbene non tutti gli stu- diosi siano dello stesso avviso [4]. b i b l.: [1] LsI 2.341. [2] L uratI , Diz. modi di dire 489. [3] DeI 1.601, DeLI 2 249. [4] LeI 5.1690-1691. Ceccarelli ELÈTT (elt) s.m. Giocatore di mano, a destra del mazziere, nel gioco del tressette (Viganello, stabio). si direbbe prestito dell’it. eletto [1], ma il LeI sotto l’etimo eLĭGere ‘scegliere’ non riporta alcuna attesta- zione it. o dial. relativa a un uso del participio passato in questa specifica accezione [2]. Vi corrisponde se- manticamente il sin. ( a ) lèta [3], che ricorre soprattutto nell’espressione d’area tic.-lomb.-piem. véss d’alèta/ da lèta ‘trovarsi a destra o a sinistra del mazziere in al- cuni giochi di carte e iniziare o concludere il gioco’, cfr. anche  dilèta . L’etimologia è discussa: secondo il reP vanno escluse connessioni con il lat. eLIGĕre / aLeGĕre ‘scegliere, eleggere’ [4]. La voce sottoc. qui in esame sarà forse da intendersi come una formazione parallela a quelle sopraccitate, sorta per accostamento pseudo-etimologico all’it. eletto . b i b l.: [1] reW 2843, DeI 2.1440, DeLI 2 511. [2] LeI, e2.339-343. [3] LsI 1.61. [4] reP 15. Galfetti ELEVAZZIÓN (elevaz) s.f. elevazione. V a r.: elevazzión , elevazziún ; elevazzióm (Lavizz., Linescio, navegna, Verz.), elevazziòn (Ludiano), levaz- zión (Calpiogna, osco, auressio, brissago, Caviano, circ. sonvico, Viganello), levazziún (sementina). nella celebrazione della messa, rito durante il quale, subito dopo la consacrazione del pane e del vino, il sacerdote mostra ai fedeli l’ostia e il calice sollevandoli in alto: u sóna la levazzión , suona l’e- levazione (Calpiogna): era infatti consuetudine che alla consacrazione suonassero le campane, di modo che ilmiracolo della transustanziazione fos- semanifestato anche a coloro che, per vari motivi, non erano a messa (sorengo); quando suonavano i bòtt da l’elevazziún , i rintocchi dell’elevazione, chi non si trovava in chiesa era tenuto a sospendere qualsiasi attività o discorso, mentre le donne chi- navano il capo e si facevano il segno della croce (Mendrisio [1]). a stabio, secondo una leggenda, la nòtt da Natál, pròpi a mezanòtt, quand in gésa incumincia l’elevazziún, … l’aqua la divénta vin , la notte di na- tale, proprio a mezzanotte, quando in chiesa co- mincia l’elevazione, l’acqua [della sorgente del- l’ Ulcelina ] si trasforma in vino [2]; inoltre era precetto popolare che, durante l’elevazione dell’o- stia, fosse meglio non girarsi: voltév miga indré a l’elevazzión, perchè vedí strión , non giratevi all’ele- vazione, perché vedreste degli stregoni (Lostallo). In uso scherzoso, l’elevazzión dal cügiaa , l’ele- vazione del cucchiaio: l’ora del pasto, il pranzo (Viganello). It. elevazione [3]. –Per l’uso scherz. cfr., nel gergoma- landrino piem., elevassiôn d’ij cuciàr ‘mezzogiorno’ [4]. b i b l.: a nGIoL . 292. [1] G arobbIo , aaa 79.135. [2] M oMbeLLI , Messag- gero raiff. 1978.12.152. [3] DeI 2.1444, DeLI 2 512, b attaGLIa 5.96. [4] L ottI , Malandrino 84. Ceccarelli

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