Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

138 EPIFANÍA EPIFANÍA no affinché venisse rispettato il divieto di dedicar- si ai lavori domestici nei giorni di festa: la vigilie da l’Epifeníe bégne finii la ròche, sadanò la stríe la végn a spüdágh s , la vigilia dell’Epifania bisogna finire la rocca, altrimenti la strega viene a sputar- ci sopra (Gerra Gamb.). A Moghegno, d’inverno, le ragazze si davano di buona lena a filare le roc- cate di lana loro affidate, nella speranza di finire entro la sera del 5 gennaio: si diceva infatti che quella notte sarebbe venuta una vecchia a orinare sulle rocche delle filatrici meno solerti; per que- sto motivo le più giovani, mosse dalla paura, pri- ma di coricarsi nascondevano la conocchia nei luoghi più impensati. Anche a Sonogno le ragaz- ze laboriose si affrettavano a filare per non la- sciarsi defecare sulla rocca dalla carchevégia : la vecchia strega le avrebbe così punite per la loro inadempienza. – V. anche al par. 3. Si segnala infine l’uso, rilevato a Sonogno nel 1990, di mettere in bucato i panni sporchi entro la sera, fossero anche solo pochissimi capi, nella speranza di dissuadere le streghe dalle loro mi- nacce scatologiche. 1.8.3. Divinazioni InBregaglia e inVal Poschiavo le ragazze erano solite trarre auspici sul proprio futuro coniugale facendo fondere piccoli quantitativi di piombo, che poi gettavano nell’acqua fredda; dalle figure che si formavano traevano pronostici riguardanti l’aspetto, la condizione e la professione del futuro sposo [86] oppure si interrogavano sulle probabi- lità che avevano di trovare marito entro la fine dell’anno, sul tipo di vita che le attendeva una volta accasate o, più in generale, su fortuna o di- sgrazia [87]. Altra pratica divinatoria delle giovani nubili della Bregaglia, il giorno dell’Epifania, era trèr la ciavata , lanciare la ciabatta dentro un cro- cicchio per poi dedurre, in base alla direzione in- dicata dalla punta della scarpa una volta caduta a terra, il paese di origine dell’agognato sposo [88]; oppure ancora estrarre, con gli occhi bendati e a ritroso, un ramo da un mucchio appositamente allestito: se fosse stato dritto e liscio significava che lo sposo sarebbe stato belloma povero; qualora invece il ramo estratto fosse stato nodoso, avreb- bero incontrato un uomo brutto ma ricco [89]; v. anche  bavanía . A S. Vittore, la notte della vigilia si esponeva un recipiente pieno d’acqua; il mattino successi- vo si formulavano pronostici circa il proprio de- stino in base alla disposizione dei cristalli di ghiaccio formatisi sulla superficie. 1.9. Nomine ed elezioni 1.9.1. In Val Bregaglia, l’Epifania compariva in passato quale scadenza per il rinnovo delle cari- che pubbliche. L’assemblea comunale eleggeva il landamano, il messo del tribunale civile e quello del tribunale penale spettante alla Sopraporta, in- fine nove elettori delegati che, a loro volta, sce- glievano nove giudici penali e dodici giudici civili [90]: cfr., dagli statuti civili del 1587, «item statu- tum est, quod omni anno in die epiphaniae vel circa debent eligi ministrales, decanus et iurati iuxta morem antiquorum» [91]; – v. anche  ba- vanía . 1.9.2. Ad Arosio, dopo la messa dell’Epifania si procede all’estrazione del vice-priore e successi- vamente all’incanto di alcune cariche legate alla traslazione, alla vestizione e alla processione del simulacro dellaVergine. Un bambino estrae da un cappello il nome del vice-priore e della vice-priora i quali, l’anno successivo, assumeranno le cariche di priori della festa della Madonna, prevista per la terza domenica di gennaio. Dopo il sorteggio dei vice-priori si nominano, sempre tramite incanto, due confratelli che, il sabato sera, dovranno traslare la statua dellaVergine dalla nicchia alla portantina e vestirla (gli stessi incaricati dovranno, il lunedì sera, occuparsi della reposizione del simulacro); inoltre si designano i quattro confratelli che por- teranno in processione il simulacro, il portatore del Crocefisso degli uomini e la consorella che reg- gerà quello delle donne, infine due consorelle in- caricate di decorare le torce. 2. Proverbi La data del 6 gennaio compare, talora insieme a quella del Natale (25 dicembre) o di S. Antonio abate (17 gennaio), in proverbi intesi a sottolinea- re il lento allungarsi delle giornate: Prefenéa, u pass d’una stréa , Epifania, il passo di una strega (Loco [92]), i dí i se slénga: a l’Epifanía mezorèta, per sant Antòni un’óra bóna , i giorni si allungano: per l’Epifania, una mezz’oretta, per S. Antonio un’ora buona (Cama). – V. inoltre  Pasquéta . 3. Racconti, leggende Al divieto di filare (par. 1.8.2.) è legata una fia- ba raccolta nel Luganese, nella quale il diavolo si presenta travestito da viandante alla porta di una donna china sulla propria rocca, chiedendo- le ospitalità per la notte. La donna gli indica un mucchio di fieno e si rimette a filare, senza ren- dersi conto che la mezzanotte è ormai trascorsa. Ma le occhiate che provengono dall’improvvisa- to giaciglio la mettono a disagio e la rocca le sfugge di mano; nel chinarsi per raccoglierla, si accorge che dal tabarro dello sconosciuto spun- tano due zampe d’oca, segno inequivocabile del- la sua natura demoniaca. Il diavolo le si avventa contro ma lei, con uno stratagemma, riesce a sconfiggerlo [93].

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