Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

68 DÜGh DuLCÁ 1. Gufo comune, gufo reale e, per estensione, altre specie di rapaci notturni. Al dügh dügh che canta da nòcc , la civetta che canta di notte (solduno); – secondo il corrispon- dente di Fusio per il VsI, il düi era un non meglio specificato «uccello notturno»: nell’udire il suo verso, gli alpigiani interrompevano la mungitura e fuggivano. 2. Locuzioni 2.1. Gran dügh , gran gufo: gufo reale (gene- ralm.); – a Pazzallo, gran dügo , persona dal naso lungo e adunco. 2.2. a Palagnedra, da dügh , da gufo: di voce profonda, bassa. 3. Derivati düghín s.m. Gufo comune (Gandria). Il nome è diffuso nei dial. it. sett. (ven. dugo , friul. dug , lomb. e piem. düg(o) , lig. dügu ) e riappare nei prov. dugou , fr. (dalla fine del xIII sec.) e cat. duc ; inol- tre, unicam. in forma composta, nello spagn. grandu- que e nel port. graõduque [1]. registrato già in un testo lat. del xIV sec. di area it., probabilmente settentrionale («bubo idest dugo sive olucus avis nocturna et turpis- sima»), ritorna in un doc. trevig. del xVI sec. nella forma « duch » con il valore trasl. di ‘sciocco’ [2]. – L’e- timo è tuttora discusso. L’ipotesi più plausibile è che si tratti originariamente di una delle voci onomato- peiche tipiche della denominazione degli strigidi [3] (del resto, anche il corrispondente per il VsI di Fusio riproduce per iscritto il verso del gufo come « düi düi », omofono dell’appellativo impiegato localmente per designare l’uccello). rispetto a quanto esposto per il suo sinonimo  düd 1 , andrebbe ancora spiegata la presenza della -gh : essa potrebbe esser dovuta a un influsso del lat. uLŭCu ( M ) ‘gufo, allocco, civetta’ [4], ma non sembra da escludere, anche in questo caso, una sua origine onomatopeica, come suggeriscono al- cune restituzioni del verso del rapace quali « uc! », « huc! », oppure « bock-bock » [5]. Paiono invece poco convincenti, soprattutto dal punto di vista fonetico, i vari tentativi di riconduzione al lat. DūCe ( M ) ‘guida; condottiero’ o a * DūCu [6], salvo la proposta del DeI di un accostamento secondario al tipo duca , voce re- gistrata nell’it. dal xIII sec. [7]. Gli studiosi hanno mo- tivato l’accostamento alla figura del condottiero con la credenza che il gufo funga da guida per altri uccelli che lo seguono (attestata già in un passaggio di ari- stotele, dove si legge che accompagna le quaglie nella migrazione autunnale), o ancora con il paragone sta- bilito fra le piume erettili sopra gli occhi caratteristiche del gufo e i pennacchi che ornano gli elmi [8]; si noti a questo proposito che, secondo Dalbera, la testa degli strigidi evocherebbe più generalmente un elmo (e tal- volta anche altri copricapi) [9]. Quali paralleli seman- tici sono inoltre state richiamate voci come il ted. Grossherzog ‘gufo reale’ (alla lettera ‘gran duca’), ma anche cónte ‘id.’ a Goima, in provincia di belluno (il quale potrebbe essere però sorto per irradiazione se- mantica a partire dal tipo dügh ) [10]. – Per quanto ri- guarda la paura suscitata dal verso dell’uccello not- turno, che emerge dall’attestazione raccolta a Fusio, essa trae motivazione da una diffusa credenza (ben documentata anche nella svIt., stando ai Mat. VsI) secondo la quale gli strigidi sarebbero uccelli del ma- laugurio e, in particolare, che il loro verso sarebbe presagio di morte [11]. – Il deriv. düghín ‘gufo comune’ di Gandria sorge per consentire di distinguere il vola- tile così designato dal dügo o gran dügo ‘gufo reale’. b i b l.: C herub . 2.58, M ontI 71; cfr. aIs 3.508. [1] reW 2789a, FeW 3.196b, DeI 2.1400, DeLt 1.1054. [2] b ertonI , ItDial. 30, s aLVIonI , aGI 16.98, 300, scritti 3.626,688. [3] r oLLanD , Faune 2.50-51, s PIt - zer , Lexik. 145 e n. 2, DeI 2.1400, DeLt 1.1054, GPsr 5.998; cfr. s aInéan , Création 97,100. [4] n oCentInI 28; cfr. DeLt 1.1054. [5] s aInéan , Création 97, a rrIGonI DeGLI o DDI , ornit. 262. [6] FeW 3.196b, b raCChI , Paura 138, cfr. t aGLIaVInI , Livinall. 126; reW 2789a. [7] DeI 2.1400; v. anche n oCentInI 357. [8] FeW 3.196b, DeI 2.1400, G attIker , Vögel 330. [9] D aLbera , Dial. 297- 298. [10] b raCChI , Paura 138, DeLt 1.1054, G attIker , Vögel 330. [11] G arobbIo , alpi 1.83, hDa 4.1188, 8.1291, G attIker , Vögel 330. Genasci dügh dügh, düghín  dügh düimétri  düü dulantaa  dolént DULCÁ (dulká) v. 1. rabbonire, acquietare (Isone). – 2. Piegare, flettere (Malc.). V a r.: dulcá (Isone), dulcaa (Malc.). 1. a Isone, l’èr danatu, ma dòpp u s’è bé dulcò , era furibondo, ma poi ha finito col quietarsi; – dulcá , scemare, placarsi: di dolore. 2. nel Malcantone, dulcass , piegarsi: di una tra- ve [1]. 3. Derivati dorcòo agg. Curvo, arcuato: della schiena (Mi- nusio). Come i com. dolcà «piegare, curvare; dicesi di ferro, di legno, e somiglianti» [2], dulcà , voce arc. per ‘piegare’ e, anche, per ‘addolcire’ [3], it. ant. dolcare ‘rendere

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