Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

234 fACC fACC 3. Soprattutto al plurale, in unione con un aggettivo possessivo, questione personale, affare privato: l’é ün facc ca nu t riguarda!, è una questione che non ti riguarda! (SopraP. [13]), intrigat in di tò facc!, impicciati degli affari tuoi! (Osogna), al gh’a cò al sö mesté e ai facc s, è capace nel suo mestiere e nei propri affari (Sonvico). 4. In unione con un aggettivo possessivo e con valore collettivo, sostanza, proprietà, patrimonio, beni propri: l’a mangiò fòre tutt or facc s a r’ostaríe, ha dilapidato tutto il suo patrimonio all’osteria (Breno [14]), le gh’a del fa s, l’a mía besgn da fass mantignii da nissǘm, ha beni propri, non ha bisogno di farsi mantenere da nessuno (Sonogno [15]), l’é da móstro sanza, véss nian piǘ padrói del fa s, è terribile però, non essere neanche più padroni della propria roba (Sonogno [16]), büs’gna fè caritá col s e mía col fècc di áutri, bisogna fare l’elemosina con il proprio avere e non con quello degli altri (Giornico), a mangi dal fatt mè, mangio [= consumo] il frutto delle mie fatiche (Locarno); a Olivone, chi viene preso in giro per la statura bassa ribatte: söm grand assèe par maièe ul fatt mè, sono grande abbastanza permangiare il fatto mio. 5. Altri significati 5.1. ACavergno, comportamento, condotta, atteggiamento: u i a un fècc ch’a m pièsg mía, ha un comportamento che non mi piace. 5.2. Sempre a Cavergno, oggetto, aggeggio. 5.3. ABrione Verz., el fècc, la fatta, lo sterco della selvaggina. 6. Locuzioni, modi di dire 6.1. Locuzioni sostantivali Amís di facc fai (Pedrinate), parént di facc fai (Balerna), amico/ parente dei lavori fatti: lazzarone, scansafatiche. 6.2. Locuzioni aggettivali e avverbiali 6.2.1. (In) sül facc, sul fatto, in fallo, in flagrante: ciapá n sül facc, prendere in fallo (rovio), a i ò dugiò el ladru sul facc, ho adocchiato il ladro sul fatto (ronco s. Ascona). 6.2.2. Nell’Onsernone, al fècc, al fatto, adatto, confacente, esperto, competente: l’è un óm ch’a se n’inténd, l’è al fècc, è un uomo che se ne intende [di bestie], è esperto (Comologno). – Doc.: «ab - biamo pure raccomandato la facenda al signor Bunds landama d’Otto, essendo al fatto[= al corrente] di tutto» (Soazza 1819 [17]). 6.2.3. Ala/ in fin di facc, alla/ in fine dei fatti, in conclusione, tutto sommato: in fin di facc s’è p vist che gh’éva resún mí, in conclusione si è poi constatato che avevo ragione io (Mendrisio). 6.2.4. In Verzasca, adré (a) fècc, dietro (a) fatto, di seguito, manmano: nèe adré fècc, andare dietro a [ciò che è stato] fatto: completare il lavoro man mano che procede (Brione Verz. [18]), tòo adré fécc, prendere man mano (Sonogno [19]). 6.2.5. In forma italianizzata, entra in alcune espressioni con il valore di ‘il fatto/ la questione è che’: ciámai p cavalér, ciámai p bigatt, ur fatu r’è che da chí a quai ann i savará gnanca piǘ ch’i gh’è, chiamali poi cavalér, chiamali poi bigatt, il fatto è che tra qualche anno non sapranno neanche più che esistono: riferendosi ai bachi da seta (Grancia); –«e nvéce da dii canaglia ... i disc canaia» ... «fato sta ch l’é miga giüst, nò», «e invece di dire canaglia [= bambini] dicono canaia» «fatto sta che non è corretto, no» (Iragna [20]), o par che r’üm l’a fécc per schèrz e r’alt o r’a ciapada tröpp sol séri, fato sta che ... i é feníd in tribünál, pare che uno abbia agito per scherzo e l’altro l’abbia presa troppo sul serio, fatto sta che sonofiniti in tribunale (Sonogno [21]); gioca con il significato di tustá ‘tostare’ l’espressione tantu l’é, fatu sta ca l’é cafè, tanto è [= questo è quanto], fatto sta che è caffè: commento posto a conclusione di un discorso o di un’argomentazione (Poschiavo [22]); – i s’an nava ... a cargâss ad pâcch ...; fato si è che tânti vólt i gh’éva lâ na muntunada d pâcch, se ne andavano a caricarsi di pacchi; fatto sta che tante volte avevano con sé una gran quantità di pacchi (Leontica [23]). 6.3. Locuzioni verbali 6.3.1. Entra in diverse locuzioni in unione con un aggettivo possessivo: â, né pal fâcc vöss, a n gh’âm gnanch damangiá nói!, ah, andatevene per il fatto vostro [= via], non ne abbiamo neanche noi [a sufficienza] da mangiare!: risposta ai bambini che facevano la questua di capodanno (Aquila [24]), nèe pai facc söö, andarsene per i fatti propri: da solo (Gerra Gamb.), faa i fècc söi, fare i fatti propri: stare da solo (Cavergno); – tegní i öcc pal fatt s, tenere gli occhi per il fatto proprio: occuparsi delle proprie cose (Chironico); – fá i facc s, fare i fatti propri, occuparsi dei propri affari, non immischiarsi (generalm.); – u fa bén i fai s, fa bene i suoi interessi (ronco s. Ascona); – a gh’è nu ròba che fa tricch e tracch, la fó naa inanz e indrè fin che la fa al fatumè, c’è una cosa che fa tric trac, la spingo avanti e indietro finché fa il fatto mio [= mi soddisfa]: in un indovinello con allusione oscena, che ha come soluzione la chiave (ArbedoCastione [25]), i ò dicc u fècc s, gli ho detto il fatto suo: quello che si meritava (Airolo [26]); – l’a quistóu el facc sò, ha ricevuto il fatto suo: si è preso quello che si meritava (Soazza); – rénd ul fatt sò, rendere il fatto suo: vendicarsi (torricella-taverne); – savè el fa s, sapere il fatto proprio: essere avveduto, esperto (Cugnasco), sart che sa l fatu sò,

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