Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana
144 ÈR ÈRA la còrda s rump , se è troppo tesa, anche la corda si rompe (Vicosoprano [2]), at fatt da marivéa ca ié sun chilò èr ié? , ti meravigli che sia qui anch’io? (SopraP. [3]), èr lur i n’ann ebónda , anche loro ne hanno abbastanza (Stampa [4]). – In proposizioni concessive: èr ca truna, nu l plövmía! , benché tuoni, non piove! (SopraP. [5]), gé crégh ca sa gé véss ün dí èr da pèrdar tütt lamemòria, scí vargótt da quéla gran lüsgiór rastará ént al mé dadént , credo che se pure io dovessi un giorno perdere completamente lamemoria, qualcosa di quel grande splendore re- sterebbe lo stesso dentro di me (SopraP. [6]). 2. Composti gnèr cong. Neanche, nemmeno (Breg.). Par nagótt gnèr i can numénan la cúa , per nien- te nemmeno i cani agitano la coda: nessuno fa nulla disinteressatamente (Vicosoprano [7]). La voce va indubbiamente considerata assieme agli eng. eir , soprasilv. era ‘anche’ [8], mentre il sin. livign. è(e) , che solitamente viene loro affiancato, sarà piuttosto da ricondurre aun suono elementare [9]. L’origine delle forme romance è tuttora discussa. Nel suo commento risalente al 1971, il Dicziunari rumantsch grischun [10] dubita in primo luogo che eir , era siano connessi eti- mologicamente con i prov. ara , era ‘adesso, ora’ e con il rum. iară ‘di nuovo, nuovamente’, come si è a lungo sostenuto [11]; la riserva appare motivata, se si condi- dera che nemmeno i termini presi a confronto sembra- no condividere la stessa base ( ara riflette un nesso Hā HōRA ed era un Eā HōRA ; il termine rum. è invece di- chiarato, almeno da alcuni, di origine sconosciuta [12]). In secondo luogo, mette in luce la proposta dell’etimo ēA Rē ‘quindi’ avanzata da Gauchat per gli a. fr. gieres ‘id.’, sv.rom. džir ‘anche’ (Neuchâtel) [13], e si limita a ricordare che P. Högberg ha successivamente postu- lato lo stesso nesso quale punto di partenza per i dati romanci [14]. Le opere lessicografiche successive al DRG non si rifanno però alla proposta di Högberg [15] e preferiscono richiamarsi alla base * ERA ‘anche’ rico- struita da Meyer-Lübke [16], benché la sua genesi [17] rimanga piuttosto oscura. Non risulta essere stato ri- preso da altri lo spunto di Salvioni che, ragionando di forme cadorine e gard., si chiede di passata se alla base del grig. er non vi possa essere il lat. ĭTERUM ‘di nuovo’ [18], voce con scarsissimi continuatori romanzi [19]; rimasta allo stadio di domanda [20], l’ipotesi pone pro- blemi di ordine fon., già intravisti dallo stesso Salvioni. – Nel comp. si riconosce l’esito locale della cong. lat. NĕC ‘né’ [21]. B i b l.: AIS 8.1549. [1] R INALDI , RH 100.147. [2] M AURIZIO , Tell 44. [3] G IACOMETTI , Ragord 50. [4] AIS 7.1253-1254 P. 46. [5] G IACOMETTI 88, cfr. G IACOMETTI , Gramm. 110. [6] G IA - COMETTI , Cläv 102. [7] M AURIZIO , Clavenna 9.160. [8] DRG 5.557. [9] DELT 1.1057. [10] DRG 5.560. [11] V. M-L, RG 3.495, S CHUCHARDT , ZRPh. 15.240-241. [12] FEW 4.477; DEx 410 (in precedenza, C IORăNESCU 411 riportava invece la spiegazione tradizionale). [13] G AU - CHAT , BGl. 7.52; cfr. GPSR 5.803. [14] H öGBERG , AnSR 44.29. [15] HR 1.300, D ECURTINS , Niev voc.sursilv. 351. [16] REW 2886. [17] V. M-L, RG 3.495a. [18] S ALVIONI , ID 14.87, Scritti 4.343. [19] Cfr. S ALVIONI -F ARé , Postille 4557. [20] V. REW4557. [21] Cfr. D ECURTINS , Niev voc. sursilv. 670,672. Gianettoni Grassi ÈRA 1 (ra) s.f. e m. Erre, lettera dell’alfabeto. V a r.: èr , èra , ère . 1. Quii d’Arann i gh’a na ère francésa e vüna ammò püssée fòrta a r’ò sentüda in val Bregaia , quelli di Aranno hanno una erre francese e una [erre] ancora piùmarcata l’ho sentita in valle Bre- gaglia (Comano) [1]. 2. Usanze, credenze 2.1. A Isone e nel circolo di Mesocco si diceva che, nei giorni con la erre, ovvero di martedí ‘mar- tedì’, mercoldí ‘mercoledì’ e venerdí ‘venerdì’, fosse opportuno evitare di svolgere alcune attività [2]: ó semnóu anchéi la raviscia perchè l’è sabot, anch lunedí e giovedí el saría bón semnala perchè i gh’a miga èra e alóra la végn pciussé dólza , ho seminato oggi le rape perché è sabato, anche lunedì e giovedì sarebbe opportuno seminarle perché non hanno la erre e allora crescono più dolci (Soazza); a Isone si riteneva che di martedì non bisognasse tagliare gli alberi perché il loro legno si sarebbe guastato [3]. –Ai giorni che contengono una erre si riferisce anche il detto di Brusio: al vént da l’èr al düra òtt dí , il vento della erre [= che prende avvio in un giorno contenente tale lettera] dura otto giorni. 2.2. Alcune prescrizioni alimentari sono incen- trate sui mesi con la lettera erre: ul péss l’è sémpru bón ni més cun dénta l’ère , il pesce è sempre buono nei mesi che contengono la erre (circ. Carona, Ceresio [4]). 3. Locuzioni, modi di dire, indovinelli 3.1. Parlèe in r’èra (Olivone), parlè sü n l’èra (Castasegna), ... cun èra (Soglio), tocaa ént i l’ère (Broglio) o anche badefè in l’èra (Rossura), rescaa in der èra (Sonogno), parlare, toccare, farfugliare, raschiare nella erre: parlare articolando la erre in modo diverso rispetto alla pronuncia corrente; – parlá in èra (Stabio), tucaa in l’èra (Gordevio), parlare in modo lezioso. 3.2. Parlá in èr , parlare intercalando a ogni sil- laba una sillaba composta della consonante erre
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