Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

174 ERBéTA ERBÍN state cotte nell’acqua salata insieme a quelle di ta- rassaco, possono essere arrostite con l’aggiunta di uva e formaggio oppure gratinate al forno; a Me- lide, le cimette di silene venivano cucinate come spinaci [6]. 2.2. In Bregaglia, vivanda a base di spinaci ta- gliati finemente e cotti con brodo e burro; a Bon- do, ad es., l’ erbéta è costituita di bietole da coste, spinaci e spinaci selvatici, bolliti e poi rosolati in burro e farina, o anche nella panna, e mangiati con la carne. – A Soglio, mangime per le galline a base di foglie di spinaci selvatici e di ortica [7]. 2.3. Al plurale, cicoria (Isone), lattuga (Gorde- vio), varietà di insalata non meglio identificata (Russo). Il termine è ben diffuso nei dialetti it. sett. per indi- care la bietola o la barbabietola: v. ad es. i mil. erbètt , bol. arbätt , ampezz. arbéta , venez. erbète , garden. arbete , jarbete , triest. arbeta [8]. – Sebbene sia interessante l’i- potesi di un’evoluzione dal lat. tardo * HĕRBA BēTA ‘bie- tola’ per aplologia (l’ulteriore sviluppo semantico a ‘spi- nacio’, che del resto è anche dell’it. bieta ‘bietola; spinacio’, sarebbe sorto per influsso del lat. BLĭTUM ‘spi- nacio’) [9], lamancata lenizione della - T - richiederebbe almeno l’intervento secondario del suff. - ĭTTA . Un’al- ternativa, formalmente più economica, potrebbe essere una derivazione da  èrba ‘erba’ con l’aggiunta del- l’esito del suff. - ĭTTA [10]. Dal punto di vista semantico, essa potrebbe fondarsi sul fatto che in alcune località l’ erbèta indica chiaramente la varietà di bietola da taglio (detta anche da erbucce oda foglie), di cui si consumano di norma le foglie tenere e dal sapore delicato, distinta dalla bietola da coste, con foglie più croccanti e consi- stenti; così si legge anche inun trattato agrario del 1811: «in Italia noi facciamo uso delle foglie della bietola delle erbucce e poco dai più curansi i gambi e le grosse nervature delle foglie, che non si apprestano che per frittura. [...] Per noi torna, onde averle più delicate, il tagliarle quando all’incirca le foglie sono giunte alla metà della loro larghezza ordinaria» [11]; inun secondo tempo, il term. si sarebbe poi esteso anche alla bietola da coste. In questa direzione parrebbero andare pure altre voci dial. designanti la bietola, quali il veron. er- besine e il friul. jerbucis , entrambi diminutivi di HĕRBA ‘erba’, ma anche il gallorom. erboulat (Languedoc) [12]. L’ulteriore sviluppo semantico verso i sensi di ‘spinacio’ e ‘silene’ (par. 2.1.) potrebbe essere legato allamaniera simile di cucinare tali verdure (oltre ai dati raccolti nella SvIt. al par. 1. e 2.1., sempre nel trattato ottocentesco già citato si legge che della «bieta massima svizzera», ossia bietola a coste, «le foglie che divengono larghis- sime, colgonsi più volte nell’estate e mangiansi come gli spinaci» [13]), ma sarà stato favorito anche dalla presenza nei dial. della SvIt. di èrba nel senso di ‘ver- dura’ (par. 2.7.); a quest’ultima accezione si rifanno forse anche i sensi di ‘cicoria’ e ‘lattuga’ di Isone e Gor- devio (par. 2.3.), ma si tenga presente anche il valore scherzoso di  èrba ‘insalata’ (par. 2.8.). B i b l.: C HERUB . 2.65. [1] R AVEGLIA 68. [2] G EERTS , Enquête 45. [3] A NA - STASIA , Diario 1.163. [4] AIS 7.1362 P. 73. [5] P ASSARDI 110. [6] O RTELLI T ARONI , Melide 205. [7] S CHAAD , Breg. 139. [8] REW 1064, S ALVIONI -F ARé , Postille 1064, C HE - RUB . 2.65, B OERIO 2 254, Nuovo Pirona 2 482 s.v. jàrbe-rà- ve , EWD 3.165, D ORIA 34, U NGARELLI 17. [9] REW1064, EWD 3.165, DEEG 542. [10] Cfr. S ALVIONI -F ARé , Po- stille 1064. [11] R E , Ortolano 2.46-47. [12] P ENZIG , Flo- ra 1.68, R IGOBELLO 176, Nuovo Pirona 2 484, FEW 4.408a. [13] R E , Ortolano 2.47. Genasci ERBÍN (erbí) s.m. Veratro, Veratrum album L. (Rossa). Potrebbe trattarsi dell’agg. ALBīNU ( M ) ‘bianchiccio’, registratonel lat. tardo, che tra l’altro passa a designare, nell’opera del medico Dioscoride, anche una specie di erba [1]; deriv. dal lat. ALBUS ‘bianco’ riemergono anche Fig. 32. Piante di veratro, Veratrum album L., con i lo- ro fiori biancastri (fot. S. Mangili).

RkJQdWJsaXNoZXIy MTA1MTg=