Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

149 ÈRA ÈRA el gran; chí nscí da nügn l’è miga um lucál facc s apòsta per batt el gran, ma d’urdinari l’è ne stanza disabitada e antica , l’aia è una stanza con il pavi- mento privo di fessure dove si batte il grano; qui danoi nonè un locale costruito apposta per battere il grano, ma solitamente è una stanza inutilizzata e antica (S. Antonio); a Origlio si usava come aia una stanza temporaneamente sgomberata del suo arredo all’internodella quale ragazzi e ragazze cal- pestavano le pannocchie di panico per sgranarle ballandovi sopra [28]. L’uso di trebbiare in casa di- pendeva in alcuni casi dalla disponibilità di strut- ture e cereali: a Vira-Mezzovico si servivano di un locale della propria abitazione i piccoli proprietari chenondisponevanonédi grandi quantitàdi grano, né di unapposito edificio incui trebbiarlo (v. al par. 1.2.1.); a Muggio, come annota il corrispondente per il VSI nei primi decenni del Novecento, «quel poco grano che si raccoglie in questo paese lo si batte in un locale qualunque della casa d’abitazio- ne; vi sono però dei luoghi, si chiamano tutt’oggi lèra , ove nei tempi passati battevano il grano». Alla trebbiatura potevano essere provvisoria- mente adibiti anche un corridoio, un’anticamera, la cucina oppure la stalla: aMinusio, per esempio, come riferisce l’informatore locale, «il grano, se- gale o frumento, si batteva in una stalla, [d]alla quale venivanomomentaneamente allontanate le bovine; chi non possedeva [la] stalla batteva il gra- no in una stanza; siccome l’operazione veniva ul- timata in un giorno, si portavano nel corridoio od all’aperto i letti e gli altri mobili e rimessi al loro posto alla sera». 1.2.3. In Vallemaggia, nel Locarnese, in parti- colare in valle Verzasca, in alcune località del Lu- ganese e a Soglio è documentata la consuetudine di trebbiare nel sottotetto, il cui pavimento poteva essere stato levigato con uno spesso strato di cal- cestruzzo [29], o sulla loggia (v. inparticolare anche dirón alla voce  déi , par. 4., solée , lòbia ) [30]. A Sonogno, per esempio, si trebbiavano i cereali, in genere inquantità limitata, principalmente nel so- laio aperto della casa ( scima ): prima i covoni venivano battuti sopra un’asse e poi, stando in gi- nocchio, venivano percossi con un bastone lungo circa sessanta centimetri [31]. 1.2.4. Nelle valli Bregaglia e Poschiavo si treb- biava in uno spazio all’interno del fienile [32]: a Soglio l’èira da fè fòra al grènn , l’aia per trebbiare il grano, era un angolo di tale costruzione con il pavimento di assi connesse in modo da formare una superficie liscia senza fessure e le cui pareti, durante l’attività, venivano tappezzate con delle coperte [33]; a Stampa essa si estendeva su tutta la lunghezza del fienile e vi occupava una super- ficie centrale e stretta. Anche nel Poschiavino si battevano i cereali in un lungo spazio all’interno del fienile con il pavimento di lastre di pietra unite l’una all’altra da fughe colmate di cemento o, più spesso, di grosse assi di larice piallate e ben con- giunte [34]: i covoni si buttavano dal soppalco nel quale erano stati posti a essiccare (già durante l’im- patto con il pavimentomolti chicchi fuoriuscivano dalla spiga) e poi si battevano, in genere, con il cor- reggiato [35]; tra un raccolto e l’altro il vano per trebbiare veniva utilizzato come rimessa [36]. Fig. 26. Pianta di una casa di Bedigliora, originaria- mente una dimora padronale, visitata il primo d’ago- sto del 1892 dall’etnografo J. Hunziker (da H UNZIKER 2.104, fig. 85): «nel locale chiamato èra », annota il ri- cercatore, «diverse donne, sedute sul pavimento, treb- biavano la segale con il bastone». Fig. 27. Costruzione utilitaria a Bidogno: al pianterre- no si trova la stalla, al primo piano il fienile, all’ultimo il granaio e lo spazio per la trebbiatura (da G SCHWEND , Casa rur. 2.201 dis. 562). 1. soggiorno 2. cucina 3. sala 4. granaio 5. èra 6. portico 1 4 5 2 3 3 6

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