Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana
146 ÈRA ÈRA rilevata anche in alcune altre località ticinesi e moesane, talvolta in alternanza alla trebbiatura in un ambiente chiuso. 1.1.1. Nelle valli di Blenio e Leventina si usava trebbiare ai piedi della rascana , l’impalcatura li- gnea su cui erano stati posti i covoni di segale a ultimare la maturazione e a essiccare; cfr. il doc. «de tercia parte unius ere batiture cum rescana una» (Olivone 1254 [5]). Si trebbiavano i cereali su una superficie in terra battuta o su un prato fal- ciato rasoterra: fè éira , fare aia: falciare l’erba del- l’aia la vigilia del giorno della trebbiatura (Quinto), querciá r’éira , coprire l’aia: con paglia o altro ma- teriale affinché durante la notte non si inumidisca (Leontica); a Olivone si trebbiava nel tardo autun- no sul terreno indurito dal gelo [6]. Lo spiazzo ve- niva talvolta coperto con teli di tessitura casalinga, lenzuoli o sacchi per facilitare la raccolta dei chic- chi: par batt a gh’èran int l’éire, che l’ère pròpi m béll pian; e metèan sgiú i quèrt da l’èire , per treb- biare avevano l’aia, che era propriounbel pianoro; e mettevano giù i teli da aia (Sobrio [7]); a Calpio- gna ul quertónded l’éra , il telone dell’aia, misurava circa diecimetri per quattro e veniva tenuto fermo con dei chiodi infissi nel terreno. I teli a volte co- privano l’intera superficie dell’aia, altre solo le fa- sce laterali: se gh’èren míe tucc i quèrt asséi, ul viál pròpi ndè ch’a batèvan sú a l lasciavan libru. Dumá che, prima da mètt sgiú la paia, a ciapavan na falc e rasavan sú tutt. Uvegnée cumpágnmé chí, ul terén. Alóra lí èran sicúr che nnavamíe dedbiavaperdudi , se non avevano abbastanza teli, lo spazio dove pro- priamente battevano lo lasciavano libero. Soltan- to che, prima di disporre la segale, prendevano la falce e rasavano tutto. Il terreno diventava così [= liscio come questo tavolo]. Allora lì erano sicuri che non ne andava perduta di segale (Sobrio [8]). Nella ventosa val Malvaglia, oltre alle pezze stese al suolo, si appendeva un telo che fungeva da fran- givento a una corda tesa fra i montanti delle ra- scane : ai quatru da matina gh naséa saltè fò du löcc. E praparè tütt ara séira prima: i lanzi par mètt sgi par tèra, cüi da tachè s davanti, r’altüra, ch’i ra ciamèva, e inciudái tütt , alle quattro di mat- tina bisognava saltare fuori dal letto. E preparare tutto la sera prima: i teli damettere per terra, quel- li da appendere davanti, l’ altüra , come la chia- mavano, e inchiodarli tutti (Malvaglia [9]). Per mètt sgi r’áira , predisporre l’aia (Olivone), si get- tavano i covoni dall’intelaiatura e si disponevano Fig. 23. Sobrio, 1920: trebbiatura della segale sull’aia ai piedi delle rascane (CDE, Fondo Erminio Solari; fot. E. Solari).
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTA1MTg=