Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana
185 ERPIGÁ ERPIGÁ 3.2. Portare con sé, arraffare, prendere (circ. Balerna): al repéga a cá tütt , trascina tutto a casa: di arraffone (Chiasso), la vör repegala a cá lée , vuole portarsela a casa lei: impossessarsene (Ba- lerna); a ga repéghi vía tanta da quéla ròba! , le porto via tanta di quella roba! (Balerna). – Come espressione di minaccia: guarda che ta repéghi! , guarda che ti piglio!: vengo a prenderti e ti trasci- no fin qua (Balerna). 3.3. Come verbo pronominale intransitivo: pal stremizzi al sa repegava in gata da l’óltra part , per lo spavento si trascinava carponi dall’altra parte (Mendrisio [3]), repegass adré , trascinarsi, arran- care, camminare a fatica (Gravesano, Mendrisio), tirare avanti, cavarsela, campare (Mendrisio). 4. Derivati érpiga , erpiga (Poschiavo), rápega (Balerna), repéga (Mendr.) s.f. 1. Erpice. – 2. Persona mole- sta, noiosa (Mendr.). erpigadüra (Gordevio), erpesadüra (Dalpe), er- pesedüra (Giornico), erpisadüra (Viganello), ra- pegadüra (Cabbio), repegadüra (Riva S. Vitale) s.f. Erpicatura. èrpigh (Camorino, Carasso, Lodrino, Giornico, Maggia, Gordevio), érpas (Mendr.), èrpas (Giorni- co, Dalpe, Airolo, Gravesano, Mendr., Posch.), èr- pegh (GerraGamb., Pura, Gandria), érpes (Cabbio), èrpes (Robasacco, Cimadera, Viganello, Arogno, Ligornetto, Cabbio), èrpig (Sementina, Menzonio, Mergoscia, Gandria), èrpi (Gudo), érpigas , èrpigas (Poschiavo), èrpis (Viganello, Grancia) s.m. 1. Er- pice. – 2. Persona svogliata, inconcludente, buono a nulla (Dalpe, Gerra Gamb., Pura, Viganello, Sta- bio, Balerna, Chiasso); poco di buono, mascalzone (Airolo [4]). – 3. Individuo risoluto, tenace (Po- schiavo). – 4. Persona scontrosa, schiva (Grancia). 1. Con il termine viene designato sia l’attrezzo agricolo usato per frantumare, smuovere, spiana- re e liberare dalle erbacce la terra rivoltata dall’a- ratro, sia quello utilizzato in primavera, prima dellamondatura dei prati, per sbriciolare i residui di letame secco rimasti sul fondo e per rimuovere l’erba secca dal terreno. Gli erpici di tipo tradizio- nale, a trazione animale, consistevano in un gra- ticcio di legno o di ferro munito di denti, oppure in una pesante struttura a grosse maglie di ferro dotate di uncini, o ancora in un semplice telaio rettangolare di legno, attraversato da uno o due listoni, entro i quali erano alloggiate e assicurate delle frasche, su cui venivano posti dei sassi o si posizionava il contadino (spesso anche un bam- bino) a fare da peso per accrescerne l’attrito sul terreno [5]. Questo tipo di erpice rudimentale, che può assumere anche altre denominazioni, era impiegato in particolare nell’erpicatura pri- maverile dei prati. – A Viganello entra nel para- gone, véss cumè ur èrpis , essere come l’erpice: di persona inconcludente o di un buono a nulla. repegaa s.m. Erpice (Mendr.). repegada s.f. Pianta o ceppaia di faggio ceduo che, tagliata o divelta, può essere trascinata age- volmente (Mendr.). repeghéta s.f. Erpice, in particolare quello fat- to di frasche, usato in primavera per erpicare i prati e frantumare il letame non ancora disciolto (Mendr.). repeghétt s.m. Erpice (Morbio Inf.). repegóna s.f. Donna, ragazza avida, arraffona (Balerna). Dal lat. volg. * HIRPICāRE ‘erpicare’ [6]; le forme er- pesá , -è sono denominali ricavati dalle var. èrpas , -es del deriv. èrpigh ‘erpice’ (par. 4.), le quali rappresentano molto probabilm. degli svolgimenti dell’it. erpice , anche se il doc. «uno herpes di denti di ferro» (Balerna 1553 [7]) potrebbe far pensare, per antichità di attestazione, a una continuazione diretta dal lat. tardo HĕRPICE ( M ) ‘id.’ [8]; va tuttavia rilevato che la maggior parte dei corrispondenti del VSI è concorde nell’affermare che il termine, sebbene conosciuto, è poco usato, essendo estraneo al lessico agricolo autoctono; ciò si deve al fatto che la configurazione del suolo e l’estrema par- cellazione delle superfici agricole all’epoca delle in- chieste originali del VSI consentivano per lo più la col- tivazione di soli piccoli appezzamenti, i quali venivano solitamente vangati o, se arati, sarchiati e spianati poi manualmente con l’ausilio di zappe o rastrelli, renden- do piuttosto inadatto l’uso dell’erpice. – Le var. sottoc. rapegá , repegá , -aa e rispettivi derivati presentano me- tatesi di r . – Lo spostamento d’accento nella var. posch. erpiga di èrpiga ‘erpice’ (par. 4.) è di natura analogica [9]. Il deriv. repegaa è forse formato con il suff. - āLE . Fig. 35. Erpice di legno e ferro impiegato nel Poschia- vino (da T OGNINA , Posch. fot. 29).
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