Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

136 EPIFANÍA EPIFANÍA patriottica è destinata alle famiglie dei «rimpatriati svizzeri» [62]. Negli anni Quaranta si tiene, a Lu- gano, la Befana del Circolo operaio educativo, che condivide con gli altri raduni la parte benefica e ricreativa [63]; nello stesso periodo fanno la loro comparsa le prime Befane rosse legate al partito socialista, le quali declineranno poco dopo il Ses- santotto [64]. 1.5. Scherzi 1.5.1. Alle donne nubili In passato le compagnie giovanili esercitavano anche il controllo della morale consuetudinaria, e in particolare dei costumi coniugali, tramite una serie di atti di giustizia popolare. Diffuse inTicino, ma sicuramente note anche ad altre regioni della Svizzera italiana, erano le beffe perpetrate da parte di gruppi di giovani ai danni delle donne rimaste nubili (e all’occorrenza anche di qualche scapolo) [65], consistenti nello spargere la sera o nottetem- po, con il concorso dell’oscurità, cumuli di sega- tura, cenere, muschio o scarti vegetali davanti agli ingressi delle loro case, oppure nello scaricarvi ogni sorta di oggetti e materiali pesanti e ingom- branti (legname, pietre, rottami, lettiere, materassi e, nelle località lacustri, perfino barche) per im- pedire loro di entrare o uscire. A Gordevio (e in altri paesi della Vallemaggia), l’uso di spargere se- gatura sull’uscio delle zitelle era segnalato ancora per il 1979. InValleMorobbia si ha notizia dell’uso di tracciare con la segatura un percorso che dalla casa della vittima conduceva a quella del presunto spasimante oppure verso luoghi strani [66]. Lamattina seguente le persone beffeggiate si af- frettavano a rimuovere con la scopa le tracce del- l’oltraggio subito. Per questomotivo alcuni giovani arrivavano a perfezionare lo scherzo bagnando la segatura con secchiate d’acqua la quale, ghiaccian- do, congelava l’impasto impedendone o rendendo- ne difficoltosa la rimozione [67]; a Minusio, onde evitare spiacevoli sorprese le zitelle più avvedute stavano all’erta, pronte a vendicare l’offesa con sec- chiate di colaticcio o pitali di orina versati addosso ai buontemponi [68]. Tali consuetudini si sono perpetuate qua e là ancora fin quasi alla fine degli anni Settanta del Novecento, suscitando non di rado le aperte pro- teste delle vittime, che a volte stigmatizzavano pubblicamente l’inciviltà di queste pratiche attra- verso gli organi di stampa. 1.5.2. Ad amici o compaesani Più generalmente, si usava corbellare le perso- ne facendole uscire di casa con un pretesto e poi, prendendole sottobraccio, esclamare: ném incun- tra ai rè Magi! , andiamo incontro ai re Magi! (Ma- gliaso); anche a Medeglia, una persona si recava a casa di un compaesano chiamandolo sull’uscio con un pretesto qualunque; se la persona usciva, l’altro chiedeva, additando il cielo e scrutando in direzione di un’ipotetica stella: a gh’i s i cuturni da ná incuntra ai rè Magi? , vi siete messo gli sti- vali per andare incontro ai re Magi?; a quel punto la persona presa in giro cercava di rifarsi ripropo- nendo lo scherzo ad altri. Altre burle dipendevano dall’estro personale, e consistevano per esempio nel prelevare dalla stalla le capre di un compaesano e fargliele trovare in una bettola (Vogorno), portare via un barcone dalla darsena e depositarlo sulla strada (Gerra Gamb.) [69], nascondere imposte, scale e caval- letti nei luoghi più impensati, prelevare una barca dalla riva e trasportarla fin sull’uscio della chiesa, oppure costruire barricate davanti alla porta della chiesa parrocchiale (Minusio [70]); stando a infor- matori locali, si sarebbe trattato di un modo sim- bolico per rallentare il trascorrere delle giornate che gli emigranti (in massima parte attivi all’e- stero come muratori), di ritorno a casa per la sta- gione invernale, passavano con i propri familia- ri. 1.5.3. Alle persone dalla carnagione olivastra Chi aveva una carnagione olivastra veniva sol- lecitato a unirsi al corteo diretto verso iMagi; l’uso è segnalato, per l’Ottocento, da Stefano Franscini: «La sera precedente all’Epifania … in Lugano i ra- gazzotti … si adunano e fanno unorrendo baccano, vero charivari , davanti alle case dove è qualche persona di colorito bruno o scuro e non s’arrestano finchè quella si affaccia al balcone, ed essi l’invi- tano a mettersi del cortéo per andar incontro a far accoglienza a’ re mori» [71]. 1.6. Cibi 1.6.1. Cene in comune Nel giorno dell’Epifania o in quelli immediata- mente seguenti i giovani consumavano i cibi rac- colti con la questua. A Grancia, il 6 gennaio gli uomini si riunivano sulla piazza comunale per una refezione, chiamata pasquéta . In Valle di Ble- nio gli uomini si trovavano all’osteria per consu- mare in allegria quanto raccolto in occasione del tradizionale giro di questua [72]. Anche ad Arbe- do i cantori che si erano esibiti di casa in casa la sera del 5 gennaio si riunivano privatamente, la prima domenica dopo l’Epifania, per un pasto in comune con le provviste raccolte e, una volta ter- minata la cena, facevano di nuovo il giro del pae- se cantando il ringraziamento [73]. 1.6.2. Dolci tradizionali A Soazza si usava preparare una certa quantità di focacce a base di farina, zucchero, spezie, vino o liquori. A Cimadera si preparava il croccante, destinato soprattutto ai bambini. A Vezio, questo stesso dolce veniva preparato su un fornelletto al-

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