Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana
178 EREDITÁ EREMITA Anche con valore allargato di ‘figlia unica, uni- ca ereditiera’: l’a maridáo una réita , ha sposato una figlia unica (Menzonio), l’è réita, l pá l’è vécc, grepáo lüi, t’è á e tècc , è unica ereditiera, il padre è vecchio, morto lui, hai casa e stalla: sposandola (Cavergno [1]); – sempre a Cavergno più generi- camente nel senso di ‘ragazza da marito che non ha fratelli’: gli èra dò réit , erano due ragazze senza fratelli. – Qui anche il doc. « Reita » attestato nel Settecento come soprannome di alcuni membri della famiglia Pfiffer di Prato Sornico [2]. reitóm s.m. Figlio unico già adulto e non anco- ra sposato (Cavergno [3]). Voce semidotta, dal lat. HEREDITāRE ‘ereditare’, pe- netrata attraverso il linguaggio giuridico-notarile, con probabile mediazione anche dell’it. ereditare [4]. – La presenza della dentale sorda nei deriv. (par. 2.) depone a favore della loro collocazione sotto il presente lem- ma. – L’uscita del deriv. reditáura di Leontica riflette il suff. - ABILE ( M ), presente anche nei sinonimi sopras. artavel , eng. iertavel ecc. [5]. – I Mat. VSI documenta- no a Palagnedra un ulteriore deriv. in veste it. ereditri- ce ‘ereditiera’, che trova un immediato riscontro in una lettera inviata dalla California nel 1904 da un emi- grante di Certara: «aspetava poi una fenitiva di quella causa cola reditricie del fu Mengone» [6]. B i b l.: C HERUB . 2.71, 4.25, 5.60. [1] M AGISTRINI , Testi 60. [2] Cfr. RTT Prato Sornico 261 e n. 49. [3] S ALVIONI , ID 13.43, Scritti 1.507. [4] REW 4113, S ALVIONI -F ARé , Postille 4113, N IERMEyER 1.635, DEI 2.1515, DELI 2 529, DVT 356, DEEG 1103, DELT 1.1074. [5] V. DRG 8.172-174. [6] C HEDA , Ca- lifornia 2.482. Galfetti ereditina ereditá 2 EREMITA (eremíta) s.m. Eremita. V a r.: eremita ; elemitro (Vaglio), eremite (Sementi- na), eremiti (Chironico), eremitt (Cimadera), remita (Osco, Linescio, Crana, Palagnedra, Intragna,Minusio, Caviano, Sonvico, Gandria, Rovio,Mendrisio, Balerna), remite (Gerra Gamb.), remitor (Montagnola, Sonvico), remitt (Montecarasso, Carasso, Cimadera), remitul (Iso- ne), remitur (Sementina, Comano, Lamone, Davesco- Soragno, Viganello), romita (Leontica, Dalpe, Intragna, S. Abbondio, Vairano, Soazza), romite (Gerra Gamb.), romitur (Viganello). 1. Mí cunussévi unpòTòni Pludèll, eremita famús, nóma öss e pèll , io conoscevo un poco Toni Pludel, noto eremita, tutto pelle e ossa (Poschiavo [1]), l’è nai in d’una boschina, indóva l’a trovaa n remita , è andato inuna foresta, dove ha incontrato un ere- mita: in un racconto (Rovio [2]). Tra i piùnoti e antichi anacoreti vissuti inTicino va ricordato il Beato Manfredo da Settala, vissuto tra il xII e il xIII secolo: a vivéva sül Mónt san Giòrg un eremita milanés , viveva sul Monte S. Giorgio un eremitamilanese (Riva S. Vitale [3]), v. beát . Si segnala inoltre che dal Seicento inpoi la custodia di santuari e oratori era assegnata su mandato a dei responsabili che prendevano il nome di «ere- miti». Essi dimoravano solitamente in un piccolo romitorio ubicato nelle adiacenze dell’edificio sa- cro con l’incarico di mantenere in ordine e pulito il luogo di culto, suonare la campana in occasione di forti temporali, prestare servizio in chiesa nei giorni di processione, e inoltre fare questue nei tempi fissati raccogliendo elemosine e offerte in natura a beneficio della chiesa, che consegnavano direttamente al parroco o al sindaco del paese, ot- tenendone un compenso proporzionale [4]. Tra questi si ricorda il marchese di origini forlivensi Ottavio Albicini (1753-1832), nominato eremita dell’oratorio di S. Bernardo sopraComano, che as- surse a una certa notorietà, anche come predica- tore [5]. 2. Paragoni, traslati 2.1. L’è comè un romita , è come un eremita: di chi conduce vita appartata, solitaria, spartana (S. Abbondio), véss un remita , essere un solitario (Osco), faa el remitur, fare l’eremita (Sementina), faa vita da remita , vivere da eremita (Palegnedra): condurre vita appartata; – pacifigh cumè n remitur , tranquillo come un eremita (Davesco-Soragno). 2.2. A Montecarasso e Carasso il termine assu- me anche il significato di ‘zio celibe’. 3. Modi di dire Ul diavul al sa fa remitur , il diavolo si fa eremi- ta: frase con cui si commenta il ravvedimento di uno scellerato quando cambia vita o compie delle opere buone (Viganello). 4. Toponimi Técc da l’eremita , stalla, edificio rustico (Calo- nico), Funtanín dar remitur , sorgente perenne nel bosco (Comano), Camp de l’eremita , monte mag- gengo, Splagiade l’eremita , pendio prativo, Remitt , pascolo, Remita , monte maggengo (Brusio) [6]. Dal lat. tardo ( V sec.) EREMīTA ‘eremita’ [7]. – Sono metaplastiche le var. eremitt , remitt e remitul ( remitor , - ur , romitur dove - L - si rotacizza regolarmente) con suff. atono lat. ULU [8]; a un * eremitor risale elemitro di Va- glio, con uscita riallineata sulla serie di altro , véntro , quatro ecc. ‘altro, ventre, quattro’ e dissimilazione di
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