Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

140 EPIFANÍA EPIFANÍA ogni carattere profano e, soprattutto, a non rinunciare alle figure dei Magi osteggiate, un secolo prima, da Lu- tero [111]. Alla luce di queste considerazioni, i canti della Befana dell’alta Pieve Capriasca si spiegheranno in ragione di un certo isolamento geografico, che ha verosimilm. impedito agli influssi controriformisti di dispiegarsi fino in fondo [112]. – In merito all’uso at- testato a Buseno e a Soazza (par. 1.3.3.2.), si segnala che anche a Milano, in occasione della tradizionale sfilata in costume dell’Epifania, i Magi non tornano passan- do dalla contrada percorsa all’andata bensì scelgono un’altra strada, in ossequio all’esortazione evangelica «di non ripassare da Erode» [113]. Inoltre, se per le ca- valcate di Chiasso e di Mendrisio la matrice milanese è incontrovertibile, meno chiara è l’origine della pro- cessione di Buseno, la quale sarà da attribuire all’in- flusso dell’emigrazione verso nord (tra le mete più fre- quenti degli emigranti calanchini vi erano alcune località dell’Europa centrale non riformata, in parti- colare Salisburgo [114]). – In contrasto con l’esigenza di vegliare caratteristica dei rituali delle notti tra il 24 dicembre e il 5 gennaio, ai bambini viene richiesto di dormire (par. 1.4.1.): non devono infatti vedere né i Magi né la Befana quando queste figure visiteranno la casa per lasciare i loro doni [115]. – L’uso rilevato a Massagno (sempre al par. 1.4.1.) trova una risponden- za nella Bassa Austria, dove si riteneva fosse buona co- sa spazzare bene l’aia per consentire ai Magi di potervi danzare sopra [116]. Gli scherzi alle donne nubili (par. 1.5.1.) rientrano nel novero delle burle che le compagnie giovanili met- tevano in opera ai danni di quelle persone (soprattutto donne) che, per un motivo o per l’altro, non si confor- mavano al modello sociale imperante [117]. Similm., gli scherzi all’indirizzo di amici o compaesani (par. 1.5.2.) si ritrovano qua e là anche altrove: nella Firenze dell’Ottocento, ad es., gruppi di bontemponi erano soliti condurre i più sempliciotti davanti alla facciata della chiesa di San Filippo Neri, con la scusa di mostrar loro le trombe della Befana (denominazione popolare dei due angeli tubicini che affiancano lo stemma della fa- miglia Serragli) [118]. – Nella tórta di rè Magi , da con- sumare il giorno dell’Epifania (par. 1.6.3.), si ravvisano echi di un’usanza che si rintraccia in tuttaEuropa (dalla Germania all’Italia, dalle Fiandre alla Serbia) a partire almeno dal sec. xVI (la prima attestazione riguardante il mondo tedescofono sembra risalire al 1567), con va- rianti che contemplano l’inserimento, nell’impasto, di una moneta, di un fagiolo o di una fava di zucchero [119]. In Italia e in Francia si hanno notizie di dolci si- mili soprattutto in ambito borghese e cortigiano, dove si era soliti sorteggiare un effimero re della festa per mezzo di una focaccia contenente tre fave bianche e una nera, secondo un uso che ricorda gli antichi Sa- turnali romani [120]. In Ticino questa torta viene com- mercializzata a partire dal 1950 (se ne ha però già una testimonianza allafine degli anni Trenta delNovecento, limitatam. agli ambienti alto borghesi di Lugano [121]). Nonostante la buona rispondenza, nel 1954 e 1956 il Giornale del Popolo riteneva utile fornire spiegazioni riguardanti l’origine del dolce e le implicazioni con- nesse al rinvenimento, al suo interno, del piccolo re di plastica [122]. – Le usanze citate al par. 1.8.3. vanno considerate come le vestigia di antichi ritimantici, pre- senti in tutto l’arco di tempo che va dal 25 dicembre al 6 gennaio, quando è più che mai intenso il desiderio di interrogarsi circa l’andamento dell’anno entrante (per altri usi conconnotazioni divinatorie legati a questo speciale periodo dell’anno cfr.  bonamán , cap d’ann , infine Denedaa , par. 1.15., 1.16.14.-15.). L’arrivo di un essere ultraterreno (perlopiù in forma di strega) in grado di punire le donne che trasgredivano al divieto di filare (par. 1.8.2.) era temuto in diverse re- gioni d’Europa [123]: nel Polesine, ad es., si raccoman- dava alle ragazze di eliminare dalla conocchia o dall’ar- colaio ogni traccia di stoppa, in modo da impedire alle streghe di appigliarsi a eventuali residui [124]; anche inEmilia-Romagna si credeva che nellanotte del 5 gen- naio le streghe si aggirassero numerose e cercassero ri- fugio nella lana rimasta sul fuso [125]; nel Bellunese, lefilatrici si premuravanodi non lasciare indietronem- meno un ciuffo di stoppa, altrimenti la Redodesa vi avrebbe urinato sopra [126]. Nelle Alpi bavaresi e au- Fig. 22. Primi anni Cinquanta del Novecento. Nell’im- minenza dell’Epifania, sui giornali si pubblicizza una novità: la torta dei re Magi, con la corona dorata ag- giunta al dolce (da GdP 4.1.1954).

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