Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

118 eMÁIL éMbro si tratta di un prestito dal ted. Email , a sua volta dal fr. émail , presente altresì nell’eng. emagl ‘id.’ (con il deriv. emagliar ) [3]. b i b l.: [1] G IaCoMettI 86. [2] G IaCoMettI 86. [3] DrG 5.583. Genasci emailaa  emáil EMAÜSS (emas) n.l. nella locuz.v. andá in – , andare a emmaus: a zonzo, in cerca di avventure amorose. V a r.: Amauss (Vicosoprano), Emauss , Emaüss (Po- schiavo), Mamauss (Mesocco). Derivati amáusa nella locuz.v. andá in – , andare a zon- zo, in cerca di avventure amorose (Vicosoprano). Dal nome di luogo biblico Emmaus , nelle vicinanze di Gerusalemme [1]. La locuz. fa riferimento all’epi- sodio evangelico dei due discepoli che, in cammino per questa località, vengono avvicinati dal Cristo ri- sorto e non lo riconoscono (Luca 24,13-35). Il tipo an- dare in Emmaus è abbastanza diffuso nei dial. it. sett., nonché nell’it. (v. ad es. andare in Menaus ‘andare in capo al mondo’, già nell’aretino, va’ in Èmaus! ‘va’ al diavolo!’, andare inÈmmaus ‘svanire; essere distratto, non fare attenzione’) [2]; considerato che la locuz. è limitata geograficam. alla breg., non è da scartare un influsso dello sv.ted. emausen ‘fare una piacevole usci- ta in famiglia il lunedì di Pasqua’ [3]. – L’espress. andá in amáusa di Vicosoprano emerge unicamente da un componimento dove la suffissazione in -a , tipica degli avv., potrebbe essere stata influenzata anche dalla ri- ma: la sanda séira i giuvan i vann in amáusa evitand sa l’è pussibal cèrtan cafarnáusa ‘il sabato sera i giovani vanno in cerca di avventure amorose, evitando se pos- sibile certe ragazze di dubbia reputazione’ [4]. b i b l.: [1] DI 1.723-724. [2] b eCCarIa , sicuterat 152- 153, LeI 2.656, P etroCChI 1.816, b attaGLIa 1.456; v. inoltre DrG 5.586. [3] schwId. 1.221. [4] M aurIzIo , alm.Grig. 1994.154. Genasci ÉMBA (mba) s.f. nella locuz. ciapaa/ tòo sú un’ – , vacillare, barcollare (brissago). Ciapaa un’émba , vacillare, barcollare, i ciócch i tò sú i émb , gli ubriachi barcollano. Il term. sarà da avvicinare ai tosc. allembare ‘piega- re, inclinare’ e dar la lèmba ‘barcollare, dar la balta’ (Versilia), che il Pieri ha ricondotto a una base * LeMbu , var. del lat. stLeMbu ( M ), traducibile secondo lo studio- so con ‘storto, obliquo’ (e non ‘tardo, che avanza len- tamente’ come la glossava Festo interpretando l’unica attestazione del termine in Lucilio); l’ipotesi sarebbe supportata per la fonetica dal caso parallelo di LIs ‘lite’, var. del più arcaico stLIs [1]. Per la voce qui in esame bisogna postulare inoltre una discrezione della l ini- ziale, interpretata come articolo determinativo. Meno convincente per la fonetica risulterebbe invece una derivazione dal got. sLIMbs ‘obliquo’, postulata ad es. per l’it. sghembo [2]. V. anche  émbo . b i b l.: [1]P IerI , zrPh. 28.175,183n. 1, 188,Misc.asco- li 440-441, C oCCI 5,64. [2]G aMILLsCheG , rom.Germ. 2.22, n oCentInI 1105. Genasci ÉMBO (mbo) agg. ubriaco (sonvico). Verosimilmente da una base * LeMbu , var. del lat. stLeMbu ( M ) ‘storto, obliquo’, per la quale v. la discus- sione in  émba . Quanto all’uscita in - o , con valore elativo, v. ad es.  bambu ; cfr. inoltre il diffuso slimbo ‘ubriaco’. Genasci EMBRISCIA (embríša) s.f. Donna maldestra, pasticciona (Leontica [1]). origine incerta. Potrebbe trattarsi di un deriv. del lat. ĭMbre ( M ) ‘pioggia, rovescio d’acqua, acquazzone’, che ha qualche continuatore nel panorama romanzo [2]; un analogo sviluppo semantico si può forse trova- re nei sost. orizzi ‘uragano, acquazzone’ e ‘individuo impetuoso, che scompiglia, mette in disordine’, torbo- lizzi ‘uragano, bufera, tormenta’ e ‘individuo impetuo- so, scomposto, arruffone’. L’uscita corrisponde alla forma femm. del suff. - īCIu [3]. b i b l.: [1] Cfr. D eMarIa , Curiosità 49. [2] reW4278, s aLVIonI -F aré , Postille 4278, FeW 4.567. [3] r ohLFs , GrIt. 3.1038, cfr. G rossMann -r aIner , Formaz. 291. Genasci ÉMBRO (mbro) s.m. assicella posta sopra la mangiatoia per impedire che vi entrino le capre. V a r.: émbra (olivone), émbro (biasca), lémbra (oli- vone). L’assicella veniva posta orizzontalmente circa 30 centimetri sopra la mangiatoia per impedire che le capre vi entrassero (olivone); – am da pra-

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